“Con tenacia e pazienza i sogni si possono realizzare”
Quante volte leggendo un libro immaginiamo il volto di un personaggio o il profumo di un luogo quasi fossimo parte della storia? Certamente esistono scrittori che, più di altri, riescono a farci sognare a colori attraverso le parole ed è questo il caso di Gabriella Morgillo. Capitoli brevi, diretti e “molto visivi” che hanno affascinato i lettori del romanzo “Libera” e suggerito da subito l’idea che potesse trasformarsi in un film per il grande schermo. “Finalmente libera” è stato presentato in anteprima al Teatro Santa Giulia di Brescia e uscirà nelle sale cinematografiche nell’estate 2022, a seguire sulle piattaforme Netflix e Amazon Prime. Prodotto dal regista Giuseppe Di Giorgio, coprodotto da “Il Serpente Aureo” e “Elena Rivaldo” la sceneggiatura del romanzo è stata scritta dalla stessa Gabriella che per nessun motivo avrebbe rinunciato a “restare fedele” alla trama originale. “Devi avere le idee molto chiare in questo mondo perché gli altri non sconfinino nella tua parte di terreno. Diciamo che, ogni tanto, devi difendere le tue ragioni alzando delle mura per proteggere quegli aspetti irrinunciabili che ti rappresentano e fan parte di te!”. Bella, eclettica e senza dubbio tenace, la modella, scrittrice e sceneggiatrice bresciana non rinuncia a portare avanti le sue idee e realizzare i suoi desideri perché “bisogna sempre sognare perché prima o poi i sogni si realizzano!”.
A cura di Paola Rivetta

“Libera”, un romanzo che hai scritto a vent’anni che è rimasto a lungo in un cassetto, perché?
Quando scrissi “Libera” ero una studentessa universitaria, piena di sogni come oggi ma con meno sicurezza in me stessa. Lo scrissi fondamentalmente per tener fede a una promessa che mi feci quando ero bambina: “da grande scriverò un romanzo” e così fu. Ho sempre amato scrivere e appena trovai la giusta ispirazione decisi di raccontare tramite l’inchiostro le emozioni travolgenti che attraversano i giovani nella fase di passaggio da adolescenti a giovani adulti. Non avevo idea però di come funzionasse la pubblicazione di un testo, all’epoca il web e i social erano davvero ancora poco usati e non si sapeva nulla di come fossero certe dinamiche di pubblicazione. Dopo quattro anni aprii il mio profilo Facebook; il social era appena nato e ancora poco diffuso. Pubblicai lì una foto con un estratto del mio romanzo e un agente letterario mi notò. Nel giro di pochi mesi venne pubblicato “Libera”, il mio primo libro, dalla casa editrice Apollo Edizioni che da allora ne segue le vendite.
Quanto c’è di te in questo romanzo? Ti rivedi in uno dei personaggi?
Quando si scrive un libro c’è sempre una parte di se stessi, nei personaggi e nelle trame che vengono raccontate, ma Libera non è autobiografico. La trama ruota attorno alla storia di una ragazza, Roberta, che per superare insicurezze e schematizzazioni dovrà affrontare le sue emozioni anche tramite errori e delusioni, ma soprattutto confrontandosi e vivendo i rapporti con i suoi pari.
Un gruppo di giovani che, per la prima volta, affronta situazioni nuove, al di fuori degli schemi della vita conosciuta fino a quel momento. Quali sono per te gli stereotipi che dobbiamo combattere nella nostra vita?
Più che stereotipi direi che dobbiamo affrontare i nostri limiti, le insicurezze e i pregiudizi. Specialmente questi ultimi, vengono spesso associati agli altri senza rendersi conto che, molte volte, noi stessi li scagliamo sulla nostra persona: non ci fidiamo del nostro istinto, non ci sentiamo in grado di realizzare qualcosa di positivo per noi e per gli altri, crediamo di essere sbagliati o non valere abbastanza. Tutto questo ci porta ad assumere degli atteggiamenti scorretti verso noi stessi e gli altri, adottare difese come l’ipercontrollo, la solitudine, la rabbia o la paura. Secondo me, solo quando saremo davvero in grado di accettarci e amarci per quello che siamo, riusciremo a sviluppare un sentimento di empatia ed integrarci con il resto del mondo. Ovviamente solo comprendendo e accogliendo i nostri pregi e difetti potremo fare lo stesso per gli altri.
Quant’è difficile affacciarsi alla vita per un giovane… che ruolo ha il gruppo in questo percorso?
Se utilizziamo la metafora della finestra, con la parola “affacciarsi”, direi che per i giovani di oggi è molto semplice farlo; attraverso i social si è catapultati nel mondo con un semplice “click”. Tutt’altra cosa invece è comprendere il mondo, assai più difficile.
Forse oggi risulta facile vedere, ma è difficile andare oltre. Così anche per i giovani è più facile confondere l’apparenza con la realtà, dare più peso all’esteriorità rispetto a ciò che si ha dentro e si può dare; si pensa erroneamente che tutto debba esser facile e veloce quando le cose più belle e vere richiedono sempre tempo, pazienza e tanto sudore.
Le relazioni umane, i rapporti con i coetanei e con gli adulti sono l’unica cosa autentica da cui trarre degli spunti positivi per crescere e specchiarsi con i propri occhi e non attraverso un selfie. Il gruppo e i suoi ideali negli adolescenti rappresentano la conferma di ciò che si pensa di essere… se il giudizio è negativo può portare a conseguenze devastanti per la personalità di un giovane, ma se positivo e costruttivo diventa una seconda famiglia, un punto di riferimento che difficilmente verrà perso anche crescendo.
