
E’ uno dei bresciani che più di altri ha saputo legare il suo nome alla Mille Miglia. Perchè Bruno Ferrari è insieme al bolognese Giuliano Canè l’unico esponente della “vecchia guardia” della regolarità ad aver vinto la corsa sia negli anni Novanta che negli anni Duemila. Un risultato di per sè eccezionale e difficilmente ripetibile ma che di fatto mette l’architetto di Roncadelle nel novero di coloro che hanno saputo scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della corsa più bella del mondo
Anche quest’anno Ferrari sarà al via sulla propria Bugatti T37 insieme al figlio Carlo, compagno di tantissime avventure su quattro ruote. Eppure il primo successo di Ferrari risale al 1995, ventisei edizioni addietro. “Ero quasi all’esordio e posso dire che per certi versi fu una sorpresa – ha avuto modo poi di ricordare – : vincemmo su una Abarth 750 Zagato e sinceramente pensavo di potermi anche ripetere invece ho dovuto attendere nel 2009 quando riuscimmo a vincere contro Luciano Viaro seppur per pochissimi punti. Una gioia enorme perchè vincere con mio figlio ha avuto un sapore speciale”.
Adesso lottare per il vertice è divenuto decisamente più difficile: l’elevato numero di prove e la nuova generazione di regolaristi hanno di fatto cambiato gli equilibri nelle zone alte della graduatoria. “Adesso è quasi impossibile – ha detto in passato Ferrari – : io li chiamo i “mostri”, nel senso buono del termine. Competere per la vittoria è molto più difficile, noi dobbiamo pensare a divertirci e a piazzarci meglio possibile. Una volta eravamo in quattro o cinque a giocarci il successo, adesso la competizione è più esasperata”.
Del resto per Bruno Ferrari la passione per i motori è scritta nel cognome pur avendo corso con Abarth e Bugatti, proprietario anche dell’unico esemplare di vettura di Formula Uno, progettata e costruita da Arturio Merzario. L’” architetto volante” Bruno Ferrari, partecipa da qualche edizione alla rievocazione del Gran Prix di Montecarlo, un segno del destino che nell’albo d’oro abbia scritto il suo nome nella corsa che proprio Enzo Ferrari, padre della Casa di Maranello, amava più di altre.
Scrive Attilio Tantini