Carismatica, poliedrica, affascinante ma anche stuzzicante! Elisa Scheffler, gardesana, già nota protagonista Rai, svela il suo lato più autentico nel suo nuovo libro “Condito con passione, Ricettario goloso per single e non”, non una semplice antologia culinaria ma un vero manuale per sorprendere ma soprattutto sorprendersi!

19 anni, una valigia in mano, direzione Milano e tante ambizioni raccontaci qual è stato il tuo background?
Ricordo perfettamente quel periodo. Il mio primo “sbarco” a Milano dopo il diploma. All’epoca ero una studentessa alle prese con quel percorso di studio che si tradusse in molto altro e che mi permise di salire su altri treni fortunati per raggiungere il mio obiettivo: lavorare nel mondo dello spettacolo.Iniziai parallelamente all’Università a lavorare nel mondo della moda alternandomi anche ad alcune produzioni televisive.In questa città, che tutt’ora considero la mia seconda casa e dove vivo oggi sono riuscita ad evolvere, a crescere in un mondo, molto spesso considerato dorato, più duro e severo di quanto si possa pensare, raggiungendo traguardi, con grande umiltà e umanità. Il mio percorso, sostanzialmente, si è sempre basato su una continua crescita ed è proprio su questa più sincera attitudine che negli anni sono riuscita a migliorare e ad arricchirmi. Sono una persona molto motivata, incapace di sedersi, sempre pronta ad ogni evoluzione, probabilmente spinta da una curiosità e da un’energia che fa parte de mio DNA.Oggi mi sto concentrando su quello che mi dà più soddisfazione, ovvero il contesto televisivo, affrontandolo con grande poliedricità. Da due anni sono inviata e presentatrice di “Top tutto quanto fa tendenza”, in onda su Rai Due, il magazine di moda e costume dedicato al lifestyle e alle eccellenze del made in Italy, condotto da Greta Mauro. Quest’estate sarò impegnata sia nella versione estiva di “Top tutto quanto fa tendenza” e in “Weekly”, in onda su Rai 1 ogni sabato e domenica mattina. Sono programmi in cui ritrovo felicemente il mio ruolo, format di alto profilo in grado di rivelare grazie ad un respiro culturale attento e approfondito tutta la bellezza del nostro splendido Paese. Sono produzioni che mettono in luce le mie passioni, per me una sorta di comfort-zone.Nell’ultimo anno, ad esempio, mi sono occupata di raccontare ai telespettatori le vite delle grandi icone, un’esperienza meravigiliosa ma anche una grande responsabilità. Questo ruolo mi ha permesso di viaggiare tanto, da Cinecittà al Museo del Cinema, da Torino a Roma e di arricchire le mie conoscenze, sul mondo del cinema, dello spettacolo, della musica e delle arti in generale. É stata un’esperienza davvero coinvolgente.Sono programmi fedelmente ancorati al made in Italy, alla valorizzazione del nostro territorio, alle eccellenze che da qui partono per conquistare il mondo. Prodotti televisivi di alto valore in cui riconosco tutto il mio interesse e il mio slancio.
É un ruolo che ti appartiene e pensi di perseguire?
É il ruolo per cui ho lavorato tanto e che mi ha permesso di mettere in luce tutti quei contenuti che possano andare al di là di due belle gambe e un sorriso raggiante.Per chi affronta questo mondo ogni giorno è necessario agire e pensare con lungimiranza disegnando il proprio futuro in maniera concreta anche e soprattutto quando la bellezza non potrà più essere una carta da giocare.É comunque un arricchimento pazzesco, anche sotto il profilo culturale, un’opportunità unica da cogliere come crescita professionale ma anche personale.
Come hai affrontato e come stai affrontando il mondo dello spettacolo? Quali i lati positivi e quali quelli negativi?
É una sfida continua carica di tanti sacrifici molto spesso invisibili al pubblico. Sosteniamo ore e ore di preparazione, viaggi continui, orari sfasati senza dimenticare quella costante cura che, soprattutto noi donne, siamo costrette a dedicare a noi stesse per essere sempre al top. Il mondo dello spettacolo resta un ambiente particolarmente competitivo e molto, molto complicato. Ti devi confrontare poi anche con situazioni impreviste, non semplici da gestire proprio come l’instabilità. Esistono fasi up e fasi down, condizioni che possono risultare stressanti. I favolosi anni ’80, quelli che hanno decretato i grandi successi e tenuto a battesimo icone indimenticabili ahimè sono purtroppo solo un ricordo, oggi la “torta” è sempre più piccola, le aziende e gli sponsor molto spesso gestiscono diversamente i propri budget e chi rimane a galla, in questo mondo, deve davvero darsi da fare.

