Entrare nel mondo di pink bunny traveldiary alias Camilla Caffi è un’esperienza “caleidoscopica”. Da una parte il profondo impegno professionale e filantropico conquistato con grande grinta e dall’altro la vita di una ragazza, diventata donna e poi mamma. Tutto intorno i viaggi che scandiscono la sua vita dipingendola di nuances sorprendenti. Ecco che il rosa si fonde con il verde del Perù, con l’ocra delle terre cambogiane e con quel bianco candido della magica Lapponia. I viaggi, i panorami suggestivi, le ispirazioni e quelle mete così inaspettate si armonizzano con l’essenza della sua autrice capace di “contagiare” con il suo essere ogni singola sfaccettatura della vita, un concentrato di esperienze uniche ed illuminanti che narrano non solo la bellezza di luoghi unici ma anche lo spirito cosmopolita della sua protagonista.

Dal punto di vista professionale sappiamo che fai parte del prestigioso Studio Legale Gitti and Partners. Quando l’avvocata Caffi ha deciso di diventare anche Pink Bunny Traveldiary?
Ho iniziato la carriera forense nel 2012, è una professione, al contrario di quello che si possa immaginare, davvero ricca di emozioni. Il cliente confida i suoi problemi ed inevitabilmente si crea un legame umano di assistenza e consulenza. L’avvocato ricopre un ruolo di confidente, ascolta e consiglia. È una professione molto psicologica ed empatica. Non è un lavoro sedentario, spesso si frequentano Tribunali anche “fuori Foro” e si può viaggiare parecchio in tutta Italia. Il Foro più bello per me è quello di Venezia, mi ha sempre affascinato fare udienza in quel Tribunale storico affacciato sul Canal Grande. Dopo la mia laurea ho trovato subito la mia stabilità presso uno Studio Associato, lo Studio Gitti & Partners, con cui collaboro da 12 anni e che, avendo sede a Milano, mi ha dato la possibilità di affacciarmi a realtà sempre nuove e stimolanti. Pian piano, maturando, mi sono sempre più avvicinata all’ambito stragiudiziale: ora frequento meno i Tribunali, è una fase diversa e più consapevole della mia sfera professionale. Nonostante questo lavoro sia molto stimolante, ho sentito sin da subito la necessità di creare qualcosa di più personale, che soddisfacesse la mia esigenza di scoperta e avventura. Così nel 2015 ho aperto il mio profilo Instagram e ho iniziato a documentare tutto sui miei viaggi. Ho sempre amato le mete non convenzionali come la Bolivia, il Perù, Bali, la Lapponia, il Giappone e la Cambogia: un percorso di scoperta e anche di esplorazione interiore. Ogni viaggio lascia un segno indelebile: profumi, sapori, colori che rimarranno per sempre nella memoria. Anche la fotografia mi appassiona parecchio, quindi ho conciliato le mie due grandi passioni e ho iniziato a condividerle online. Devo dire che hanno avuto un gran successo: le mie fotografie sono molto colorate, particolari e catturano subito l’attenzione. Sulla mia pagina si trovano non solo immagini, ma anche utili consigli per coloro che volessero intraprendere lo stesso viaggio. Organizzandomi da sola tutti gli itinerari, dietro ogni destinazione c’è sempre un attento studio di ciò che posso visitare: i miei consigli fanno scoprire nuove ed inconsuete peculiarità dei luoghi che ho visto.
Come sei riuscita a conciliare le tue passioni alla bivalenza della tua “professione”, l’essere avvocato e mamma?
La professione forense è pervasa da una forte responsabilità, viaggiare invece significa libertà e leggerezza. In questo bipolarismo trovo un’armonia perfetta. Nel quotidiano il lavoro è precisione, dedizione, anche sacrificio. Viaggiare è esplorare, rilassarsi, farsi trasportare dalle emozioni della scoperta. Credo non ci possa essere sinergia migliore tra lavoro e passione. Viaggiare fa bene al cuore e alla mente, come hanno dimostrato diversi studi scientifici. Visitare luoghi nuovi, immergersi in una realtà diversa dal nostro quotidiano è un’esperienza che deve essere fatta appena se ne ha la possibilità. Mai rinunciare all’opportunità di nuove avventure, rimarranno sempre nel cuore di chi le vive, arricchendo la persona in modo indescrivibile. Ovviamente prima dei figli i viaggi erano vissuti più alla giornata e più avventurosi, ora inevitabilmente sono più prudenti ed accorti, ma egualmente meravigliosi.
Hai sempre vissuto a Brescia? So che hai studiato in Spagna e sei stata anche testimonial della prima università di diritto francese di Parigi la Paris-Panthéon-Assas…
Sì, ho sempre vissuto a Brescia ma la mia voglia di scoprire il mondo mi ha fatto viaggiare non solo per piacere. Ho iniziato nel 2009, mentre ero all’Università. Ho deciso in autonomia di trascorrere quattro mesi a Londra per perfezionare l’inglese, poi sono rientrata in Italia per gli esami universitari (ero al terzo anno di Giurisprudenza) e per me era importantissimo essere puntuale con le sessioni d’esame. Così sono ripartita nel 2010 per altri tre mesi su New York, poi sono rientrata in Italia sempre per non perdermi gli esami universitari: all’estero studiavo l’inglese e anche Giurisprudenza. Nel 2011 ho trascorso quattro mesi a Madrid per una ricerca per la mia tesi di laurea e ho colto l’occasione per imparare anche lo spagnolo. Mi sono laureata a pieni voti in corso nel 2011, nonostante abbia passato parecchi mesi all’estero: non è stato facile, ma ce l’ho fatta e ne sono fierissima. Nel 2018, dopo anni di lavoro, ho sentito la necessità di continuare la mia formazione e mi sono iscritta alla Sorbona a Parigi per frequentare un corso LLM di diritto tributario.

