Isgrò cancella Brixia

Brescia, Parco Archeologico e Museo di Santa Giulia 23 giugno 2022 – 8 gennaio 2023

“Quando uno fa l’artista viene fin troppo consigliato, dai propri amici,  dai parenti e soprattutto dai mercanti che gli girano intorno  e gli consigliano sempre di non ringraziare, ma piuttosto attendere il ringraziamento degli altri come farebbe un Buddha. Io invece sono un debole e desidero ringraziare tutti, specie i miei vecchi colleghi giornalisti per essere stati così generosi da arrivare in gran numero. Questo aiuterà il nostro lavoro affinché la gente stia piacevolmente con noi e non come fossimo un peso. Perché dico questo?  Perché nessuna forma d’arte è realmente legittimata ad esistere se non attraverso le persone che per prime devono fruirla. Se voi andate a Tokyo, Milano, New York, Londra o Parigi, tranne rare eccezioni, vedrete sempre le stesse opere, come se il mondo fosse diventato paurosamente uguale.  Io non sono per i territorialismi, non sono per i localismi né tantomeno per la rilevanza politica che certe posizioni hanno. Io sono per una società aperta, libera, di cui l’arte deve farsi garante con la propria libertà e con le proprie scomodità; soltanto un Paese che sa accettare anche le scomodità che gli artisti gli portano è un grande Paese e può crescere. Un artista può esistere solo se legittimato dal mondo dal quale viene e per questo è importante  ringraziare le persone. Poi devo aggiungere che noi abbiamo fatto come potevamo e al meglio possibile perché conosco i rischi di un’impresa del genere, di queste dimensioni! Inoltre abbiamo cercato di valorizzare ciò che in città c’era già; io mi sono accostato a Brescia con il massimo rispetto, non ho fatto l’artista a cui non importa di niente, che vuol far ciò che desidera a prescindere, non sarebbe stato corretto. Certo l’artista non deve nemmeno inchinarsi servilmente a chi gli dà da vivere – che di solito sono i potenti – non va bene. Detto questo ce l’ho messa tutta a “cancellare Brixia” grazie all’aiuto di Istituzioni e collaboratori eccezionali”. E. Isgrò

L’elemento “cancellatura” è come lo zero in matematica, cosa intende dire? 

Significa che è un elemento di costruzione. Può avere o non avere valore come lo zero in matematica e, se ha valore, potrebbe avere anche un valore negativo come la cancellatura. Generalmente tutti noi cancelliamo con uno spirito di eliminazione, quasi per buttare via, spazzare via. In questo caso invece la cancellatura acquista forza e senso, ha una sua identità. Questa sua forma a mattoncino rappresenta appunto la costruzione di possibilità, di edificazione di nuovi sensi, come fa lo zero quando è preceduto da una cifra; se leggiamo tutti “zero” non contano nulla, ma se mettiamo un numero a caso dei nove basilari davanti a questo zero prenderà una forza importante. 

Acquista valore non tanto in sé e per sé, ma all’interno del contesto che lo accompagna.

Perché la punteggiatura viene sempre mantenuta? 

Non cancellare la punteggiatura è una scelta assolutamente voluta proprio perché la punteggiatura è un elemento essenziale della lingua. Senza punteggiatura a volte non si capirebbe quello che uno scrive e quindi, soprattutto oggi che si tende ad eliminare, è un elemento fondamentale. Se non ricordo male, c’è un’opera del ’69 secondo cui la virgola è il sale della lingua perché può fare la differenza fra una cosa e l’altra. Per questo ci sono molte opere dedicate solo alle cancellature e la punteggiatura, una per tutte “I promessi sposi del Manzoni” perché nel Manzoni la punteggiatura è un elemento imprescindibile della parte letterale. 

A sinistra, “Brixia come Atene”. ©photo Ela Bialkowska OKNO studio.

Brixia come Atene, com’è nata quest’idea? 

Normalmente sarebbe Roma come Atene, esiste tutto un dibattito culturale sulla primogenitura dell’arte romana piuttosto che ateniese o romana; è in una forma ritmica che ritorna. Però esiste anche questa voglia di una nuova possibilità, di un’altra storia da poter raccontare; non è detto che la storia debba essere unidirezionale, la possiamo ampliare. 

In particolare si tratta di una serie di tredici tele, lavori in cui vengono cancellate le immagini di una presunta e possibile rivisitazione di quella che era la vita di Atene, della quotidianità, perché sono immagini che raccontano quello che in quel momento succedeva, ma che sono cancellate sia nelle forme più illustrative, sia nel testo. Per quale motivo? Per andare a suggerire nuove piste di intervento. Se esistono dunque queste nuove possibilità di racconto è anche giusto che al posto di Roma ci sia Brixia e, quindi, si riaffermi quell’identità di una città ripartendo dalle potenzialità di una storia che può essere tutta riscritta. Esiste anche un genere letterario che si occupa di questo, l’ucronia basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo.  Ci sono degli storici che la stanno ricostruendo, non solo dei letterati, e in questo caso ci prova un’artista…

Il Discobolo di Isgrò. Come nasce l’idea di quest’opera?

Nasce dalla necessità di creare un raccordo tra Grecia, romanità e Brixia. La copia romana del Discobolo mi è sembrato l’unico modo per riuscire a ottenere questo, infatti troviamo l’indicazione scritta “IL DISCOBOLO – copia romana” ai piedi della statua. 

Il passaggio delle formiche sul corpo è quello poi che corrode il braccio che, in seguito al grande slancio dell’atleta, si stacca e lo possiamo ritrovare nella stanza che segue. Questo è un modo per dire che è necessario darsi da fare, andare oltre. L’arte deve dare questi messaggi al mondo, non è una voce del listino di borsa.

E perché le formiche? 

Le formiche servono a dare l’idea del passare del tempo. Uno spessore che una certa arte ha abolito oppure, se lo usa, – e mi riferisco allo spessore storico – lo fa per agghindare i quadri e venderli meglio, non per una necessità reale.

Arte e ironia… Qual è la sua ironia?

La mia visione di ironia consiste nel non prendersi mai troppo sul serio se non quanto basta e, soprattutto, prendere sul serio gli altri altrimenti non va assolutamente bene. Bisogna prendersi sul serio quando questo “prendersi sul serio” diventa responsabilità pubblica.

Abbiamo visto moltissime cancellature, che cosa non cancellerebbe mai?

Beh, la stessa cancellatura…sorride. Non la cancellerei perché serve per far vedere l’aver tolto e aggiunto qualcosa.

Cosa cancellerebbe in questo mondo? 

Se c’è una cosa che cancellerei proprio, e la eliminerei davvero, è l’avidità.

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