Graziella la signora del basket

“Io ritengo che la fortuna non esista, ma bisogna essere al posto giusto nel momento giusto e darsi da fare per costruire il proprio percorso di vita con passione e positività. Così facendo in qualche modo appare tutto più semplice e meno pesante”. Dottoressa Graziella Bragaglio

“La Signora del basket”, ti piace questa definizione ricorrente? 

Mi piace, la trovo diversa. Devo ammettere però che io non nasco come appassionata di basket, anzi io e lo sport avevamo due percorsi completamente diversi. Nel momento in cui ho sposato mio marito, che è nato con una palla da basket in mano, naturalmente la passione è diventata non solo sua ma anche mia. Prima seguivamo una squadra a Cremona, sua città natale, poi nel 2009 per motivi organizzativi legati alle squadre cremonesi, si decise di trasferire questo titolo a Brescia e naturalmente essendo bresciana decisi di mettermi in prima linea come Presidente. Era un progetto ambizioso e impegnativo per una città in cui il basket mancava esattamente da ventotto o ventinove anni. Da quel momento è nata “la Signora del basket” e onestamente non è nemmeno il mio unico soprannome, in casa mi chiamano Signora Rottenmeier! Scherza.

Come arriva il basket a Brescia?

Diciamo che dopo qualche anno di fermo per seguire gli studi e il lavoro, nel 2000 io e mio marito abbiamo deciso di far partire un’Associazione Sportiva a Cremona e da quel momento il titolo sportivo ha vinto piano piano tutti i campionati, dalla promozione alla serie D, alla serie C e così via fino ad arrivare alla serie B. Poi è stato trasferito a Brescia e nel 2016 siamo finalmente giunti in serie A. Dopo due anni di serie A abbiamo conquistato l’Europa, un grande traguardo!Nel 2016 c’è stato l’incontro con Mauro Ferrari che è diventato Main Sponsor della squadra e da quel momento ha iniziato ad appassionarsi ed essere coinvolto sempre di più, al punto di decidere di dare continuità a questo progetto insieme anche perché, dopo vent’anni, cominciava ad essere impegnativo sia dal punto di vista economico che sotto l’aspetto gestionale. Lo sport richiede di essere sempre in prima linea e finché le cose vanno bene è pazzesco, ma quando vanno male è tutt’altra cosa!

Un’attività impegnativa che occupa gran parte del tuo tempo, com’è essere donna in un mondo di tanti uomini? 

La mia storia in un certo senso si ripete… già da ragazza, quando decisi di prendere il diploma in Scienze Tecniche, che poi è diventata una laurea, la maggior parte dei colleghi erano uomini, mentre oggi i tecnici di radiologia sono quasi più donne. In quegli anni avevo ventitré, ventiquattro anni e fui assunta agli Spedali Civili di Brescia dove il mondo era prettamente maschile. Così ho abbandonato qualunque distinzione “uomo-donna” anche perché in fin dei conti dipende dalle caratteristiche di ognuno di noi, da quelle che sono le qualità di ogni persona. Allo stesso modo nel mondo della pallacanestro è stato abbastanza faticoso; ho ricoperto anche il ruolo di Presidente di Lega per un anno e mezzo e, anche in quel caso, il confronto era solo ed esclusivamente con uomini. Ritengo che sia stata comunque un’esperienza costruttiva per quelle che erano le mie conoscenze legate allo Sport, ma altrettanto faticosa perché devi essere sempre molto preparata, devi saper competere a tutti i livelli e mettere da parte le tue debolezze. Nello Sport a livello dirigenziale le donne sono ancora veramente poche!

Ti capita di essere stanca o amareggiata e pensare di “lasciare tutto”?

