“Cristina”

Sono passati 23 anni e anche se lei non vuole essere  assolutamente ricordata per questo, Cristina Plevani, è sempre stata il mio idolo in quella primissima edizione del Grande Fratello che conquistò l’Italia intera.  La ricordo come se fosse ieri quando uscì trionfante dalla casa “vestita” unicamente di tutta la sua autenticità  e con quell’abito di Roberto Cavalli che rappresentò all’epoca il sogno di tutte noi teen-ager. Un carattere leale, un’indole estremamente stabile, una bontà d’animo celata quasi da uno scudo, una  riservatezza garbata in grado di contenere  una grande personalità.  Un animo forgiato dai graffi della vita ma che ha saputo costruirsi una difesa marmorea, anche un po’ cinica ma assolutamente cristallina.

La sua vita? Un’evoluzione continua.

Cristina Plevani

Cristina Plevani non è una meteora, non lo è mai stata. Di suo pugno decise ancora vent’anni fa che senso dare alla sua vita, seguendo il suo cuore prima ancora delle sue ambizioni, ascoltando con estremo rispetto i suoi valori e la lealtà dei suoi pensieri. Di sicuro non è salita su certi treni ma ha trovato la sua direzione verso quella vita che ama e che oggi non cambierebbe per nulla al mondo.

Nel 2000 hai vinto il Grande Fratello ma nulla ha cambiato i connotati della tua vera essenza…

Ricordo il mio Grande Fratello come un’esperienza veramente molto forte ma sai, non vorrei essere ricordato proprio solo per quello. L’ho sempre considerato un esperimento sociale a cui presi parte durante una fase molto delicata della mia vita. Accettai senza sapere cosa sarebbe successo, completamente all’oscuro, senza mai sinceramente ambire ad un posto in prima fila nel mondo dello spettacolo, del resto quella era la prima edizione.

Che tipo di persona eri vent’anni fa?

Probabilmente la perdita dei miei genitori ha forgiato un carattere particolare. Sono sempre stata una ragazza piuttosto riservata, chiusa, quasi introversa e penso che sia stato proprio questo mio essere a non permettermi di aprire certe porte. La paura di sbagliare e quella forte insicurezza che pervadeva ogni mia azione non mi permise di spingermi oltre. Oggi a distanza di molti anni, non mi pento di nulla, il mondo dello spettacolo e quel sorriso che per forza come una cicatrice deve a tutti i costi segnare lo sguardo in ogni circostanza non faceva per me ieri come oggi.Eh sì sono lunatica e non riesco a fingere, nemmeno per convenienza. Oggi sono felice nei panni che “indosso”, sono un’istruttrice in piscina e alterno il fitness alla passione per la scrittura. Il sogno?Sicuramente creare qualcosa di mio, un negozio, un’attività ma anche scrivere un libro con i miei pensieri che possa raccontare in sintesi il mio essere. Sui social i miei followers mi apprezzano e mi seguono proprio per questo. Ultimamente sono molto nostalgica, l’altro giorno ricordavo le estati da bambina, quando i miei genitori mi mandavano in villeggiatura in quei casermoni chiamati colonie, ho ricordato la mia ex vicina di casa qui ad Iseo, tutti pensieri malinconici che hanno fatto parte del mio vissuto. Scrivere è il mio buon proposito per il nuovo anno e chi lo sa che un domani possa diventare davvero nero su bianco.

La tua vita di tutti i giorni è dedicata al fitness?

Sì, nonostante gli acciacchi dovuti penso all’età (…e ride) e all’umidità sono sempre in piscina, a Brescia a Lamarmora e a Montichiari, organizzo corsi di fitness e acquagym. 

Dopo il Grande Fratello com’è cambiata la tua vita?

In realtà non è cambiata, ho scartato molte opportunità. Ho lavorato in radio a RTL, sono stata protagonista di un fotoromanzo, per 8 anni ho tenuto una rubrica su Visto, non ho potuto esimermi dalle solite ospitate, sono stata bagnina sul lago d’Iseo e in seguito istruttrice di nuoto. Con gli anni ho preso i brevetti necessari per perfezionarmi nel fitness, oggi la mia professione.

Cosa ti ha lasciato il mondo dello spettacolo?

La partecipazione al Grande Fratello ha sicuramente lasciato un segno nella mia vita. É stata un’esperienza forte, un esperimento sociale all’interno del quale sono stata protagonista insieme ai miei compagni d’avventura. Ogni tanto ci sentiamo su un gruppo whatsapp ma raramente riesco a partecipare a cene e rimpatriate. Caratterialmente non sono l’amica da pacca sulla spalla, sono vent’anni che non li vedo, il gruppo è rimasto ma non si condivide molto, c’è un legame che ci terrà uniti per sempre ma non me la sento di parlare di profonda amicizia. Sono una solitaria, schiva per natura e molto riservata. Ecco perchè viaggio sempre da sola e organizzo individualmente la mia vita. Sono fatta così.Sono abbastanza intransigente, schematica, senza filtri, sono quella del bianco o del nero e nel mio equilibrio ci sguazzo, non sopporto spingermi al di là del limite.Mi ritengo sincera, pura, leale e se decido di frequentare una persona è perchè le voglio veramente bene.Il mondo dello spettacolo l’ho sempre considerato come un ambiente razionale, un lavoro come tanti altri in cui puoi avere a che fare con individui spiacevoli come, al contrario, persone buone con dei valori.Fatto sta che dal momento che si spegne la lucina delle telecamere tutti tornano alla propria vita compresi quei baci e abbracci di “contorno”. É un sorriso forzato che poi ad un certo punto si spegne.   Credo molto nel lavoro e nel suo più autentico e umile significato. Nei salotti televisivi pomeridiani molto spesso assistiamo a vere sceneggiate di artisti che piangono disgrazie, soprattutto economiche, con la presunzione che un personaggio dello spettacolo debba per forza sempre riscattarsi e ricevere sempre opportunità nello stesso settore.Ho sempre creduto invece che il sapersi reinventare nella vita sia fondamentale. Un giorno puoi trovarti all’apice del successo ma il giorno dopo devi mettere in conto anche un piano B sia per difendere la tua dignità che per pagare le bollette.