Ti hanno proposto un reality?
Ad uno ho anche partecipato in passato, probabilmente parteciperei con grande entusiasmo a Pechino Express lo trovo estremamente dinamico e interessante. Resta comunque il fatto che oggi voglio concentrarmi unicamente su quello che sto facendo. I reality rappresentano una bellissima occasione per accelerare la proria popolarità ma è necessario poi essere in grado di gestirla o per lo meno captare con lungimiranza le conseguenze per la professione. Diciamo che è sempre un’arma a doppio taglio. La mia carriera non è stata un fuoco di paglia ma un percorso ben calibrato. Sono arrivata a Milano a 19 anni provenendo da una realtà “protetta” come il lago di Garda ho dovuto arrangiarmi e sbattere la testa. Oggi sono contenta ma non ti nego che non ci siano stati momenti difficili da affrontare.
Il tuo Sliding Doors? Se non fossi partita per Milano?
Da piccolina sognavo di fare l’archeologa ma oggi faccio davvero fatica a pensare ad un percorso diverso da quello televisivo. Sono partita con le idee chiare e ho lottato molto per inseguire i miei obiettivi. É un percorso che sta crescendo ancora oggi. Se proprio dovessi pensare ad un’alternativa probabilmente avrei lavorato nel mondo immobiliare o in quello dell’interior design, due passioni che coltivo da sempre.
Hai avuto un idolo o semplicemente un maestro nella vita?
No in realtà no. Non ho mai avuto un maestro nè un idolo da imitare. Mi sono ispirata a tutti quei personaggi che ho sempre ritenuto validi. Penso che la cosa, l’unica cosa che ci possa realmente differenziare in questo settore e che nessuno ci potrà mai portare via è proprio l’unicità, l’essere se stessi. Puoi imparare dai grandi e custodirli come punti di riferimento ma davanti ad una telecamera devi essere te stesso e puntare solo su quello, solo così riesci a non perderti. Difendere e promuovere la propria autenticità, quel valore così raro e importante è imprescindibile.
Che tipo di panorama hai davanti oggi rispetto al passato?
Il mondo dello spettacolo negli ultimi anni è cambiato. Le scelte televisive si stanno trasformando. É fondamentale di conseguenza essere capaci di sostenere questo grande rinnovamento e crescere insieme a lui stando al passo con quel panorama socio-economico che tiene le redini del mercato, anche televisivo.I social, ad esempio, hanno sottratto tanto alla tv e penso che non sia necessario cambiare il proprio focus ma saperlo adattare al proprio stile.
A proposito, che rapporto hai con i social?
Come sai, tu che mi conosci da tempo, li uso quasi essenzialmente per lavoro. Pubblico davvero poco del mio privato anche perchè li considero un po’ pericolosi, un’arma a doppio taglio da non “maneggiare” con leggerezza. Oggi come oggi sono tanti i fattori con cui inevitabilmente potresti scontrarti, il pollitically correct per esempio. Devi fare i conti con una piazza agguerrita e molto severa e soprattutto se possiedi un carattere come il mio, particolarmente diretto, tutto diventerebbe troppo complicato. Non mancano poi le travisazioni, le manipolazioni, le strumentalizzazioni. É difficile esporsi con sincerità. A volte mi chiedo davvero quale sarà il prossimo step che dovremo affrontare? Mi reputo una persona un po’ all’antica, amo difendere i nostri valori, quello che eravamo e quello che siamo. Sono una che ama leggere le riviste sulla carta e non su un tablet, amo il fascino degli inviti che ti arrivano a casa e non su whatsapp, insomma sono un po’ contraria a digitalizzare tutto.Anche dal punto di vista del lavoro, soprattutto a livello giornalistico, non esiste una vera tutela. La nostra professione viene spesso sminuita, si è innescata una vera guerra al ribasso in grado di abbassare notevolmente quella qualità a cui eravamo abituati. Basta leggere i giornali, sono pieni di errori!Io sono per la qualità, meglio fare di meno ma di alto livello.