Le pagine del tuo libro si sono trasformate in immagini sullo schermo…
Già dal primo istante, da quando il libro iniziò a circolare, il feedback di molti lettori fu che il mio metodo di scrittura fosse molto “visivo”; sembrava di vedere le immagini e le storie raccontate tra le pagine. Per uno scrittore vedere il proprio libro raggiungere il grande schermo è un’utopia, uno dei sogni più grandi, ma io decisi comunque di provarci. Mi dedicai allo studio per imparare a scrivere una sceneggiatura e così nacque la mia. Dopo molti tentativi e tante porte chiuse in faccia trovai chi decise di credere nella mia storia e renderla un film.
Hai seguito tu la riscrittura del copione cinematografico. Ci sono state modifiche importanti per necessità di regia oppure il film è rimasto “strettamente fedele al testo”?
La sceneggiatura del film “Finalmente Libera” è mia; chiesi espressamente alla firma del contratto con il regista Giuseppe Di Giorgio di poterla curare io, perché non avrei tollerato una distorsione della storia. Tenevo moltissimo ai miei personaggi e al messaggio del romanzo e, di conseguenza, se non avessi potuto scrivere io la sceneggiatura avrei rinunciato al film. Il regista comprese il mio pensiero e l’accolse. In realtà la mia sceneggiatura differiva già in alcuni passaggi dal romanzo, proprio per renderlo più filmico e meno introspettivo e cercare al contempo di spiegare meglio i personaggi e le loro vicende. Ovviamente sul set ci sono state ulteriori piccole variazioni legate ad esigenze prettamente di regia, ma nei film succede sempre così, è quasi impossibile che un film tratto da un romanzo venga riprodotto fedelmente.
Hai partecipato ai casting di selezione dei personaggi? Rispecchiavano l’idea che avevi nel tuo immaginario?
Assolutamente sì e ne sono felicissima. La scelta degli attori era un’altra conditio sine qua non che avevo richiesto per lo sviluppo del film, per amore della storia e dei miei personaggi. Devo ammettere di essere stata davvero fortunata perché ho avuto la possibilità di conoscere tantissimi giovani artisti che si sono messi in gioco per la parte e di aver potuto scegliere attori e attrici eccezionali, dal punto di vista professionale e personale. Si è creato un gruppo di lavoro meraviglioso, sembravano tutti amici da una vita come nel mio film, credo lo siano diventati nella realtà e questa cosa mi riempie di gioia.
L’anteprima a Brescia, al Teatro Santa Giulia, nella tua città… è stato emozionante?
L’anteprima assoluta al Teatro Santa Giulia di Brescia è stata meravigliosa.
Emozionante nel vero senso della parola perché è stata la primissima volta sul grande schermo per tutti i presenti in sala; per il pubblico, ma anche per noi del cast tecnico e artistico! Sono davvero contenta di esser riuscita a portare l’anteprima nella mia città, anche perché nel film, seppur Brescia non compaia come location, sono presenti molti elementi di “brescianità”. Come colonna sonora proposi alla produzione il brano “Diluvio Tropicale” di Federico Mazzini, in arte Magus, un cantante di Gussago e “Minore di 3” dei Gagsters, un duo composto da Ruben Sarafian e Alberto Valtulini, anche loro di Brescia. Inoltre alcuni dei costumi di scena sono stati realizzati da Cinzia Boldini, anche lei bresciana. E, naturalmente, io sono di Brescia e la storia è nata ed è stata scritta nella mia città.
Un film che ha ricevuto molti premi per categoria, regia, menzione speciale come miglior attrice a Camilla Tedeschi. Come hai vissuto questi successi?
Il film è stato prodotto da Giuseppe Di Giorgio e coprodotto da “Il Serpente Aureo” e “Elena Rivaldo”, sta affrontando ora il percorso festivaliero e devo ammettere che ha ricevuto davvero tanti riconoscimenti e premi sia nazionali che internazionali. Questo film ha richiesto un duro lavoro da parte di tantissime persone che vi hanno dedicato tempo e passione in ogni singolo momento e che, per lunghi mesi, si sono messe a completa disposizione del progetto. Ogni riconoscimento ricevuto è una gioia per ciascuno di noi; credo che tutti meritino queste gratificazioni per l’impegno profuso.
I tuoi progetti futuri?
Il film “Finalmente Libera” uscirà nelle sale cinematografiche nell’estate 2022 e successivamente anche sulle piattaforme di Netflix e Amazon Prime. Per quanto riguarda i miei progetti attualmente sto lavorando al mio quarto romanzo, il sequel della light novel “The Legend of the Light Knights – I Cavalieri della Luce” distribuito da Starshop e Panini dal 2019 e che sta avendo moltissimo successo. Essendo un romanzo fantasy sarà abbastanza lungo e richiederà diversi anni di lavoro, ma spero di poter annunciare presto la sua uscita, dopodiché vedrò se realizzare anche un prequel.
Parlando di sogni mi piacerebbe tantissimo che i miei cavalieri si trasformassero in un film, o un anime (animation), anche se in Italia si tratta di un genere difficile e ancora poco diffuso… comunque mai dire mai, bisogna sempre sognare perché prima o poi i sogni si realizzano!