Il mondo dello Sport è decisamente faticoso! La vittoria ti porta tanta emozione, soddisfazione, coinvolgimento; tutte emozioni belle e positive che ti legano e ti aiutano a socializzare. D’altra parte perdi un po’ la tua privacy e la tua intimità perché di fatto non sei più libera di muoverti, ma neanche di pensare perché non si tratta di un’azienda privata dove chiudi la porta e decidi le sorti di ciò che sta all’interno di un certo perimetro. Nello Sport devi tenere in considerazione tanti pezzettini di uno stesso puzzle: il tifoso che ti aiuta a portare avanti questo sistema sportivo, le aziende partner, le istituzioni, i media, i giocatori, la dirigenza. In effetti in alcuni momenti vorresti fermare tutto e smetterla di essere costantemente in prima fila. Pensa quando assisti ad una partita e ci sono momenti nei quali magari, nei confronti degli arbitri, vorresti saltare per aria o andare in campo… e invece sei lì, con gli occhi puntati su di te e devi cercare di mantenere questa aplomb. Sono esperienze comunque che mi hanno aiutata a crescere dal punto di vista personale e, a livello  emozionale, mi hanno dato tantissimo…ricordo quando abbiamo vinto quelle cinquanta partite su e giù per tutta l’Italia, un’emozione che rimarrà nella storia di tutti, ma certamente anche nel mio cuore. Il mondo dello Sport, forse più di ogni altro contesto, può regalarti tanta adrenalina e soddisfazioni incredibili.

Coppa Italia di basket, la Germani conquista il Trofeo. Una battuta è doverosa…

Un traguardo davvero strepitoso! Noi siamo arrivati un pò sfavoriti a questa Coppa Italia, ma alcune volte servono anche i colpi di fortuna per raggiungere il risultato. 

Eravamo proprio al limite, ma non abbiamo perso le speranze e abbiamo deciso di andare a Torino e provare da ottavi a giocarci la partita contro il Milano. Da un certo punto di vista era stimolante perché Olimpia Milano è un grande club, un grande team, però siamo arrivati con la consapevolezza che il mercoledì avremmo potuto anche tornarcene a casa senza nessuna pretesa. Siamo arrivati con questa tranquillità, la serenità e il desiderio di fare bene contro una squadra di grande livello. Invece abbiamo portato a casa la vittoria e questo ci ha dato la forza di tornare a Brescia, poterci allenare al palazzetto e stare con nostre le famiglie. Siano ripartiti il venerdì per affrontare il Pesaro e, anche in quell’occasione, avevamo quel sentore di positività perché noi siamo abituati a giocare due o tre partite settimanali,  inoltre dovevamo toglierci un sassolino dalla scarpa dopo aver perso in casa con loro all’ultimo secondo. Quando abbiamo vinto la partita naturalmente ci siamo un attimo galvanizzati seppure avremmo dovuto affrontare un altro Club di Eurolega, Virtus Bologna. Loro avevano dato tantissimo nella partita giocata prima di noi il sabato pomeriggio e forse erano troppo appagati, oppure siamo stati davvero tanto bravi… Ma io penso che siamo stati talmente bravi noi nell’affrontare questa partita con tutta la capacità gestionale, sia dalla panchina dell’allenatore che da parte dei ragazzi, che alla fine abbiamo ottenuto questo risultato storico per Brescia che non aveva mai vinto la Coppa Italia del Basket. 

Un traguardo che arriva contestualmente al Premio della Brescianità 2023 che ti è stato assegnato alla presenza del Sindaco Del Bono e del Vescovo Monsignor Tremolada…

Un’emozione unica… In questi anni ho ricevuto tantissimi Premi e dimostrazioni di affetto, ma direi che questa è una rappresentazione incredibile di quello che è l’amore che questa città ha manifestato nei miei confronti e di tutto il lavoro che è stato fatto. 

Professionista, imprenditrice – ci troviamo giusto nel Poliambulatorio Oberdan, moglie e madre di tre figli. Come concili tutti questi impegni con la tua vita privata? 

Apro un cassetto, faccio quello che devo fare e lo richiudo. Apro, faccio e richiudo in un incessante passare da una cosa all’altra. Diversamente non ce la potrei fare! Oggi i miei figli hanno ventinove, ventotto e vent’anni e io ho sempre lavorato come imprenditrice e libera professionista anche quando erano piccoli e persino appena nati. Pensa che sono passata in Ospedale per il controllo e mi hanno fermata perché ero quasi in travaglio e poi, a distanza di dieci giorni, ero già pronta a ripartire e tornare al combattimento. Secondo me la maternità dipende anche un pò da come la affronti anche se devo ammettere di essere sempre stata bene, e questa è una fortuna, mentre ci sono donne che stanno male e quindi il massimo rispetto.