Un libro, per rendere realtà una delle tue più grandi passioni: scrittura e giornalismo. Quando e perchè è nata l’idea?
“Condito con passione, ricettario goloso per single” in realtà non è stato un progetto preventivato. La passione per la scrittura la coltivo da sempre e soprattutto durante il periodo della pandemia ebbi modo di “nutrirla” di nuovi contenuti. Inizia per caso ad appuntarmi ricette qua e là, per ingannare quelle ore interminabili trascorse a casa in completa solitudine. Scrivevo le ricette e spadellavo.Poco dopo, con un rilevante blocco di appunti fra le mani, decisi di scrivere un libro pensando ad un format differente, leggero, curioso e divertente.Un libro che possa consentire a tante persone di riconoscersi tra le sue righe, pagine che alternano veri pezzi di vita, scenari divertenti ma anche curiosi a vere e proprie ricette scritte in collaborazione con Giulio Piccagli, un talentuoso chef italiano che ha sostenuto tutta la parte tecnica.In fondo, la mia casa, qui in Porta Venezia, è sempre stata pronta ad accogliere flotte di amici improvvisando colazioni, pranzi leggere o cene più impegnative, amo molto riservare a chi amo questo tipo di cura e sostengo proprio che cucinare sia un atto d’amore e di premura, con noi stessi ma anche nei confronti del prossimo. Nel libro affronto le più comuni tematiche della mia quotidianità, i vicini di casa, il mio amatissimo quartiere, le mie radici, il mio lago, l’eros e la cucina ma anche tutti quei valori che al meglio hanno cresciuto e sfamato la persona che sono. La base del libro è comunque il romanticismo, non stiamo parlando del libro di cucina da casalinga disperata per intenderci ma un ricettario più “piccante”. L’arte della cucina non dev’essere frettolosa e può trasformarsi in un momento molto seducente e giocoso. Preparare il cibo è sexy!
La cucina, come luogo di diletto, piacere e incontro ma anche seduzione quindi?
Esattamente. É un libro innanazitutto genderless, rivolto a single e non proprio, come recita il sottotitolo. É indicato a chi desidera fare colpo al primo invito a cena ma anche a quelle coppie collaudate che non possono rinunciare a quell’aspetto hot, anche in tavola.Le ricette sono semplici, creative e curiose, adatte anche agli apprendisti in materia, insomma facili e per tutti. Ho desiderato assegnare a questo libro un’attitude sensuale, un taglio audace e malizioso e che non fosse il solito libro di chi attraverso la cucina fosse riuscito a riscattare un passato triste o una sfortunata disavventura. Un libro felice, divertente, stuzzicante, in fondo, ogni incontro un po’ speziato nasce sempre davanti a del buon cibo.
Non immaginavo questa passione per la cucina?
In realtà non mi reputo così brava, non sono una professionista, è solo un argomento che mi piace affrontare. Ritengo che sia importante cimentarsi e scoprire in ognuno di noi anche quei talenti sommersi. É bello poi sentirsi completi, anche in cucina.
Vedo sempre meno donne ai fornelli e diviene sempre più accesa quella querelle sulla suddivisione dei ruoli sino a poco tempo fa di pertinenza esclusiva femminile. Come la pensi a riguardo?
Sicuramente non considero svilente avere cura delle proprie cose e della propria casa. Non viviamo più nell’epoca in cui la donna era relegata in cucina a preparare litri e litri di conserve e marmellate ma ritengo comunque importante saper fare un po’ di tutto.Per fare colpo non è necessario saper cucinare come uno chef, intendiamoci, o essere servili, ma considero gratificante riuscire a ritagliarsi anche qualche piccola soddisfazione dietro i fornelli, non solo per deliziare gli altri, ma anche e soprattutto per noi. Io stessa, ad esempio, possiedo un lato casalingo poco visibile dall’esterno. Adoro la mia casa, è la mia alcova, mi piace averne cura e mi sento molto femminile in questo. Trovo appagante saper fare un po’ di tutto, anche in cucina e riconosco in questi gesti un autentico atto di premura, di considerazione, prima per noi stessi e poi per chi insieme a noi condividerà il pasto. Probabilmente può diventare una carta in più da giocare.
Quindi cucinare è un’arma di seduzione?
Sì potrebbe esserlo.