All’interno di un territorio come quello Gardesano, da sempre legato a doppio filo con il mondo dell’enologia fin dalla presenza dell’Impero romano, è nata e cresciuta con il tempo una realtà viva, dinamica, in grado di farsi apprezzare su scala mondiale. Grande tradizione e duro lavoro sono state le chiavi del successo della Cantina Famiglia Olivini, presente sul territorio della Lugana (tra Desenzano e Sirmione) ormai mezzo secolo: proprio il 2020 vede infatti i festeggiamenti per i primi 50 anni di attività dell’azienda, ancora oggi tra le etichette più apprezzate grazie a prodotti di qualità, capaci di incontrare costantemente il gradimento della clientela.

Una storia questa che testimonia il passaggio di generazione in generazione non solo dell’attività, ma anche e soprattutto della passione per il vino e per la terra, come ci racconta lo stesso Giovanni Olivini, che insieme ai fratelli Giorgio e Giordana gestisce ora le sorti dell’azienda:
“Produciamo vino a livello professionale da circa vent’anni, anche se la storia dell’azienda ha inizio ancora nel 1950 grazie a mio nonno e al suo hobby legato alla viticoltura, dalla nostra famiglia trasformato in seguito in un’attività vera e propria. Sono stati necessari tanti sacrifici soprattutto all’inizio della nostra avventura, e dagli ultimi 7-8 anni abbiamo iniziato ad avere grandi soddisfazioni: siamo infatti riusciti a realizzarci sul mercato divenendo un brand riconosciuto, con vendite e richieste in tutto il mondo.
Mettiamo da sempre a disposizione della clientela la possibilità di effettuare degustazioni e visite presso la nostra cantina, con le strutture decisamente frequentate soprattutto da marzo a ottobre: almeno fino a quest’anno, quando abbiamo purtroppo dovuto cancellare gli eventi visto l’evolversi della situazione legata alla pandemia”.
In che modo l’azienda ha affrontato quest’anno di grandi difficoltà legate al mondo del lavoro e del turismo?
In questo periodo stiamo soffrendo come tutti, ma rimaniamo comunque sempre positivi verso il futuro. I primi tre mesi dopo lo scoppio della pandemia sono stati davvero difficili, sotto tutti i punti di vista. Il lavoro in campagna infatti ha caratteristiche uniche, e non può certo arrestarsi di fronte a fattori esterni. Con l’arrivo di giugno siamo tornati a vedere la luce, tanto da registrare una crescita pazzesca delle vendite: rispetto al medesimo periodo dello scorso anno infatti abbiamo incrementato le vendite in modo importante, raggiungendo anche il 60-70% in più rispetto al 2019. Da giugno a settembre abbiamo lavorato con un +50% di media, e questo non poteva nemmeno considerarsi un recupero rispetto a quanto perso nei mesi precedenti, in quanto il consumo di vino non si è certo arrestato in questo 2020.
L’estate appena trascorsa, nonostante le limitazioni, ha visto comunque la presenza di turisti stranieri, e questo ci ha dato sicuramente forza per proseguire il nostro lavoro: di fronte alla tradizionale grande presenza di clienti tedeschi, abbiamo ultimamente riscontrando un flusso sempre più variegato in arrivo, anche da Svizzera, Danimarca e persino Israele, oltre alla maggioranza rappresentata da turisti tedeschi. Certamente con numeri inferiori rispetto a quanto avveniva fino allo scorso anno.
Numeri importanti dunque quelli che sono stati registrati nei mesi passati: di fronte alle nuove difficoltà di questo fine anno, possono rappresentare uno stimolo importate oltre che un propulsore decisivo per proseguire con impegno l’attività di famiglia?
Restiamo comunque sempre positivi nonostante tutto, anche perché di alternative non ce ne sono se si vuole lavorare con impegno e dedizione. Speriamo che questa situazione possa vedere quanto prima la parola fine, e che si consenta a tutte le persone di tornare a fare il proprio lavoro al meglio delle possibilità.
Ora con questo nuovo periodo di restrizioni stiamo ovviamente tornando a soffrire, ma andiamo comunque avanti per la nostra strada, come ho già detto, con grande fiducia.
Dal punto di vista pratico, quali sono state le difficoltà principali che l’avvento del Covid ha portato al vostro lavoro? Com’è cambiata la gestione delle visite e degli eventi in pubblico?
Spesso chi non lavora nel mondo del vino, o in generale in quello agricolo, non è consapevole della quantità di variabili in gioco che possono determinare i risultati aziendali, dalle condizioni atmosferiche al contesto socio-economico. Basti pensare infatti come il lavoro sui campi non possa improvvisamente arrestarsi, rendendo perciò impossibili ai lavoratori soluzioni come la cassa integrazione. Se ai terreni dici “ci vediamo tra tre mesi” cosa puoi pretendere? La natura non funziona così.
Per quanto riguarda la clientela presente presso lo store, abbiamo sempre consentito l’ingresso in quanto ci siamo immediatamente attivati per rispettare tutte le norme igienico sanitarie imposte per contrastare la diffusione del virus; cosa che invece non è stata possibile fare presso la cantina, che siamo stati costretti a chiudere al pubblico per evitare possibili assembramenti. E poi naturalmente le difficoltà maggiori sono derivate dal punto di vista economico, visto e considerato come le vendite siano il presupposto per la sopravvivenza di un’azienda.