Quali sono le caratteristiche necessarie per raggiungere il successo, la serenità, la stabilità…

Sono molte le componenti, gli ingredienti che devono rientrare nella nostra vita. La prima direi proprio il rapporto con la persona con la quale costruisci la tua vita familiare piuttosto che lavorativa; io e mio marito siamo soci del matrimonio, lo siamo stati nella vita lavorativa e siamo soci anche nelle passioni che ci accompagnano nel quotidiano ed è così da trent’anni. Poi ci sono delle caratteristiche che sono innate in ognuno di noi e condizionano le scelte che andremo a fare. C’è chi fa la scelta di portare avanti la famiglia e rinunciare all’attività lavorativa, oppure altri decidono di seguire la propria carriera, dipende. Io ritengo che la fortuna non esista, ma bisogna essere al posto giusto nel momento giusto e darsi da fare per costruire il proprio percorso di vita con passione e positività. Così facendo in qualche modo appare tutto più semplice e meno pesante.

C’è qualcosa che tra i mille impegni non riesci a fare o che rimpiangi di non avere fatto?

Mi ritengo soddisfatta di tutto quello che ho fatto finora. Forse, pensando a qualcosa che mi manca, potrei risponderti qualche vacanza in più. Fino a vent’anni fa viaggiavo spesso, ho visitato quasi tutto il mondo, mentre ora le mie vacanze – come ripeto sempre in famiglia – sono soprattutto in via Oberdan o a Collebeato… Ride. A parte gli scherzi amo il lago, la montagna e quando posso me ne vado in campagna nel piacentino dove abbiamo una casa. L’alternativa potrebbe essere su una barca in mezzo al mare, senza il cellulare, distesa ad ascoltare il silenzio.

Le tue giornate dovrebbero avere più o meno ore? 

Le mie giornate vanno bene così! Sorride. Dipende da come gestisci il tuo tempo. Io ho imparato a non farmi prendere dalla frenesia di iniziare troppo presto, tanto comunque le mie giornate non finiscono mai prima delle 20.30. Per esempio questa sera ho un Consiglio Comunale a Nave giusto a quell’ora, un’altra bella esperienza a cui non sono riuscita a rinunciare. Io credo che sia giusto dare il massimo e non fermarsi mai per imparare qualcosa di nuovo, frequentare gente diversa, capace di darti qualcosa anche umanamente. Certo devi farlo con spirito propositivo perché sai, in molti casi, è bello ascoltare gli altri.

Concludo con una domanda che mi piace sempre molto… cosa pensi dei giovani?

Io credo che i giovani di oggi abbiano qualcosa che forse noi non avevamo, una capacità di girare il mondo, di assorbire tutto ciò che è il “martellamento del mondo”. Pensa alla comunicazione, a tutto quello che hanno a disposizione: con un telefonino puoi sapere qualsiasi tipo di cosa, mentre noi dovevamo andare in edicola e comprare un giornale.  Dico sempre che è impossibile che un giovane non trovi lavoro oggi se studia e si dà da fare. Io sono felice di lavorare con i giovani perché ti trasmettono freschezza, voglia e la fantasia che magari a volte l’imprenditore adulto perde. Personalmente non amo le abitudini che diventano routine, sono noiose e monotone sia a livello lavorativo che familiare. I nostri giovani hanno sempre il sorriso, la voglia di crescere e di costruire.

Un messaggio per loro, cosa consiglieresti loro?

Se posso dare un messaggio ai giovani è di coltivare le loro passioni e direi che questa è la cosa più bella in assoluto, fare quello che si sente nel cuore, naturalmente nel rispetto degli altri, perché solo così si può crescere e costruire la propria vita, la carriera, le relazioni e i rapporti con gli altri. Non bisogna mai abbandonare una sana curiosità che sia da spinta per imparare ad andare sempre avanti nella propria vita.

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