il talento, la determinazione, la passione travolgente scorre nelle sue vene dall’etá di 6 anni. Federica Quara, violinista, autrice ed interprete bresciana, per il suo decimo anno protagonista a sanremo ad accompagnare gli artisti sul palco dell’Ariston, andrebbe unicamente ascoltata perché la voce del suo violino é piú magica di mille parole. Io ho avuto questo grande privilegio.

Com’è nata questa passione per la musica?
La musica ha travolto la mia vita sin dalla nascita.
Sono figlia di musicisti, per di più violinisti e questa condizione ha rappresentato una fortuna immensa perchè mi ha donato l’opportunità di ascoltare musica sin dai primi giorni di vita. Una “premessa” che sicuramente ha fatto la differenza nella mia crescita artistica, da bambina, da ragazza e poi da professionista.
Sono nipote di Filippo Lama, uno dei più grandi violinisti italiani, sicuramente uno fra gli artisti più in vista del momento.
Che bambina era Federica Quara?
Federica era una bambina di 6 anni fissata con il violoncello. Purtroppo o per fortuna, per mancanza di posto in quella classe, mamma decise di iscrivermi alla classe di violino con la prospettiva, un domani, di potermi spostare e inseguire le mie ambizioni. Contrariamente rispetto alle ambizioni iniziali mi innamorai perdutamente del violino non lasciandolo più. Mi appassionai tantissimo, anno dopo anno, esame dopo esame, percependo, da ragazza che quella sarebbe potuta essere veramente la mia strada.
Non è così scontato che una bambina di 6 anni possa approcciarsi ad una materia così complicata?
Effettivamente i sogni e le ambizioni di un bambino sono sempre altre ma io mi appassionai immediatamente al violino. C’è anche da dire che noi, figli degli anni ‘80, fummo bambini un po’ diversi da quelli di oggi. Disciplina e spirito di sacrificio stavano alla base della nostra quotidianità e spesso valori come questi venivano proprio indotti dalla famiglia. Sapevamo che per ottenere qualcosa dovevamo impegnarci duramente, oggi è tutto un po’ diverso. Avevamo molte distrazioni in meno e quell’ora al giorno che dedicavo al violino non veniva compressa o corrotta da altri impegni, cosa oggi come oggi impensabile se pensiamo alla mole di attività che coinvolgono ogni giorno i bambini. Inoltre, il violino diversamente dal pianoforte, è uno strumento che sa darti soddisfazioni a lungo termine, dopo anni di studio. Proprio per questo è indispensabile tanta costanza ma soprattutto tanta voglia di intraprendere e portare a termine un determinato e lungo percorso.
Che ragazzina è stata Federica Quara?
La mia vita da adolescente è stata costellata da tantissime soddisfazioni ma anche da molte rinunce. Sicuramente non conducevo la stessa vita delle mie coetanee. Soprattutto nel week-end, mentre tutti uscivano per divertirsi, io rimanevo a casa a studiare ore e ore per prepararmi alle lezioni del lunedì in Conservatorio. Sostenere questo tipo di vita negli anni che, per antonomasia, vengono riservati alla spensieratezza e alla leggerezza, è stato molto difficile ma i miei obiettivi ben chiari sin dall’inizio mi hanno sostenuta. Maturando e frequentando poi musicisti del Conservatorio è stato più semplice allinearmi con questo stile di vita e adeguarmi di conseguenza.
Quali sono state le tue influenze musicali?
Per il primo periodo, almeno fino al diploma, la musica classica è stata la parte predominante.
In fondo al cuore però sono una rocchettara, amante della musica elettronica, una predilezione che mi ha condotta oggi a perseguire questo filone musicale mettendolo in pratica grazie ad una serie di progetti.
Ascoltavo tantissimo Bon Jovi, sin dai tempi degli Europe, ma anche la musica New Age. I miei dischi per intenderci sono improntati proprio su quest’ultimo genere, un po’ elettronico e un po’ new age, stile Enia per farvi un esempio.
Un grande sostegno nella tua vita?
I miei genitori sono sempre al primo posto.
Hai accompagnato grandi voci come Renato Zero, Fiorella Mannoia e Ligabue a quali progetti stai lavorando oggi?
