Fabrizio Tedeschi

“Quando dipingi non pensi sempre al messaggio che devi trasmettere o al tema da approfondire, ma ti lasci condurre dalla passione, da uno stato d’animo. In me convivono esperienze e sentimenti che attraversano il mondo e per qualche motivo emergono in un determinato modo”.

Vivere è anche un pò viaggiare… luoghi che visitiamo nel tempo, ma anche pensieri, ispirazioni, sogni o semplicemente note di una canzone, parole di un libro o di una persona che incontriamo lungo il nostro cammino. “Noi siamo il risultato del nostro percorso” ci racconta l’artista bresciano Fabrizio Tedeschi, “anche quando non ne comprendiamo il motivo, la nostra storia ci accompagna e ci spinge in una direzione o nell’altra”. Animo sensibile e delicato, Tedeschi si racconta con la semplicità di chi vive il mondo dell’arte da sempre e non sente il bisogno di discorsi ridondanti. 

Una carriera iniziata nel mondo cinematografico e proseguita in ambito artistico come pittore figurativo dapprima per passare successivamente ad una pittura gestuale fatta di segni astratti, simbolici e in alcuni casi mistici. Una ricerca continua e introspettiva che si concretizza in opere originali e molto personali; un viaggio alla ricerca della bellezza, della meditazione e forse molto altro.  

I tuoi studi d’arte e cinematografia ti portano dapprima ad alternare l’attività pittorica a collaborazioni con produzioni cinematografiche e televisive…

Tengo a dire che ho iniziato dalla pittura e dal disegno che non ho mai interrotto. Detto questo ho avuto l’occasione di lavorare in alcune produzioni video a Brescia e ho vissuto tre anni a Roma dove ho avuto la fortuna e il piacere di lavorare con registi importanti come Christian De Sica, Marco Ferreri, Paolo Costella… Un ruolo di assistente alla regia che mi ha permesso di fare parecchie esperienze; curare le scenografie e in alcuni casi anche le colonne sonore. Non ho mai abbandonato l’ambito artistico inteso nella sua accezione più ampia e soprattutto la pittura; partendo dal figurativo creavo delle opere di sapore surrealista, metafisico-surrealista e poi pian piano mi sono astratto sempre di più fino a sposare il concetto di “Totem” inteso come simbolo spirituale da proporre come opera d’arte, quadro o scultura.

Totemismo come pratica religiosa tribale, ma non solo. Nei Paesi occidentali è interessante sottolineare il valore sociale e spirituale del “Totem” considerato come emblema e simbolo. Cosa rappresentano i tuoi Totem?

Il mio percorso parte da un punto di vista molto personale che mi spinge a ricercare idee cromatiche e materiche originali, sempre perseguendo la continuità del mio lavoro naturalmente. Il concetto di base non interessa dunque soltanto le sculture che sono dei veri e propri totem, ma anche le tele che come “totem srotolati” ripropongono le stesse simbologie sacre. Con queste opere desidero mettere in luce anche l’aspetto meditativo dell’arte, specie in un momento storico di profonda crisi spirituale che ha colpito tutti noi.

La tua tavolozza fonde sapientemente i colori che si alternano e rincorrono vivaci sulle tele con texture fitte, materiche. Da dove nasce l’ispirazione?

Da un punto di vista estetico la mia ispirazione nasce dal piacere del colore e degli abbinamenti che si possono fare, colori caldi e freddi, caldi scuri e freddi chiari e viceversa. Linee colorate verticali abbinate in sequenza, immagini figurative che fanno parte della mia esperienza visuale, forse ancestrale. L’arte in molti casi è inconscia, come fosse un test psicologico, a volte anche l’artista non sa da dove nasce un’idea.

Esiste un filo conduttore che lega le tue opere tra loro, che storia raccontano?

Le opere si rincorrono e si richiamano, ma sono anche molto differenti tra loro. Io racconto un viaggio alla ricerca della bellezza, della meditazione e forse molto altro. 

In particolare per quanto riguarda i Totem si tratta di simboli mistici e religiosi comuni a tutte le culture del mondo anche se le simbologie hanno interpretazioni differenti. Io utilizzo quasi tutti simboli sacri dei nativi americani come il pesce, il serpente, il sole, la luna ma anche immagini più stilizzate.

Cosa ti lega alla cultura indigena? 

