Francesca vincente con garbo

“…quando ero più giovane vedevo l’obiettivo come qualcosa da raggiungere, mentre adesso lo cerco dentro di me. Se ottieni qualcosa senza sacrificio, senza meriti, puoi anche aver conseguito l’obiettivo, ma non avrai raggiunto la soddisfazione personale” Notaio Francesca Capaldo

Tre aggettivi che ti contraddistinguono?

Ambiziosa…ti dico anche il perché?  Sorride.  Perché sicuramente sin da quando ero ragazza ho sempre avuto in mente gli obiettivi che volevo raggiungere.  Durante la mia giovinezza, in modo più immaturo diciamo, l’obiettivo diventava un faro dal quale non mi spostavo mai, mentre oggi cerco di essere un po’ più flessibile, meno intransigente.  A questo proposito un altro aggettivo che mi rappresenta è l’essere autocritica e perfezionista perché pretendo sempre molto da me stessa.  Dall’altro lato penso anche di essere una persona ironica che ama scherzare non solo al di fuori dell’ambito lavorativo, ma spesso anche in Studio dove è importante alternare la serietà del lavoro a momenti più leggeri dove lo spirito e l’ironia alleggeriscono anche la giornata più lunga.

Quando hai deciso di diventare Notaio? 

Penso di averlo deciso già a sei anni! Ricordo di aver accompagnato i miei genitori a fare il rogito per casa loro, si trattava di una cooperativa con diversi soci, e intorno ad un grande tavolo, erano sedute venti, venticinque persone che compravano casa, proprio come noi. A capotavola un Notaio anziano del mio paese parlava e mi sembrava che dicesse tutte cose molto importanti; mi piaceva moltissimo il fatto che nessuno lo interrompesse e, anzi, lo ascoltavano tutti con una certa deferenza. Quella era l’idea del lavoro che avrei voluto fare! In effetti l’idea del pubblico è un aspetto che amo, non per protagonismo, ma per il sano piacere di essere in mezzo alla gente e raccontare quello che penso e che vivo, la mia storia.  E del resto la presenza del pubblico mi ha sempre entusiasmata fin da quando ero bambina; ho iniziato a fare lezioni di teatro a sette anni, ho proseguito mentre frequentavo il Liceo classico e mettevamo in scena opere e tragedie greche.  C’è stato un momento in cui ho sostenuto persino dei provini per delle soap opera ed ero arrivata anche abbastanza avanti nelle selezioni, tuttavia ho sempre ritenuto lo studio più importante e quindi ho un po’ ridimensionato quest’idea seppur in realtà io abbia sempre fatto parte di Compagnie teatrali amatoriali come ad esempio l’Associazione Culturale Clemente di Rosa a Brescia o l’Arca in Volo di Gussago con la quale abbiamo portato in scena alcuni spettacoli.

Un carattere deciso che ti ha portato ad essere la prima donna allieva ammessa all’Accademia Aeronautica. 

Mi racconti com’è andata? 

Una storia particolare iniziata nel 2000, primo anno in cui le donne avevano l’opportunità di partecipare alle selezioni per entrare nelle Accademie militari. Ero all’ultimo anno di Liceo, avevo diciott’anni e il fatto che fosse una cosa che accadeva per la prima volta mi incuriosì subito. Eravamo 16.000 partecipanti per 132 posti con la particolarità di una quota rosa, ma direi al contrario, nel senso che le donne non potevano essere più del 20% perché c’erano alcune difficoltà strutturali legate ai primi anni. Una volta affrontate le preselezioni di cultura generale, le visite mediche e l’elaborato d’italiano, siamo stati selezionati in un numero minore per sostenere delle prove psicoattitudinali di una settimana all’interno dell’Accademia: giochi di ruolo, simulazioni, test per lavorare in team, prove di matematica, di lingua straniera e infine i risultati.  Prima assoluta ovviamente! (e ride).  É stata una grandissima soddisfazione ed è stato in qualche modo divertente perché la prima volta che il concorso è stato aperto alle donne, è arrivata prima proprio una donna. Dopo circa un mese tuttavia ho deciso di abbandonare, lasciando anche dei privilegi, perché come Capocorso avrei avuto un po’ la carriera spianata… ma riflettendoci sul campo, ho capito che probabilmente non era la scelta giusta per me che sono una persona abbastanza creativa e sensibile a cui piace scrivere, leggere e lì invece, come dire, c’era questo senso della regola che io ovviamente portavo avanti nei miei studi di legge, ma declinata in una modalità non conforme al mio pensiero, troppo rigida per me.

