Pragmatismo bresciano e lungimiranza. Passione e perspicacia scorrono nelle vene di Davide Schiffer, l’imprenditore bresciano che della finanza immobiliare ha “costruito” un business florido, un modello vincente custodito in Borgosesia SPA.

Innanzitutto, chi è Davide Schiffer e che tipo di percorso ha sostenuto, nel suo passato, prima di diventare Amministratore Delegato di Borgosesia Spa?
Sono bresciano di nascita nonostante il mio cognome possa suggerire altre provenienze e ho dedicato il mio percorso di studi alla Giurisprudenza, materia verso la quale, dopo qualche anno di università non maturai grandi e spiccate attitudini. Decisi comunque di completare a Brescia gli studi intrapresi a Milano. Ma era il mondo immobiliare la mia attrattiva e iniziai ad appassionarmi molto gestendo da neolaureato il patrimonio di famiglia.
Poi nel 2006 ebbi la fortuna di entrare a far parte del Gruppo Draco di Brescia, la società guidata da Mario Dora e Giuseppe Taini, un ambiente che definirei circoscritto, una realtà destrutturata con una potenza di espansione incredibile in quegli anni. All’epoca Draco affermò il suo prestigio attraverso lo sviluppo dei parchi turistici integrati come quello di Roma Valmontone, Molfetta (Bari) e tutta una serie di operazioni a Ponte di Legno e a Brescia.
Entrai in azienda dapprima come project manager per poi accrescere la mia posizione a responsabile commerciale. Divenni amministratore di alcune società del gruppo, esercitandomi in questo tipo di ruolo, poi nel 2018 lasciai. Ebbi allora la fortuna di incrociare nel mio percorso Borgosesia, la realtà che in questi anni ho contribuito a creare, è la prima società quotata sul mercato borsistico italiano nel 1873.
Quando arrivai, nel 2019, Borgosesia era una società con 150 anni di storia, un’impresa che tra alti e bassi negli anni si era occupata di lana, casalinghi e fotovoltaico. Decidemmo di mantenerne il nome in quanto “contenitore” di un secolo e mezzo di storia come holding di partecipazione del panorama italiano. Mi trasferì a Milano, dove Borgosesia ha sede e iniziai a realizzare la “vision” che mi ero prefissato, un modello insolito rispetto a quanto offrivano i nostri competitor. Il business di Borgosesia, infatti, inizia dall’acquisto del credito, continua con il ripossessamento del bene e l’acquisizione del cespite e si conclude con la sua riqualificazione e la vendita. Un’operazione che sinteticamente può definirsi finanza applicata all’immobiliare.
Con Borgosesia, se da un lato svolgiamo l’attività spesso sviluppata dai grossi fondi che acquistano crediti ipotecari deteriorati per poi rivenderli, dall’altro, una volta comprato il credito e rimpossessato l’immobile diventiamo immobiliaristi, lo ristrutturiamo, lo valorizziamo e lo vendiamo all’utente finale.
Un esempio lampante della nostra attività qui a Brescia è proprio l’operazione riguardante il “Piccolo Vittoriale”, uno dei gioielli architettonici della città e d’Italia, disegnato nel 1935 dall’architetto Giancarlo Maroni, amico di Gabriele D’Annunzio. Reduce da un fallimento societario, l’immobile da noi acquistato all’asta sta assistendo oggi ad un vero progetto di “rigenerazione”. Un’operazione, questa, capace di rappresentare il nostro modello di business, ovvero scoprire e ricreare valore nelle situazioni di difficoltà, generando al contempo valore per gli investitori, per la collettività e per l’ambiente, grazie al recupero di un patrimonio immobiliare carico di storia e di cultura.
Borgosesia sta valorizzando il suo team grazie all’integrazione dei professionisti di Baec, società con esperienza ventennale nei servizi di ingegneria e consulenza tecnica, quali sono gli obiettivi derivanti da questo nuovo accordo?
Il mio team è veramente poliedrico. Il progetto, articolato e complesso, viene sostenuto da un team di avvocati, commercialisti e finanzieri ma anche da una squadra di ingegneri e architetti che contribuiscono a trasformare così un’operazione strettamente finanziaria in un modello di economia reale: la casa.
