I consigli che vi metto in busta 

Lei è Sabrina Grazini, sabrine_graz per i più informati, la consulente del lavoro più virale d’Italia che con i suoi 175 mila followers e la sua grande  tenacia e intraprendenza ha saputo ritagliarsi  il podio di riferimento più ambito dei social media,  quello di Forbes Italia.

Cosa voleva fare Sabrina Grazini da grande?

Mentre tutte le bambine desideravano diventare principesse io da piccola volevo fare il Presidente della Repubblica. Mi affascinava tantissimo quella figura e nonostante la mia giovanissima età riusciva a tradurre le mie prime ambizioni probabilmente cariche di autorevolezza e desiderio di potere. Crescendo ovviamente trovai la mia strada che comunque, anche se non proprio ai vertici (e ride) fa sempre parte del diritto.

Cosa ti ha spinta ad avvicinarti a questa sfera della professione?

Sono sempre stata una ragazza estremamente vivace e loquace e probabilmente per questa attitudine partecipe e solidale durate le scuole superiori mi chiesero di accompagnare il professore di diritto, non vedente, durante i cambi dell’ora tra una classe e l’altra. Fu un’esperienza che cambiò radicalmente la mia vita, mi appassionai tantissimo a questa materia e rimasi affascinata dal mondo del diritto. La scelta universitaria rappresentò un’intuibile conseguenza come se sentissi il richiamo di questa sfera professionale.   All’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse il consulente del lavoro, ma l’idea mi piaceva e durante il primissimo stage individuai subito la mia strada. Mi innamorai di una figura poco conosciuta e un po’ al di fuori dai classici schemi, una materia molto tecnica e sempre in continua evoluzione.Una professione con non ti conduce, con una laurea in tasca, a vivere di “rendita” ma che ti obbliga ad uno studio e ad un approfondimento continuo soprattutto dopo due anni di Covid, di decreti, di modifiche e di dibattiti, era in cui governa e ha governato l’incertezza. Il diritto del lavoro è diritto vivente, una materia che cambia sempre, pesante e polverosa per certi versi, ma che mi ha sempre attratta. É quel qualcosa che riguarda tutti noi, lavoratori, datori di lavoro, piccole e grandi aziende, il consulente del lavoro serve davvero a tutti, dalla pensione, alla maternità, dai primi apprendistati agli stage, tutti cavilli importantissimi della nostra vita che inevitabilmente incontriamo sulla nostra strada professionale.

Di cosa ti occupi principalmente?

Gestisco per lo più aziende anche se una parte di clientela proviene dai canali social. Sono lavoratori alla ricerca di risposte sulle tematiche più calde come letture della busta paga, maternità o bonus.La gestione dell’amministrazione del personale è comunque il mio ruolo principale al servizio di quelle piccole medie aziende che necessitano di un consulente esterno che possa gestire contratti e pratiche sulle risorse umane. Un lavoro veramente minuzioso, estremamente personalizzato che a volte ti obbliga a calarti in analisi molto più umane e meno burocratiche.

Una consulente del lavoro con 175 mila follower su instagram, quando e perchè hai deciso di rendere virali le tue competenze?

Con tanta, tantissima incertezza a gennaio 2020 decisi di aprire la mia Partita IVA e poco dopo come tutto il resto del mondo venni letteralmente inghiottita dal Covid. Il momento fu davvero drammatico, la pandemia da una parte e l’assoluta incertezza professionale dall’altra.Fu il mio compagno, che si occupa di comunicazione in particolare di public speaking, ad incoraggiarmi a comunicare delle utili nozioni sul mondo del lavoro sui social, un modo come un altro per rendermi utile e al contempo distrarmi dall’orribile situazione che il mondo intero stava attraversando.Inizialmente per imbarazzo scartai l’ipotesi sentendomi profondamente inadeguata.In quel frangente parenti ed amici conoscendo le mie competenze iniziarono ansiosamente a domandarmi delle consulenze in merito alle prime casse integrazioni e ai rapporti di lavoro che stavano pesantemente contrassegnando quel periodo. In quel preciso istante compresi che probabilmente sui social avrei potuto aiutare molte più persone ed essere utile in un delicato momento.Registrai il mio primo video quelle quattrocento volte prime di pubblicarlo su instagram assalita dall’imbarazzo e dal timore. Lo pubblicai e in seguito ne pubblicai molti altri rendendolo un servizio per gli altri.Quell’esitazione si trasformò in breve tempo in un grande successo e l’interazione raggiunse altissimi livelli.Il mio obiettivo sin dall’inizio, essendo il nostro un lavoro molto tecnico, era quello di spiegare alle persone in modo semplice e attraverso un lessico facile da comprendere tutta la burocrazia che si stava attraversando, raccontando i vari casi della professione, delle normative, delle novità gestendo le mille sfaccettature del nostro lavoro.