Quanto è importante la capacità di reinventarsi nella vita? 

È importantissima!  Non avere timore del cambiamento credo sia un aspetto fondamentale per raggiungere dei risultati nella vita e, almeno nel mio caso, la novità non mi angoscia bensì in qualche modo mi galvanizza.  Nel momento della prova, quando si rende necessario ripartire e reinventarsi, mi sento investita dalla voglia di riuscire e quindi riesco a dare il meglio di me, mentre fatico di più quando tutto si ripete e scorre fin troppo fluido.  Naturalmente è necessaria una buona capacità di adattamento alle situazioni, pur rimanendo me stessa, cerco di essere resiliente rispetto al cambiamento.

A proposito di cambiamento, tu sei di origine campana, della provincia di Salerno. Cosa ti ha portato a Brescia? 

In un primo momento la famiglia perché ho sposato un ragazzo che lavorava a Brescia. Avevo ventiquattro anni, ero già laureata e vinsi una borsa di studio per un dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Brescia che purtroppo non riuscii a terminare perché, nel contempo, superai il concorso notarile.  Detto questo non ho mai abbandonato del tutto l’Università con cui continuo a collaborare; scrivo alcuni articoli legati al diritto commerciale e magari più avanti potrei diventare cultore della materia. A tal proposito sono la delegata del Consiglio Notarile per l’Osservatorio bresciano sulla Giurisprudenza Commerciale – a cui partecipa l’Università e gli Ordini professionali di Commercialisti, Avvocati e Notai – che ogni anno organizza una sorta di massimario delle pronunce più importanti della Sezione Imprese del Tribunale. Brescia col Tribunale Imprese fa da Corte d’Appello anche per le città di Bergamo, Mantova e Cremona quindi, insieme a Milano, sono le due Sezioni Imprese della Lombardia.

Notaio a 28 anni, eri tra le più giovani se non ricordo male…

Questa è una cosa simpatica perché ovviamente ogni concorso ha i suoi “più giovani” e poi, mano a mano che il tempo passa, purtroppo questo primato si perde perché arrivano degli altri. (Sorride). Quell’anno eravamo una decina di giovani dello stesso anno a passammo tutti il concorso… oltretutto nello stesso anno, era il 2009, ebbi mio figlio, sostenni l’esame orale il primo giorno del nono mese di gravidanza… un’altra bella sfida!

Le tue battaglie continuano all’interno del Consiglio Notarile di Brescia che è in prima linea nella tutela delle donne…

Lo scorso anno sono stata eletta nel Consiglio Notarile di Brescia insieme ad altri dieci colleghi, di cui sette donne; ammetto che qui a Brescia il notariato è molto donna, infatti circa il cinquanta percento dei Notai bresciani sono donne e anche molto giovani. Diciamo che il fatto di trovarci in sette donne in Consiglio ci ha fatto sposare con particolare entusiasmo l’iniziativa partita dal Consiglio Nazionale del Notariato, insieme alla Banca d’Italia, intitolata “Conoscere per proteggersi”. Un progetto che ha portato alla pubblicazione di un vademecum per la promozione e la diffusione della cultura giuridico-economica tra le donne con l’obiettivo di contrastare una violenza che molto spesso è sottovalutata e probabilmente meno visibile, ma sicuramente molto diffusa.

Il progetto “Conoscere per proteggersi” di cosa si occupa in particolare? 

Un’iniziativa che ha l’obiettivo di offrire gratuitamente alle donne l’accesso ad informazioni giuridiche ed economiche di cui molto spesso vengono private, magari proprio in famiglia. Spieghiamo alle donne cosa significa firmare delle garanzie, delle fideiussioni oppure perché scegliere la separazione dei beni piuttosto che la comunione legale. Questi termini, spiegati in modo semplice, consentono alle donne di approcciare in modo più consapevole molte situazioni che si trovano a vivere. Nei nostri Studi possiamo osservare spesso contesti di grande disagio – e preciso che non è un fenomeno relativo a fasce sociali basse, ma veramente trasversale a tutte le fasce sociali – legati ad una sorta di sudditanza psicologica che impedisce alla donna di gestire da sola numerose questioni economiche. Aggiungo che a Brescia vediamo tante donne di nazionalità diverse, quindi culture anche molto differenti dalla nostra per cui ci vengono raccontate sovente storie difficili di violenza non solo economica, ma anche fisica. Oltre a questo progetto il Consiglio Nazionale del Notariato promuove sul territorio nazionale gli Sportelli di primo orientamento per i cittadini sui temi di interesse notarile come l’acquisto della casa, mutui, donazioni, testamenti e successioni a sostegno delle fasce deboli della popolazione. E’ possibile trovare tutti i riferimenti sul sito www.notariato.brescia.it

Il Consiglio Notarile di Brescia è molto attivo, quali le iniziative in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023? 

