Aaron Taylor-Johnson

Giovane, attraente e talentuoso Aaron Taylor-Johnson  incarna perfettamente l’attore di successo della sua generazione.  Noto al grande pubblico per il ruolo di Kick-Ass nell’omonimo  film e Quicksilver in Avengers: Age of Ultron,  ha al suo attivo pellicole del calibro di Nowhere Boy dove interpreta John Lennon, Le belve di Oliver Stone, Anna Karenina, Godzilla  e non da ultima la sua performance di Ray Marcus nel thriller Animali notturni di Tom Ford che gli è valsa nel 2017 un Golden Globe  come migliore attore non protagonista e una nomination ai BAFTA. Nella magica Piazza Grande di Locarno, la prima notte del Film Festival  si è aperta con Bullet Train un film di David Letich,  dove l’attore inglese è il killer Tangerine e viene celebrato  tra gli applausi di un pubblico numerosissimo con l’Excellence Award Davide Campari  per il suo contributo indiscusso al cinema contemporaneo.

Un artista brillante che ha dimostrato di essere capace di parlare con chiunque e di saltare da un genere all’altro con un’abilità straordinaria, mettendosi costantemente alla prova. Come nasce il tuo desiderio di diventare un attore?

Prima di tutto tengo a dire che sono onorato di essere qui al Locarno Film Festival e aver ricevuto un Premio destinato ad attori capaci di guardare al futuro con intraprendenza e grande abilità comunicativa. Mi ha emozionato stare sul palco e guardare la Piazza gremita sotto la luce della luna; pareva di stare su un set teatrale! Per arrivare alla tua domanda ho iniziato la mia carriera professionale quando avevo sei anni, il mio primo ruolo è stato in un film di Stephen Daldry…ma la domanda è da dove nasca questa voglia di recitare…quesito interessante! Penso di aver sempre avuto un’immaginazione sfrenata, spontanea già da quando ero piccolo; ero un bambino molto agitato e vitale, spesso i miei genitori mi rimproveravano proprio perché ero iperattivo. Ho fatto molte attività differenti come la ginnastica, il nuoto, le arti marziali e anche la danza. Ero un adolescente curioso con moltissimi amici, interessi e soprattutto tanta fantasia. Era qualcosa di ancora indefinito in me a quel tempo anche se stare sul palco mi divertiva, il pubblico non mi intimoriva affatto; ero più spaventato l’altra sera sul palco di Locarno con tutto quel pubblico! Ride. Diciamo che mi sono sempre sentito a mio agio in quel mondo, sia nei film che nelle pubblicità o durante i servizi fotografici.

Il tuo primo vero film?

Il mio primo vero film è stato Tom & Thomas – Un solo destino, diretto dalla regista olandese Esmé Lammers. Al tempo avevo dieci anni e da quel momento in qualche modo è cambiato tutto per me perché ho dovuto fare una scelta radicale. Facevo parte di una squadra di ginnastica e pensavo che fosse quella la mia strada, fu una scelta sofferta e determinante per la mia vita e naturalmente la carriera. Mia madre ripeteva che il lavoro era importante: quando mai avrei avuto un’altra occasione del genere? Interpretavo due gemelli, Tom e Thomas, e fu una grande impresa per me, un doppio ruolo che mi impegnò per oltre cinque mesi che trascorsi ad Amsterdam.  

È stata quel tipo di decisione, forse perché ero ancora molto giovane, a darmi la forza e il coraggio di fare scelte importanti anche più avanti nella mia vita, ho imparato a seguire il mio istinto; quando non ho ascoltato il mio intuito ho sempre sbagliato! Detto questo il film mi aprì molte porte e per un lungo periodo condussi una doppia vita, se così vogliamo dire, da un lato lavoravo come attore e dall’altro frequentavo la scuola e gli amici tentando di tener separate le due cose. Più avanti decisi che mi sarei dedicato esclusivamente alla recitazione.

Come abbiamo già detto hai interpretato molti ruoli, tanti progetti incredibili specie per un adolescente. Nel 2009 il tuo ruolo da protagonista in Nowhere Boy un film biografico incentrato sull’adolescenza di John Lennon per cui hai ricevuto il Premio Empire Award come miglior esordiente e sei stato nominato giovane attore britannico dell’anno dal Circolo Cinematografico Londinese. Un ruolo di grande responsabilità, cos’ha significato per te e per la tua carriera? 