Di recente sei stata premiata da Forbes Italia come terza classificata nella sezione Social Media accanto a Mattia Stanga, cosa rappresenta per te questo traguardo?

Totalmente inaspettato. Un traguardo importante perchè non riguarda specificatamente la mia materia ma rientra nella categoria social media in generale. I numeri non sono gli stessi di Mattia Stanga ma hanno un valore aggiunto proprio perchè riguarda il diritto e il diritto delle persone. Questa è stata una soddisfazione anche dal punto di vista umano. Negli anni scorsi venni duramente criticata dai colleghi per aver esposto la professione quasi in modo autoreferenziale.Ho sempre invece maturato il desiderio, attraverso le varie consulenze su instagram, di voler avvicinare sempre di più lavoratori e datori di lavoro rispondendo loro con soluzioni certe, diffondendo contenuti estremamente utili e spiegati in maniera semplice e corretta. Non è stato un lavoro autocelebrativo ma un servizio che ho rivolto agli altri. La nostra è una materia importante e renderla comprensibile a tutti è importante. 

Da chi è composta la tua fan base?

Giovani e giovanissimi, dai 20 ai 35 anni, persone che iniziano a entrare nel mondo del lavoro, ragazzi che affrontano il primo contratto, la prima busta paga o che sostengono il primo colloquio di lavoro senza saper gestire la parte economica. Mi rivolgono domande sullo stage, sull’apprendistato e su altri cavilli per loro indecifrabili. Una bella fascia riguarda invece quei lavoratori che hanno voglia di approfondire il proprio contratto. Stiamo infatti assistendo ad un momento storico davvero particolare in cui le persone non guardano più unicamente la parte retributiva ma sono più incentivati dai loro bisogni, desiderano flessibilità e benefits, quella tematica del welfare, soprattutto sul tessuto bresciano, oggi particolarmente interessante. 

Il Covid nella sua oscurità e drammaticità ti ha permesso di entrare nelle case delle persone…

Sì, purtroppo o per fortuna sì.Se a gennaio avevo molta paura nell’aprire una partita iva oggi si è innescata una vera macchina. Oggi i miei principali clienti provengono dal web, da tutta Italia, per lo più sono start up innovative o società benefit gestite da ragazzi molto giovani, dai 20 anni in su, che di punto in bianco si ritrovano a gestire 10/15 collaboratori con una burocrazia molto pesante. Una generazione con una mentalità davvero diversa dalla nostra che ritrova i propri partner probabilmente nei propri canali di riferimento, i social. Giovani imprenditori caratterizzati da una gestione aziendale che, se ritenuta al top nel loro campo professionale, lamenta lacune sotto gli altri punti di vista. Amo definirle le aziende del futuro che sono già nel presente molto distanti dal nostro classico tessuto imprenditoriale.

Quali sono le tematiche che coinvolgono maggiormente il tuo pubblico? 

Brutto da dire ma sono i bonus. I bonus attraggono sempre i miei followers. Su questa tematica infatti domina tanta disinformazione e una valanga di requisiti. Pensa che un post dedicato ai bonus può arrivare anche a due o tre milioni di visualizzazioni. Anche licenziamento e dimissioni rappresentano temi caldissimi. 

Normative 2023, quali sono le novità che dovremmo conoscere e quali le prospettive?

Probabilmente cambierà il tempo determinato, il contratto in assoluto con maggiori interessi, sia da parte dei lavoratori sempre alla ricerca di stabilità perchè vive il desiderio di trasformazione in contratto indeterminato, sia per il datore di lavoro che invece necessita di flessibilità. Oggi si sta parlando di ulteriori e possibili revisioni. 

Com’è la situazione attuale?

Oggi è il contratto di lavoro che prevede un termine finale: 12 mesi senza motivazione, oppure 24 mesi specificandone il motivo e questo motivo lo decide unicamente lo Stato. Si discute proprio sull’eliminazione di queste motivazioni per rendere più flessibile lo scoglio dai 12 ai 24 mesi. Dall’altra parte abbiamo questa riforma fiscale che si sta attendendo da tempo con cambio di aliquote Irpef, riduzione degli scaglioni e così via… arriverà più netto in busta? Saranno gli stipendi medio-alti in realtà ad avere un beneficio in più? Si sta discutendo di questo come di smart working. Queste le tematiche più calde conseguenza di tantissimi decreti che hanno cercato di alzare il netto dei dipendenti ma senza però completarsi in una riforma strutturale.