I progetti sono molteplici.
La mia formazione classica, intensa e predominante, ha rappresentato un grandissimo vantaggio nel conseguente approccio con generi trasversali come il pop e la musica elettronica. Sono assolutamente convinta che
sarebbe impensabile fare pop o elettronica senza una base classica e naturalmente viceversa. Oggi desidero approfondire entrambe queste sfere musicali che, nonostante il giudizio di molti colleghi, ritengo non così tanto distanti.
Parlando di musica classica e da Camera parteciperò a progetti di qualità davvero interessanti. Dal punto di vista dei progetti individuali invece partirà a brevissimo la programmazione del tour di “Music in The Dark” per la seconda stagione e il fatto di aver ricevuto l’opportunità di suonare in teatri stupendi mi riempie di gioia e orgoglio.
La versione estiva di “Music in the Dark” invece raggiungerà, come lo scorso anno, location spettacolari come boschi, laghi, suonerò ai piedi di un massiccio incredibile ma che non posso ancora svelare, tutti eventi fuori regione che non vedo l’ora di comunicare.
Approderò anche in radio per la prima volta il 15 aprile con il mio disco che prende appunto il nome da questo spettacolo: “Music in the Dark”.
Cosa significa far parte dell’orchestra del festival di Sanremo, quanta preparazione e che percorso hai dovuto affrontare prima di quel fatidico 1 febbraio?
É una preparazione mentale e fisica pazzesca. Il Festival di Sanremo quest’anno è stato particolarmente difficile soprattutto per tutte quelle norme anticovid che hanno diciamo alterato la nostra stabilità soprattutto emotiva.
I continui tamponi hanno alimentato un’ansia e un’angoscia pazzesca soprattutto per il rischio di vedere sfumare mesi e mesi di preparazione.
La preparazione a un Festival equivale a un lunghissimo periodo di studio. Inoltre, devi inziare ad abituarti ad orari diversi e ad una mole di lavoro sempre maggiore. Nel primo periodo romano le prove si sono sempre tenute durante il giorno mentre a Sanremo, proprio per preparare il fisico ad uno spostamento orario, eravamo perennemente impegnati la sera.
Sanremo significa rientrare nei propri alloggi nel cuore della notte, anzi della prima mattina, ancora con l’adrenalina che scorre suggerita dal palco e capisci che gli orari sono letteralmente sballati e il tuo bioritmo si sposta inevitabilmente. Al di là di questo Sanremo è emozione pura, un momento indescrivibile.
É un mondo complesso il vostro?
É un mondo complesso, un po’ crudele e molto, molto competitivo per cui è necessario dare il massimo.
Amo moltissimo anche ritrovarmi in tour con grandi artisti o registrare in studio insieme a loro proprio come mi capitò con Ligabue.
Quali sono stati i tuoi favoriti a Sanremo?
In assoluto al primo posto metto Irama, al secondo posto Emma Marrone e al terzo sicuramente Sangiovanni.
Cosa pensi del panorama musicale attuale italiano e di quello internazionale?
Oggi si iniziano ad intravedere dei segnali di apertura mentale nel panorama musicale italiano. Lo abbiamo osservato lo scorso anno grazie alla carriera che hanno fatto i Måneskin. Finalmente si iniziano ad abbandonare certi stili musicali che non hanno giovato alla nostra musica a favore del rock e della musica elettronica di qualità. Sono fiduciosa che, grazie a grandi artisti, soprattutto giovani, un nome per tutti potrebbe essere quello di Madame, si possa intraprendere un filone di qualità.
Cosa ascolta Federica Quara in auto?
Ascolto i miei dischi, purtroppo con quella capacità autocritica che mi conduce ad attacchi di nervoso (e ride), in questo periodo ascolto molto Celine Dion e Bon Jovi.
Un idolo nella musica e nella vita?
Nella musica Celine Dion in assoluto. La stimo e la amo profondamente dal punto di vista tecnico, umano e musicale ma anche dello stile, la paragono a una grandissima cometa, quelle rarità che nascono una volta ogni migliaia di anni. Nella vita in realtà sono troppi i miei idoli, diciamo che il mio idolo è semplicemente colui che riesce a fare della propria vita un viaggio davvero speciale.