Innanzitutto è stata una grande impresa mettersi nei panni di John Lennon, fino ad allora avevo sempre interpretato personaggi di fantasia, ma in questo caso è stato molto diverso. John Lennon è  una leggenda in tutto il mondo, anche per rispetto dei suoi fans ho dovuto studiare e documentarmi,  capire chi era come persona, al di là del personaggio noto al pubblico. Ho letto alcuni dei suoi libri, conoscere le storie di amici e parenti, mettere insieme un puzzle complesso anche viaggiando parecchio. 

Ho cercato di catturare la sua voce, sentire le note della sua chitarra, incarnare il suo spirito: chi era il giovane Lennon? “Bisogna imparare a sentire il profumo di un personaggio, annusare cosa esiste intorno a lui” mi diceva un grande regista, ho dovuto imparare a vivere nelle sue scarpe!

Il 2016 è stato un altro anno chiave per te con l’uscita di Animali Notturni di Tom Ford che ha riscosso un enorme successo e ti è valso un Golden Globe come miglior attore non protagonista e una nomination ai BAFTA. Come hai conosciuto Tom Ford e perché ti ha fortemente voluto per questo ruolo?

Onestamente non so dirti perché abbia pensato fossi giusto per interpretare il ruolo di uno stupratore psicopatico.. sorride scherzosamente. È stato tutto abbastanza veloce, l’ho conosciuto a cena insieme al suo defunto marito Richard Buckley, mi disse che gli piacevo e mi avrebbe voluto per il suo film. Non ho idea del perché pensasse che fosse il personaggio perfetto per me, onestamente non pensavo di poter fare quella parte ed ero un pò spaventato. D’altro canto è un regista incredibile e non avrei potuto rinunciare ad un’opportunità del genere. All’inizio è stato spaventoso, persino scoraggiante, non avevo un’idea di come far emergere questa oscurità, un personaggio imprevedibile, intimidatorio ma carismatico allo stesso tempo. Avevo bisogno di cambiare il mio punto di vista, studiare i serial killer, gli psicopatici ed entrare in contatto con i miei lati oscuri.  Sono diventato un po’ un animale notturno, ho dovuto in qualche modo stare lontano dalla mia famiglia e rinchiudermi in un motel, fuori il deserto, seguire una dieta un po’ tossica di sigarette e alcol per sentirmi un po’ sporco dentro. In questo modo ho compreso il fascino sinistro e la spavalderia attraente di queste persone inquietanti, il loro sguardo strano privo di qualunque empatia, vitreo. In particolare ricordo la scena più importante, tredici minuti in cui eravamo accostati sul ciglio della strada; abbiamo girato in due giorni, mille riprese che alla fine si sono trasformate in improvvisazioni in cui ogni volta facevo qualcosa di diverso per ottenere una nuova reazione. Sono cresciuto molto e ho capito l’importanza dei ruoli di supporto.

Bullet Train, il film di David Leitch presentato a Locarno in cui sei un killer, in coppia con Brian Tyree Henry, e perseguiti Brad Pitt nei panni di Ladybug. Com’è stata la tua esperienza sul treno proiettile, ti sei divertito o è solo un’impressione?

È stato indubbiamente divertente. Lavorare con Brad è entusiasmante perché è sempre gentile, disponibile e pronto a farsi una sana risata. Dopo tutti questi anni di carriera, seppur giovane, posso dire che ho collaborato con molti attori e professionisti e mi sono fatto un’idea di me stesso, anche nei rapporti con gli altri, potrei fare una sorta lista dei buoni e dei pessimi – ride! Brad Pitt è un attore leggendario, sempre sul set in orario, conosce tutte le sue battute ed è pronto a dare supporto a tutto il cast. Poi diciamo che abbiamo girato questo film proprio nel bel mezzo di una pandemia, voglio dire era che era desolante, c’era una grande nuvola scura incombente sul mondo e così abbiamo deciso di creare gioia e luce intorno a noi. Il mio personaggio “Tangerine” mi è piaciuto moltissimo e quando ho letto il copione per la prima volta ho riso a crepapelle! Nel film ha un fratello “Lemon” interpretato da Brian Tyree Henry con il quale si è creata una sintonia particolare;  ad un certo punto, con un pò di incoscienza da un lato e di fiducia dall’altro, abbiamo buttato via la sceneggiatura e improvvisato! Da quel momento David Leitch ha visto che stava succedendo qualcosa di speciale, si è tirato indietro, e ci ha dato spazio per continuare ad esplorare e scoprire i nostri personaggi. L’avventura non è iniziata con quello spirito, ma è finita così in modo semplicemente fantastico.

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Locarno Film Festival 3-13 agosto 2022

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Loretta Forelli

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