“Un’edizione strabiliante” a detta della critica, quella del settantaseiesimo Festival di Cannes che ha visto susseguirsi ben 131 pellicole, durante i dodici giorni di proiezioni, apprezzate per l’elevato livello cinematografico. Un concorso interessante non solo per la presenza di star ormai consolidate che hanno animato il Festival, ma anche per i numerosi nomi nuovi che si sono rivelati nella maggior parte dei casi ottimi.

“Aatomie d’une chaute” di Justine Triet si è aggiudicato la Palma d’Oro, mentre il Premio Grand Prix, secondo più importante riconoscimento del kermesse, è andato al film “The zone of interest” di Jonathan Glazer.
Impossibile non notare che questa edizione è stata quella dei tre film italiani in concorso, cosa non frequente, seppure nessuno di questi abbia entusiasmato troppo la Giuria. “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti forse difficile da comprendere al di fuori dell’Italia; “Rapito” di Marco Bellocchio pur essendo un film molto buono non ha spiccato per particolari motivazioni. Più strano invece che “La chimera” di Alba Rohrwacher, probabilmente una dei più grandi talenti cinematografici che ci sia in questo momento in Italia, non sia rientrato tra i film premiati.

Il Premio della Giuria è stato vinto dalla commedia sentimentale “Les feuilles mortes” di Aki Kaurismaki; il Premio per la regia è stato vinto da Tran Anh Hung per la pellicola drammatica “La passion de Dodin Bouffant” e Miglior sceneggiatura per Sakamoto Yuji con “Monster” di Kore-Eda Hirokazu.
Il Premio al miglior attore al Festival di Cannes è andato a Koji Yakusho per il film “Perfect days” di Wim Wenders, mentre il Premio per la migliore interpretazione femminile è stato vinto da Merve Dizdar con il film “About dry glasses” di Nuri Bildge Ceylan.
Per “Un Certain Regard”: Premio Un Certain Regard alla pellicola “How to Have Sex” di Molly Manning Walker; Premio della Giuria a “Hounds” di Kamal Lazraq e miglior Regista a Asmae El Moudir con “The Mother of All Lies”.
immagini di Chiara Tiraboschi