Devo tornare indietro a quando ero ancora un ragazzino e leggevo i fumetti di Tex Willer e le storie delle tribù Navajos. Luoghi che mi hanno sempre affascinato e che ho potuto visitare più avanti; sono andato spesso nello Utah, nella Monument Valley, nella Death Valley, il Gran Canyon, il Bryce Canyon. Attraverso le mie opere racconto un po’ anche la storia dei miei viaggi e delle mie passioni che naturalmente ho approfondito leggendo libri e informandomi.

Come nasce l’idea di utilizzare dei materiali di riciclo? 

Le idee nascono – per fortuna nascono! – ma spesso in maniera istintiva. Certamente sono molte le lezioni che arrivano dal mondo dell’arte; pensa ad esempio a Pablo Picasso, Marcel Duchamp… Ho pensato di sfruttare il concetto di Totem per realizzare, oltre alle tele, dei veri e propri oggetti scultura utilizzando dei materiali di scarto già esistenti come i tubi per l’edilizia che poi dipingo, garze colorate, piccola minuteria, tutto ciò che vedo e mi ispira. Ho utilizzato persino dei pezzi di una grondaia! Oppure alcune volte trovo qualcosa di vecchio e inutilizzato e mi piace dargli una nuova vita, un significato del tutto diverso; mi è capitato con uno stiramaniche trovato in un angolo che oggi è diventato qualcosa di differente.

Pensa che il termine “totem” nella vecchia lingua algonchina dei nativi americani significa “mio parente” e rappresenta lo spirito degli antenati. Un punto di contatto tra natura e spirito, per ritrovare la propria spiritualità in un oggetto d’arte. 

Oltre alle simbologie stesse, utilizzo anche dei piccoli pezzi di scarto come cerchi arrugginiti, pezzi di plastica, di corda, frange di tappeto.

Stiamo vivendo in un periodo di cambiamenti che potremmo definire epocali, molti artisti si sono uniti in mostre collettive per dare voce all’arte: come ti ha condizionato questo periodo storico? 

Sicuramente sono momenti abbastanza deprimenti. Il morale si abbassa e la tua arte ne risente nei colori, nelle forme. Vieni influenzato negativamente dai periodi storici, dalle crisi politiche e dalle guerre in questo caso particolare. Il periodo del Covid, della malattia è stato davvero pesante da affrontare umanamente e come artista di riflesso. In tal senso ritengo che le mie opere prendano vita da un concetto più che mai attuale; viviamo in un momento di grande crisi valoriale, di spiritualità e quindi creare un elemento d’arte che racconti proprio questo si configura perfettamente con gli aspetti sociali e culturali di questo tempo.

Nelle tue opere troviamo elementi riconducibili all’Africa, all’America e qualcuno ha intravisto anche frammenti d’Oriente. Ci sono questi elementi, ci avevi pensato o si tratta di una libera interpretazione? 

Non sempre esiste una motivazione profonda, ti vengono delle idee che forse a livello inconscio sono anche profonde, ma a livello tecnico e di realizzazione sono più superficiali. 

Quando dipingi non pensi sempre al messaggio che devi trasmettere o al tema da approfondire, ma ti lasci condurre dalla passione, da uno stato d’animo. In me convivono esperienze e sentimenti che attraversano il mondo e per qualche motivo emergono in un determinato modo. 

Di fatto un artista esprime il suo essere in quel momento e poi chi lo osserva ne dà un’interpretazione personale, qualche volta anche differente o inaspettata rispetto a quella di partenza.

La tua ultima esposizione “Contemporary Totem” a Venezia, sull’Isola di San Servolo. Quali i prossimi appuntamenti? 

Mi segue una galleria di Shanghai con cui collaboro da anni, anche se ultimamente è stato difficile spostarmi. Continua il mio impegno con Arteinvestimenti; sono in mostra quasi tutte le settimane nelle trasmissioni televisive dedicate all’arte e alle aste. 

A questo proposito, nei giorni scorsi ho partecipato, donando un’opera, a Palazzo Reale per l’”Asta del Cuore” a cui hanno partecipato 75 artisti donando le loro opere a favore dell’emergenza Ucraina. Ritengo fondamentale che in questo delicato momento storico l’arte faccia sentire chiara la sua voce e dimostri di avere un ruolo tangibile all’interno della società anche attraverso delle iniziative di beneficenza.

Fabrizio Tedeschi www.fabriziotedeschi.com

Arteinvestimenti www.arteinvestimenti.it

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