Il nero Kapoor

“Penso che alla fine ogni cosa si riduca ad un’unica grande domanda, la più importante: dov’ero prima di nascere e dove andrò quando morirò?  Questo è il vero senso di noi stessi, del nostro riflesso; che cosa è bianco, cosa è nero; cosa è reale e cosa non lo è. Essenzialmente il lato poetico dell’arte si trova esattamente in quel minimo spazio racchiuso tra queste due domande.” Anish Kapoor

Anish Kapoor e Giulio Paolini

Brescia, Galleria Minini

16 febbraio – 3 maggio 2023

Intervista ad Anish Kapoor

Anish Kapoor

Paolini versus Kapoor. Bianco e nero sono apparentemente opposti eppure hanno la stessa forza attrattiva, proprio come la vita e la morte. Qual è l’opposto dell’arte? Se è vero che ciò che identifica esclude, cosa è arte rispetto a ciò che non lo è?

Oh my God, oh my God! Scherza. Certamente la vita è piena di contraddizioni, di opposti come il bianco e il nero, i maschi e le femmine, il buono e il cattivo e tutto il resto… 

Detto questo l’arte, per definirsi tale, deve far sempre delle asserzioni mitologiche trascurando il lato più oggettivo della stessa. L’oggetto è interessante proprio perché portatore di queste entità mitologiche, di queste domande. Penso che alla fine ogni cosa si riduca ad un’unica grande domanda, la più importante: dov’ero prima di nascere e dove andrò quando morirò? 

Questo è il vero senso di noi stessi, del nostro riflesso; che cosa è bianco, cosa è nero; cosa è reale e cosa non lo è. Essenzialmente il lato poetico dell’arte si trova esattamente in quel minimo spazio racchiuso tra queste due domande. L’artista deve muoversi all’interno di queste possibilità e trovare il modo, la forza, la sensibilità per sentire, e poter distinguere, quello che è arte rispetto a ciò che non lo è. È veramente molto difficile, persino da spiegare. Si tratta di una di quelle cose che resta sempre un pò indefinita e forse è proprio quella la sua bellezza.

Duchamp riteneva il titolo parte integrante dell’opera quindi, se così fosse, quale sarebbe il titolo di quest’esposizione Paolini Kapoor?

Di sicuro il titolo è parte del lavoro stesso, concordo con Duchamp al cento per cento. 

Il valore del linguaggio è imprescindibile, ognuno di noi crede nel proprio linguaggio… e tra me e Paolini credo ci sia qualcosa che, in un certo senso, unisce il nostro lavoro. In qualche modo sia io che Giulio stiamo indicando non solo l’assenza, ma in qualche “strano senso” il bisogno di sentire quell’assenza attraverso chi osserva le nostre opere. Quindi il titolo potrebbe essere… “Osservandoci!” Io ti guardo mentre tu guardi me… Ride divertito.

Quanto è importante il confronto nella propria vita dal punto di vista personale e con gli altri artisti?

Quando sei un artista, ma non solo a dire il vero, è impossibile non fare riferimento ad altri. L’originalità è sopravvalutata! Scherza. Questa conversazione con il passato è un aspetto molto interessante da prendere in considerazione, anche perché può cambiare da un momento all’altro. Ieri stavo guardando un’opera di Raffaello, il suo più grande capolavoro, e non era un emblema di qualcosa che è successo in qualche altro posto nel passato, ma proprio lì in quel momento. Un passo enorme, davvero enorme che è il sunto della conversazione che continuiamo ad avere: non solo rappresentare qualcosa, bensì renderla possibile ora, in questo medesimo istante. E questo ha un’importanza assoluta perché nel presente, in questo breve istante, il tempo potrebbe fermarsi in una sorta di sogno, e in quel secondo, in quel micro istante, qualcosa di impensabile, inimmaginabile, potrebbe accadere…e tutto soltanto in quella frazione di tempo. 

Come definisci l’arte di Paolini, il suo pensiero artistico?

Penso che Paolini abbia la capacità di vedere al di là dell’opera in quanto tale. La sua è un’analisi profonda che si traduce in un’osservazione delle cose insolita e inusuale. L’oggetto viene reinterpretato attraverso gli occhi di Giulio Paolini che ne sottolinea il valore intellettuale, la necessità di darne una rivalutazione culturale. Sono molti gli oggetti che meritano di essere riscoperti ai nostri occhi anche guardando al passato. Io ammiro la grande capacità di Paolini di mettere in luce l’aspetto poetico dell’opera d’arte, la sua abilità di andare oltre ciò che si può vedere con gli occhi. 

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