Come è noto, è molto difficile riuscire a far dialogare linguaggi distanti tra loro per vocazione, ma laddove riesci crei un valore aggiunto importante. In molti oggi acquistano crediti deteriorati con sottostanti garanzie immobiliari, cosa più difficile è trasformarli in economia reale; la mia ambizione parte proprio dal credito e si trasforma in casa.
Un altro intervento riguarda l’acquisizione del Colombera Golf Resort. Quali saranno i cardini di questa operazione?
Brescia è un territorio che conosco bene, in cui mi muovo con maggior disinvoltura rispetto al resto d’italia.
Il Colombera Golf Resort da tempo versava in difficoltà economica tanto che la parte di sviluppo immobiliare residenziale non venne completata. La mia ambizione è riuscire a valorizzare le destinazioni esistenti (ristorante con alcune camere, golf, maneggio) e completare lo sviluppo residenziale. Altre operazioni interessanti sul nostro territorio riguardano il progetto di recupero di un complesso a Pieve di Tremosine, in una posizione geograficamente straordinaria e due progetti a Gardone Riviera: Green Villas, nove unità abitative tra quadrilocali, trilocali e penthouse, dotate di terrazze giardino e dependance, e Belvedere, ex pensione oggetto di riqualificazione.
All’interno di questi scenari lei può decidere di variare anche la destinazione?
In questi anni ho privilegiato asset con destinazione residenziale, oggi con l’evoluzione e il rafforzamento di Borgosesia Spa potrò permettermi di guardare oltre. Ad esempio il settore ricettivo, che sta attraversando in questi ultimi anni una preannunciata crisi con necessità di liquidità.
Il perno del mio business è quello di acquistare operazioni già avviate accorciando il più possibile i tempi dell’immobiliare, operazioni con cicli di non più di 24/30 mesi.
Il modello Borgosesia permette di creare valore aggiunto per l’investitore, con ottimi rendimenti, per la comunità, che vede rinascere il decoro di luoghi altrimenti destinati al declino e per il cliente finale, che può acquistare un immobile rigenerato e riqualificato a prezzi molto competitivi. Non da ultimo beneficia anche il debitore, perché dove possibile cerchiamo di costruire un accordo di comune interesse.
È questa la giusta chiave di lettura.
Che tipo di legame ha con Brescia?
A Brescia ci sono nato, cresciuto ed è qui che vivo insieme alla mia famiglia. Brescia è casa. Mio nonno Manuel Vigliani fu un protagonista della nostra città, ex vice-direttore del Giornale di Brescia e appassionato di automobilismo passione che ha contagiato anche me, mio padre per tanti anni si è occupato del trasporto pubblico cittadino contribuendo alla realizzazione della metropolitana.
Per me la brescianità è un valore importante e ne vado estremamente fiero.
Il mio DNA bresciano mi porta essere schietto e pragmatico a volte un po’ ruvido, ma sempre molto franco.
Qual è secondo lei la chiave del suo successo?
La famiglia è per me il sostegno più importante.
L’educazione che ho ricevuto sin da piccolo, la protezione, il conforto e l’appoggio per tutto quello che è stato il mio percorso. Ho avuto anche la fortuna di aver mosso i primi passi nel settore immobiliare in un ambiente privilegiato come la Draco, una palestra importante, un tirocinio molto impegnativo.
Qual è la cosa che più le fa paura?
La paura per un imprenditore è sempre dietro l‘angolo, ci sono dei momenti in cui ci si sente soli.
Tuttavia non direi paura, piuttosto sento forte il senso di responsabilità. Rispettare gli impegni e le persone che credono in me, camminare sempre a testa alta. Questa è la virtù di cui non posso a fare a meno nella vita, la credibilità.
Qual è l’ingrediente immancabile della sua vita privata e lavorativa?
Nella vita lavorativa non deve mancare l’entusiasmo, l’ambizione e la voglia di alzarti ogni mattina con quella puntuale grinta che ti condurrà ad affrontare ogni business. È stimolante per me vivere così.
In famiglia non deve mancare la serenità, l’affetto e quella consapevolezza che ti condurrà sempre, nel bene o nel male, a ritenerla il tuo porto sicuro.