Che tipo di bambina sei stata e che mamma sei oggi? Te lo chiedo perchè è semplicemente meraviglioso seguire su instagram le esperienze che condividi con i tuoi figli, tutto il tempo che dedichi a loro coinvolgendoli in tantissime iniziative educative…
A scuola sono sempre stata molto attenta e scrupolosa: la mia maestra delle elementari, che ora è diventata Direttrice di tutto l’istituto, me lo diceva sempre. È una donna che stimo molto e che mi ha insegnato tantissimo, tutt’ora mi scrive su Instagram e la trovo una cosa bellissima. Sono sempre stata anche una sognatrice, questo mi ha aiutato a diventare la donna e la madre che sono oggi. Passo la quotidianità tra scadenze lavorative ed educazione dei bambini (anche se sono piccoli, e soprattutto perché sono piccoli, c’è la necessità che gli vengano insegnate tantissime cose e bisogna dedicar loro molto tempo).
Sono rimasta estasiata dal tuo viaggio in Normandia e dalla profonda “pace” che hanno saputo rivelare i tuoi scatti… come pianifichi i tuoi viaggi e come scegli le tue mete?
Ogni destinazione deve rispondere ad una necessità che ci si sente dentro. Sono passata dai viaggi avventura in tenda nel Grand Canyon al trekking agli oltre 5000 metri in Perù, al cercare per questa estate un luogo calmo, poco affollato. Rallentare per godermi ogni singolo momento. Avevo pensato all’Islanda, ma con i bambini ancora così piccoli ho ritenuto non fosse la meta adatta, così ho scoperto la Normandia. Un luogo davvero affascinante e quelle scogliere accarezzate dal vento sembrava di uscire da un romanzo di Emily Brontë.
Che desideri hai per il futuro?
Avendo il mio bimbo piccolo di soli 6 mesi, molti progetti al momento sono ancora nella mia testa e vedo di mese in mese come riuscire ad organizzarmi tra necessità dei bambini e lavoro. Se però la domanda fosse quali viaggi ho “nel cassetto” per il futuro, la risposta sarebbe non scontata. Sono un’amante dei viaggi non convenzionali e un giorno le mie future destinazioni saranno sicuramente Nepal, Uzbekistan, Islanda, Cappadocia, Namibia.Il mio blog parla però spesso anche di arte: quest’anno Brescia (ndr, la mia città) e Bergamo sono le Capitali della Cultura 2023. Ci sono davvero tantissimi eventi a cui partecipare e molto spesso documento via social interessanti preview di mostre veramente molto belle. Se al momento non posso viaggiare lontano, sicuramente una nuova mostra d’arte può far viaggiare con la fantasia e aprire la mente a grandi emozioni.

Cosa rappresentano i social nella tua vita? E da mamma trendsetter cosa vorresti consigliare ai tuoi figli a proposito, essendo la realtà digitale un mondo così controverso?
Nonostante usi tantissimo i social per condividere viaggi e mostre d’arte devo essere sincera che sono molto critica verso queste realtà digitali. Molto spesso (anzi troppo spesso) vengono condivise realtà fuorvianti e diseducative. Io personalmente sono ancora una mamma vecchio stampo ed in casa con i bambini non accendiamo mai la televisione. Passiamo le giornate a creare laboratori con la pittura o correre al parco giochi. Per il futuro non so come sarò, ma al momento (ndr, mio figlio maggiore ha 3 anni) mi sono concentrata a seguirlo nell’apprendimento realizzando sempre dei giochi nuovi da fare e devo dire che sono felicissima dei risultati.
Hai posato nel 2020 per “l’almanavvo 2020” a favore di ABE (Associazione bambino emopatico) cosa significa per te accogliere nella vita progetti di solidarietà così importanti?
L’ho trovata un’esperienza molto costruttiva. ABE in particolare è un’associazione che sento molto vicina perché l’avevo scelta anche nel 2017 come beneficiaria delle nostre bomboniere di nozze. Credo sia estremamente importante aiutare concretamente chi si trova in difficoltà e contribuire alla società in modo positivo. Spero in futuro di poter promuovere e partecipare più attivamente a tanti altri progetti di solidarietà che trovo essenziali.
Sei stata ospite di un convegno sull’empawerment femminile che strada dovremmo affrontare dal tuo punto di vista?
Credo che le donne debbano sempre lottare il doppio per ottenere gli stessi risultati degli uomini. È stimato che una donna dedichi in media il doppio del suo tempo rispetto ad un uomo per la cura della casa, l’assistenza ai figli o ad un parente anziano. Tutto questo è lodevole, ma oltre alla sfera familiare credo che la realizzazione di un essere umano passi anche attraverso la sfera professionale ed emotiva. Nel quotidiano quindi credo che, oltre alla famiglia, una donna debba avere degli obiettivi lavorativi che la realizzino in quanto persona, che la aiutino a coltivare qualcosa di proprio. Infine, ma non meno importante, credo che una donna, già considerando lavoro e famiglia, debba trovare un piccolo spazio di tempo per se stessa, uno spazio che la “rigeneri” e la faccia stare bene psicologicamente, sia esso una passeggiata nella natura, una mostra, un viaggio.