Io nella vita come a scuola ho sempre anteposto il sei politico alle mie ambizioni (… e ride) probabilmente avrei potuto percorrere strade diverse andando incontro ad un successo programmato ma ho scelto altro. Oggi non mi lamento, vivo bene, sto bene, sono proiettata ad accettare ogni opportunità che la vita possa presentarmi, mi sento molto libera sotto questo punto di vista.

Negli anni hai seguito l’evoluzione del programma?

Sì l’ho seguito anche se soprattutto nelle ultime edizioni osservo solo una grande polemica da soap opera. Lo trovo così diverso dalle prime edizioni proprio come se avesse smarrito la matrice, la sua identità.Oggi i concorrenti sanno perfettamente come muoversi, c’è poca autenticità e molta competitività. Sembra un gioco al massacro tra parolacce e flirt, non comprendo il senso di questo programma così com’è oggi. 

La prima edizione sicuramente è stata iconica…

Il primo fu davvero una sorta di test televisivo tant’è che negli anni successivi vennero anche scritte delle tesi di laurea proprio su questo esperimento sociale. Nessuno aveva idea di che tipo di successo potesse avere. Si parlava addirittura di mandarlo in onda in seconda serata, fu proprio un salto nel buio sia per noi concorrenti che per la produzione stessa. Venne scelta Daria Bignardi e non la classica soubrette proprio per poter dare un tono di serietà al programma. 10 concorrenti chiusi dentro una casa. Fu questa l’essenza primordiale del Grande Fratello. Vivevamo in un contesto anomalo, con tante privazioni, prove da superare in una condizione emotiva quasi isolata. A differenza di oggi, nelle puntate serali, non sentivamo le voci e gli applausi del pubblico, i consigli e i giudizi degli opinionisti, noi eravamo chiusi nelle nostre vite all’interno della casa più spiata d’Italia.Per noi rappresentò un isolamento vero e proprio, non avevamo idea di quello che poteva pensare la gente e non potevamo nemmeno renderci conto del successo o meno.Non ci si pensa ma sono sensazioni importanti perchè anche solo ricevere il consenso attraverso un applauso può cambiare la percezione del concorrente e il suo stato emotivo. Durante la prima edizione c’era comunque più rispetto, più comprensione tra i concorrenti, sì non mancavano le dispute e i battibecchi ma non ci si faceva la guerra uno con l’altro e non si creavano situazioni di disagio.Atteggiamenti di questo tipo influenzano anche chi ti segue da casa e penso che in un certo senso rispecchi quel nervosismo e quella cattiveria che oggi ritroviamo anche nei social.

Come vivi i social network?

Li utilizzo moltissimo, soprattutto instagram, pubblico tanti reel divertenti, foto, immagini riflessive che accompagno con i miei pensieri. Sono arrivata a 100 mila followers ma senza “caldeggiare” più di tanto i miei contenuti. Probabilmente chi mi segue si è affezionato alla Cristina di oggi, quella che posta momenti di vita, pensieri, il lavoro di tutti i giorni in piscina, insomma la normalità. Moltissimi followers iniziarono a seguirmi durante un’esperienza che segnò moltissimo la mia vita, quando decisi di percorre il cammino di Santiago. Ogni giorno pubblicavo un’emozione, un pensiero, uno stato d’animo e le persone attendevano veramente quel momento, mi inviavano messaggi e seguivano con grande passione tutti i miei passi.

Cosa ti ha spinto a percorrerlo?

Stavo attraversando un periodo molto difficile, ero stanca mentalmente ma anche fisicamente, desideravo mollare il lavoro ma al contempo fare qualcosa che avesse davvero un senso piuttosto che la solita sbaraccata al mare. Fu così che una mattina mi recai in agenzia viaggi per chiedere informazioni e ne uscì con il biglietto in mano e tutte le varie indicazioni per portare insieme a me il mio cane. Il viaggio durò un mese e rappresentò uno dei momenti emblematici della mia vita. Tornai alleggerita, rinata, finalmente riuscì a scrollarmi di dosso quei pensieri che mi tormentavano da oltre vent’anni, inquietudini e macigni legati ai miei genitori. Il cammino rappresentò la chiave. 

La perdita dei tuoi genitori ha influito prepotentemente sulla tua vita?

Mio padre lo persi a soli 22 anni e mia madre esattamente due anni dopo. Solo a cinquant’anni riuscì veramente a comprendere e contenere questa perdita. Nonostante l’essere riuscita a metabolizzare il lutto ho sempre custodito dentro di me l’ingombrante inquietudine di non essere riuscita a chiudere il cerchio. Dubbi, domande senza riposte e incertezze legate al mio passato mi perseguitavano e mi perseguitano tutt’ora, quesiti privi di soluzione da cui non riuscirò mai a liberarmi.  Il cammino di Santiago mi ha alleggerito proprio da questo. Non è facile per me raccontare il rapporto con i miei genitori, se da un lato sono stati esemplari dal punto di vista educativo dall’altro avrebbero dovuto risparmiare certi atteggiamenti ad una bambina. Esternare queste cose per me è difficilissimo.  Sono emozioni che vorresti tirar fuori ma decidi di custodire dentro di te. Vivo sempre di sensi di colpa e devo stare sempre attentissima a quello che faccio.

É proprio questa Cristina.

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