Venticinquenne, figlio d’arte (suo padre, Max De Antoni, vinse al fianco di Tonino Tognana il campionato italiano rally 1982 su Ferrari) Edoardo De Antoni ha saputo dimostrare di non essere unicamente una grande promessa del rally ma un pilota di tutto rispetto capace di dosare adrenalina, emozioni, rispetto e responsabilità, come i grandi campioni che salgono su alti podi.

Come ti sei avvicinato e appassionato al mondo dei motori?
In realtà nasco sciatore una passione ereditata da mio padre, maestro di sci. Iniziai prestissimo, quasi ancor prima di imparare a camminare e continuai fino ai diciotto anni ottenendo ottimi risultati nell’agonismo, anche a livelli abbastanza importanti.
Divenni erede anche della seconda passione di mio padre, ovvero quella per il rally, predilezione che negli anni ottanta lo rese campione nell’italiano.
Fu così che, compiuti i diciassette anni d’età, mi approcciai anche a questa disciplina iniziando subito a misurarmi con le macchine da rally.
In fondo, il rally e lo sci hanno davvero tanto in comune, il concetto di traiettoria, ad esempio, come di pulizia nei movimenti e di alta concentrazione, sostanziali nello sci hanno rappresentato un grandissimo vantaggio anche nel rally.
Nonostante questi rilevanti impegni sportivi sono riuscito anche a laurearmi in economia aziendale e oggi sto seguendo un corso di International Marketing, Management and Organization per perfezionare la mia formazione.
In che campionato corri e con quale auto?
Quest’anno corro il Campionato Italiano Rally Junior, un programma dedicato a 10 giovani piloti italiani seguiti interamente dalla Federazione e con il supporto di Renault.
Un Campionato junior dedicato che ha l’obiettivo di individuare i migliori giovani talenti italiani premiando il primo classificato con la partecipazione al Campionato Europeo di Rally.
Questo rappresenta il mio programma principale ma parallelamente partecipo anche ad altre competizioni, una sorta di “allenamento” ad un progetto che mi terrà impegnato per il prossimo anno.
Grazie a questa esperienza mi sto misurando con macchine diverse, perfezionando il mio approccio con auto più potenti e a trazione integrale.
Lo scorso anno corsi il GR Yaris Rally Cup, nel 2020 conquistai il podio con le BMW mentre, nel 2019, insieme alla mia navigatrice Martina Musiari portammo a casa la vittoria al Rally Italia Talent.
La macchina perfetta?
La macchina che sto guidando oggi, nel campionato italiano, la Škoda Fabia R5, una macchina con cui mi trovo veramente a mio agio.
Chi ti sta aiutando?
Senza dubbio gli sponsor, quest’anno molto importanti, Enostaff, Fertrans, Gricon Medical, Tempocasa, TMT Tanks&Trailers, Noberasco, Pezzoli e Bistrot del Golf.
Avere poi accanto grandi campioni come Luigi Pirollo durante tutto il percorso è stato fondamentale mentre chi oggi mi sta aiutando moltissimo nella gestione e nell’organizzazione della stagione è Federico Raffetti.
Quanto coraggio e quanta testa? Come riesci a dosare adrenalina e prudenza?
Nella vita di un pilota di rally deve esserci coraggio ma anche testa. Il coraggio, in un certo senso, deve essere mediato dalla lungimiranza.
É importante conquistare un risultato piuttosto che demolire la macchina.
Questo è un concetto fondamentale se desideri sopravvivere ad un certo livello. Sci e rally rappresentano due discipline molto simili soprattutto sotto questo punto di vista. Anche Miki Biasion prima di diventare un campione di rally divenne un grande sciatore.
Sono sport ispirati da traiettorie e velocissimi attimi in cui si guarda persino il decimo di secondo.
Nel rally è l’elemento istintivo che, in determinate circostanze, può illuminare qualche imperfezione di traiettoria.
Parlami della tua preparazione fisica e mentale prima di una gara…
Quest’anno dedico moltissimo tempo alle gare e per tutto il resto rimane veramente poco.
La gestione del riposo è fondamentale e la preparazione fisica in palestra deve rappresentare una costante.
Che differenza c’è tra la tua auto e quelle che giudichi maggiormente competitive?
Oggi abbiamo la fortuna di guidare la Škoda Fabia R5 una delle auto più performanti, la seconda classe più alta e per noi questo è un grande vantaggio.
Le Renault Clio, ad esempio, sebbene sia sportiva ma di derivazione stradale, è molto più complicata da guidare.
Chi è il tuo navigatore e che rapporto hai con lei?
La mia navigatrice è Martina Musiari, è con lei che nel 2019 vinsi l’Italian Talent. Abbiamo un feeling straordinario e dopo tre anni insieme siamo riusciti a raggiungere ottimi risultati. La nostra intesa ci permette di studiare molto, di migliorarci e di saper cogliere ogni occasione.
Nelle altre gare invece mi accompagna Federico Raffetti, un grandissimo navigatore oltre che un ottimo organizzatore.
Studi i tuoi on board?
Ci lavoro tantissimo. Dopo una gara io e Martina guardiamo non solo i nostri on board ma anche quelli degli altri piloti per captare ogni margine di miglioramento.
Li considero uno strumento importantissimo.

Quale sistema di note usi?
Da quando abbiamo iniziato a correre vogliamo che nei due passaggi vada tutto bene e che il terzo passaggio possa servire unicamente per rivedere le note.
Il nostro è un sistema affinato negli ultimi due anni e sui cui abbiamo lavorato tanto anche con Luigi Pirollo. Un sistema peraltro piuttosto semplice ma attraverso il quale riusciamo a descrivere la strada in maniera precisa.
A cosa ti stai preparando?
Il prossimo appuntamento importante con il campionato italiano è il Rally di San Marino, in programma il 10 luglio, contemporaneamente parteciperò al Rally della Valtellina il 10-11 giugno con la Škoda Fabia R5.
Cosa ti aspetti da questo campionato?
Il Campionato Italiano grazie alla Federazione è un’esperienza incredibile, stiamo imparando tantissimo.
La tua ambizione per il futuro?
Sicuramente il desiderio è quello di migliorarci sempre imparando il più possibile. Il mio desiderio è quello di correre all’estero e in questo senso sto già lavorando ad un progetto importante ma che ancora non posso svelare.
Il tuo idolo nel mondo delle corse?
Sébastien Loeb senza dubbio.
Il nove volte campione del mondo.
Ciò che mi piace di lui è la testa.
Sa gestire correttamente ogni situazione, un grandissimo pilota, non un pilota veloce ma un pilota fortissimo.