Anche di fronte alle difficoltà logistiche di lavorare a diretto contatto con la clientela, come avete deciso di proseguire la vostra attività con il pubblico presso la struttura?
Noi diamo grande importanza all’organizzazione di eventi con il pubblico, come sempre fatto in questi anni di attività.
Naturalmente in questo momento non c’è possibilità di aprire le porte alla nostra clientela, trovandoci anche costretti a cancellare gli eventi che avevamo in programma: siamo comunque pronti per ripartire non appena verrà dato il via libera da parte delle istituzioni.
È un peccato perché eravamo anche in fase di assunzione di personale in questo periodo, ma naturalmente il tutto si è bloccato.
Speriamo di poter riprendere al più presto possibile.
Come cambia ora l’impostazione futura del vostro lavoro, considerando anche come alleati fondamentali del mondo enogastronomico quali fiere ed eventi in presenza saranno difficili se non impossibili da organizzare?
Per noi questa rimane una grande incognita. In questi mesi gli eventi legati al nostro ambito sono stati tutti cancellati, così come avvenuto anche per la fiera principale, il ProWein di Düsseldorf, che è stato rimandato al 2022. Detto ciò, preferisco non esprimermi oltre in merito, in quanto ho un’idea chiara di quello che potrebbe avvenire futuro ma lo tengo per me.
Ci parli ora del vostro impegno costante a migliorare, come avvenuto ad esempio con l’apertura della nuova cantina lo scorso anno.
La nostra crescita aziendale è data soprattutto dal costante impegno che la nostra famiglia mette nell’attività, in quanto siamo sempre in movimento, sempre pronti per nuove sfide. Il nostro lavoro si basa tanto anche sull’accoglienza turistica, caratteristica propria del Lago di Garda, e per questo abbiamo inaugurato lo scorso anno una moderna e attrezzatissima cantina dagli alti standard tecnologici. Andiamo molto fieri della nostra nuova cantina, decisamente all’avanguardia soprattutto per quanto riguarda gli ambienti: non è certamente ciò che ci si aspetterebbe di trovare, in quanto è fortemente impostata sull’accoglienza della clientela, con un tratto distintivo improntato su valori quali purezza, essenzialità ed eleganza. Forte inoltre il legame con la terra anche per quanto riguarda la struttura, caratterizzata da tinte naturali come il verde del fogliame e il colore dell’argilla, così come i materiali scelti rimandano direttamente alle caratteristiche della vigna, ovvero legno e ferro.
In un momento di difficoltà come questo, che valore assume la possibilità di fare rete con le altre aziende del territorio?
Il nostro fare rete si concretizza di fatto con la presenza e l’attività del Consorzio Tutela Lugana DOC, che in questi mesi si è dimostrato sicuramente vivo da questo punto di vista. È normale comunque che quando più persone si trovano a decidere insieme possano sorgere anche problemi, ma in ogni caso è stato fatto un buon lavoro per contrastare l’emergenza.
Com’è orientata ora l’azienda verso il futuro? Ci attenderanno novità da qui ai prossimi mesi?
Abbiamo effettivamente una grandissima novità di cui non abbiamo ancora parlato, che presenteremo il prossimo marzo: sarà questa l’occasione per lanciar un nuovo vino mai prodotto sul territorio della Lugana. A dimostrazione questo di come l’attività e i progetti non si arrestino mai, così come accaduto anche durante i primi mesi di scoramento, quando era facile farsi prendere dalla depressione: siamo abituati così, a non fermarci mai. Per questo abbiamo comunque proseguito nello sviluppare idee, facendo comunque attenzione ai costi: per questo la novità in arrivo nel 2021 per noi è molto importante, ma al momento non sveliamo ulteriori dettagli. Diamo a tutti l’appuntamento al 1° marzo.
Modernità che l’azienda manifesta anche, ad esempio, tramite un sito internet ricco e dal forte impatto visivo, che invitiamo tutti a visitare per scoprire prodotti, iniziative e location varie…
In effetti il nuovo sito internet che abbiamo di recente attivato è per noi uno strumento fondamentale: abbiamo puntato fortemente su un’impostazione variegata, che potesse così incontrare anche le esigenze delle nuove generazioni, le quali si dimostrano altrettanto affezionati ai nostri prodotti. Se fatta in modo corretto, la comunicazione è decisiva.
In un periodo che vede le attività risentire fortemente dell’emergenza in corso e delle relative limitazioni, che importanza assume il sostegno diretto dei cittadini del territorio verso le aziende locali?
Questo è un concetto fondamentale, in quanto di fronte ad un costante avanzamento tecnologico della società, con i negozi virtuali sempre più presenti e a portata di click, l’importanza di acquistare presso i produttori locali assume un valore decisivo per tutti noi. In questo modo, la speranza è che si possa dare ulteriore slancio al progresso territoriale, che possa confermarsi anche nel momento in cui potremo tornare alla normalità. Mi auguro che alla fine della pandemia rimanga nelle persone questa voglia di acquistare “locale”, così che possa anche crescere la fiducia riposta nei confronti dei prodotti a km zero: spesso infatti vi è la tendenza a giudicare l’erba del vicino sempre più verde, e forse questa situazione fortemente limitante ha contribuito alla ricoperta delle eccellenze di casa nostra.