Devo dire che abbiamo presentato due iniziative molto belle. La prima si svolgerà nel mese di ottobre presso il MO.CA – Moretto Cavour e porterà a Brescia, per tre settimane, la mostra itinerante “Io qui sottoscritto” che presenta i documenti raccolti per secoli negli Archivi Notarili di tutta Italia e quindi i testamenti di italiani illustri come ad esempio D’Annunzio, Garibaldi, Zanardelli, Cavour e molti altri. In occasione di questa mostra, che la mattina sarà aperta alle visite delle scuole e il pomeriggio sarà fruibile dalla cittadinanza, abbiamo in animo di organizzare degli eventi di lettura drammatizzata magari con l’aiuto di qualche ospite a sorpresa.L’altro progetto molto interessante è legato alle X Giornate perché noi, come Consiglio Notarile sponsorizziamo da anni il Festival delle X Giornate di Brescia coordinato dal maestro Daniele Alberti. Quest’anno porteremo avanti un percorso di legalità, con la Fondazione Francesco Soldano del Maestro Alberti, attraverso una giornata durante la quale, sia per le scuole che per la cittadinanza, cercheremo di spiegare i concetti della legalità. Unitamente a questo sosterremo tutta una serie di eventi correlati ancora in fase di definizione. E ancora, in collaborazione con la Fondazione Occursio seguiremo un progetto di legalità nelle scuole e, ricorrendo quest’anno i vent’anni dalla riforma del diritto societario che è stata approvata nel 2003, con l’Università degli Studi di Brescia – Dipartimento di Scienze Giuridiche, organizzeremo cinque incontri sul diritto societario per mettere in luce i cambiamenti avvenuti in questi vent’anni con l’aiuto di illustri esperti provenienti da tutta Italia.

Come concili tutti questi impegni con la tua vita privata? 

Ammetto che la vita privata non è stata molto semplice, conciliare tutto è faticoso. Sono debitrice verso i miei genitori, nel senso che se non ci fossero stati i nonni a darmi una mano certamente tante cose avrei dovuto accantonarle o quantomeno rinviarle a quando mio figlio sarebbe stato più grande. Una statuetta d’oro a loro che mi hanno aiutata a realizzare ciò che desideravo. Oggi mio figlio è grande, è un adolescente, quindi da un punto di vista pratico organizzativo è tutto più semplice rispetto a quando era molto piccolo, però è ovvio che i ragazzi hanno bisogno di una presenza importante, di sentire intorno a loro un calore familiare. Ovviamente adesso che mi sono ben ambientata in città, che ho molto amici, le relazioni sociali mi aiutano ad avere una vita un po’ più facile perché posso contare sull’aiuto di persone che mi vogliono bene e magari, in alcune circostanze, mi supportano materialmente nell’organizzazione e nella gestione pratica quotidiana.

A proposito di giovani, pur essendo giovane anche tu, cosa pensi dei ragazzi di oggi… se potessi dare un consiglio a quanti si approcciano ad una carriera che almeno inizialmente pare in salita… 

Io vedo i ragazzi di oggi come una bella risorsa di passione e di cuore, sono coinvolti da ciò che li circonda e hanno ben chiaro cosa piace loro e cosa desiderano fare. Dall’altro lato secondo me difettano un po’ rispetto all’idea di sacrificio. Nel mio caso per arrivare ad avere comunque una vita che era quella che desideravo, ho dovuto fare molti sacrifici, ho trascorso tante serate in compagnia delle sudate carte, sorride, anziché andare a ballare o divertirmi. Il sacrificio però è servito perché mi ha dato la possibilità di approfondire e oggi, forse, quello che manca è proprio il desiderio di andare un po’ più in profondità alle cose. Quello che mi sento di consigliare, di augurare a mio figlio e agli altri giovani è di scegliere una strada dove mettere il cuore, ma anche la testa e tanto sacrificio necessario per raggiungere dei risultati importanti. Non parlo soltanto di obiettivi raggiunti, ma di soddisfazione personale perché quando ero più giovane vedevo l’obiettivo come qualcosa da raggiungere, mentre adesso lo cerco dentro di me. Se ottieni qualcosa senza sacrificio, senza meriti, puoi anche aver conseguito l’obiettivo, ma non avrai raggiunto la soddisfazione personale.

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