Assunzioni agevolate ad esempio quali sono le categorie beneficiarie?

Sono quasi sempre le stesse. Riguarda quindi giovani under 36 che non abbiano mai avuto un’esperienza a tempo indetermianto. In definitiva il primo che assume il lavoratore con queste caratteristiche riceve uno sgravio del 100% per tre anni. Uno sgravio che proviene dalla legge di bilancio e viene riconfermato anno dopo anno. Anche le donne possono beneficiarne con 18 mesi di sgravio ma con infiniti cavilli da approfondire in più.

Nell’ambito del congedo parentale invece?

La grande novità di agosto 2022 è la rimodulazione dei congedi parentali. I papà potranno facoltativamente entrare in congedo sfruttando i 3 mesi. La cosa interessante è che per la prima volta diventa strutturale evidenziando un cambio di mentalità. Paesi come la Spagna o del Nord Europa da questo punto di vista sono sempre stati più avanti.

Sei d’accordo sulla 4 day week? Lavorare un giorno in meno e rendere più produttivo il lavoro?

Come tutte le cose dipende dalla struttura aziendale e dalle persone. Sono certamente d’accordo su questa iniziativa che non farebbe altro che rendere sostanziale la qualità del lavoro puntando tutto sulla produttività. Non deve però essere intesa come un’imposizione dell’azienda ma un patto tra datore di lavoro e lavoratore senza per forza focalizzarsi sul venerdì ma eventualmente cercando di costruire un benefits conveniente per entrambe le parti. 

Il giorno “libero” può essere concordato insieme al di là di resistenze che possano dipendere da una mentalità. Per intenderci mi è già capitato in passato di siglare degli accordi del così detto “venerdì off”, accordo patteggiato con il lavoratore per un giorno differente della settimana. 

Com’è il welfare aziendale bresciano?

Si sono fatti dei grandi passi in avanti negli ultimi anni. Il netto in busta è sempre stata la mentalità ricorrente. Solo in seguito al Covid e all’importante cambiamento culturale che ne è derivato si sono mossi i primi passi. Il welfare, quel paniere di servizi, rappresenta comunque un aspetto che deve essere necessariamente costruito con il dipendente per essere veramente attraente e importante. É fondamentale da un lato comprendere gli interessi della popolazione aziendale e dall’altro, quello del dipendente, nel saper cogliere l’opportunità. Resta il fatto che alla vecchia generazione il netto in busta non glielo puoi proprio toccare! 

Forse si è sempre troppo abituati sospettare l’inganno?

Molti lavoratori ad esempio lamentano il mancato pagamento dei contributi su quella parte di welfare, ma è necessario analizzare la situazione poichè moltissimi benefits rappresentano veramente un vantaggio. La mia figura in questo caso molto spesso tende a dare equilibrio anche a questi rapporti. La mancata comprensione da parte del dipendente porta quasi sempre ad un atteggiamento sospettoso, è solo analizzando bene la struttura del piano che tutto cambia. Cosa certa è che oggi come oggi per attrarre le nuove generazioni è necessario avere un piano di welfare. Pensa che il nuovo trend di tik tok sta nel dimettersi in modo virale facendosi un video, un trend che sta davvero spopolando. Viene fatto per denunciare una situazione e per svelare culture del lavoro evidentemente sbagliate. Comunque un atteggiamento obbiettivamente pericoloso.

C’è una normativa che vorresti creare?

Non mi sono mai messa nei panni del legislatore ma mi piacerebbe dedicarla ai giovani. Applicherei qualche trasformazione al contratto di stage, una bellissima opportunità utilizzata molto spesso male. Questo grande disallineamento a livello italiano ha condotto a una disaffezione. Lo stage essendo formazione è di competenza regionale e tende a creare una situazione davvero caotica.I compensi dovrebbero essere alineati per tutte le regioni, cosa che oggi non avviene. Servirebbe una semplificazione ma soprattutto un’unificazione. Dinnanzi a tali incertezzi i giovani sono troppo scoraggiati e poco stimolati ad intraprendere percorsi che potrebbero rivelarsi invece grandi opportunità.

Condividi anche il tuo privato su instagram?

Sì moltissimo. Sulla mia pagina convive la parte professionale insieme a quella privata, fatta di viaggi ed esperienze. Reputo importante mostrare quella vita vera con cui tutti i giorni noi facciamo i conti, una sfera che non è sempre perfetta, contrariamente a quello che i social esprimo quasi sempre. Si vive di alti e bassi e mi piace condividere anche questo lato umano. 

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STEFANIA VITALI

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