un’intervista con Laura Bartoli può durare ore, pranzi e cene interminabili perchè il suo carisma, il suo animo particolarmente brillante ma al contempo estremamente sensibile, ti travolge trasmettendoti quella rara sensazione di distensione e di appagamento. É vero, siamo amiche, molto amiche, ma non voglio essere di parte. laura è una persona veramente speciale, un’amica presente in termini di “qualitá” e non di quantitá, una grande imprenditrice della moda, una “combattente”. laura é energia pura, é entusiasmo, é una di quelle donne che, passatemi il termine, “non guarda in faccia nessuno” perché la sua determinazione colma di esperienza l’ha condotta a una stabilitá interiore facilmente riconoscibile. Laura é bellezza, é gusto, é savoir faire, é ironia condita da sagacia, é la vera imprenditoria del fare ma é anche Avenue67, l’oggetto del desiderio che l’ha condotta a brillare per se stessa.

Parlando di “casa”, quale luogo geografico ti viene in mente?
Sicuramente Brescia. La vita quotidiana profuma di Brescia. Qui mi sento a casa. Anche poco fa, nel scendere dell’automobile, ho respirato questa esatta sensazione. Anche Bergamo è casa, perchè ci ho vissuto per molti anni, ma Brescia è la mia nicchia di persone speciali.
Tra i tuoi genitori qual è stata la figura di riferimento? O che ti ha condizionato maggiormente?
Mio padre assolutamente. Con lui ho sempre avuto un rapporto conflittuale, fatto di alti e bassi. É un uomo dotato di una fortissima personalità, un temperamento totalitarista e autoritario, un atteggiamento che trasferiva dall’azienda alla vita famigliare innescando un’atmosfera che ha profondamente inciso la mia infanzia e la mia adolescenza. L’azienda di famiglia è stata per me una palestra di vita. Per questo insegnamento gli sarò per sempre grata ma dovetti sostenere una gavetta logorante, assolutamente priva di favoritismi. Mi lasciava in magazzino a tagliare gli elastici delle giacche a vento con il seghetto elettrico vigilando sul mio operato. Insomma una “iena” nel vero senso della parola.
É solo distaccandomi da lui che riuscii veramente a realizzare me stessa.
Qual è stato il tuo percorso di studi?
Frequentai il liceo linguistico a Bergamo, una scuola particolarmente visionaria e “futurista”, una scelta che si rivelò sostanziale per le esperienze che poi bussarono alla mia porta. Questo tipo di formazione mi ha permesso di muovermi nel mondo con più disinvoltura.
Frequentai anche un master alla Bocconi per colmare la mia lacuna amministrativa, ancora oggi molto latente (e ride), un ambito a cui preferisco sfuggire, è infatti la mia socia a gestire conti, numeri e bilanci.
Iniziai a muovere i primi passi nell’azienda di famiglia, un’impresa consacrata all’abbigliamento, al capospalla in particolare. Un’esperienza forte, un esercizio veramente significativo, che grazie a un bagaglio di esperienze di una certa rilevanza, mi ha dato modo, di creare qualcosa di mio, Avenue67. Ho desiderato tanto Avenue67. Un mondo che ruota attorno all’oggetto del desiderio per eccellenza: la borsa.
Perchè la borsa?
Per noi donne la borsa è un accessorio davvero identificativo. Ho scelto di creare una collezione di borse per una pura predisposizione personale ma anche per una “comodità” imprenditoriale. La borsa è un articolo abbastanza “facile”, non è soggetto ai mutamenti climatici, lo vendi nonostante le avversità di stagione ed è sempre stato il mio sogno nel cassetto. Oggi, l’esserci riuscita, o per lo meno, lavorare ogni giorno per l’affermazione del brand, mi fa sentire una persona completa. Sono passati già 10 anni e la sensazione è quella di sentirmi una donna veramente privilegiata perchè mi sveglio ogni mattina facendo quello che amo fare e prendendo il bello e il brutto della giornata con l’entusiasmo e la motivazione giusta.
Ma la tua vita professionale è tutt’altro che rilassante…
Sono sempre in auto, macino chilometri e chilometri ma lo faccio con il sorriso, è vero, è una vita complicata da sostenere, soprattutto oggi che non sono più una ragazzina, ma in fondo è tutto quello che amo, tutto quello che mi riempie di gioia e soddisfazione.
Non ti nego che spesso la paura prende il sopravvento. Sono una donna, ma anche una mamma, per giunta sola, la strada a volte può diventare un rischio ma cerco di pensarci il meno possibile. Non riuscirei mai a sopravvivere rinchiusa in un ufficio per esempio. La mia vita fatta di chilometri e di lunghe o brevi distanza, di rapporti continui con persone speciali, clienti che poi diventano amici, amici che poi diventano clienti, luoghi straordinari che puoi incontrare durante il tuo viaggio rappresentano circostanze che mi permettono di vivere bene, di stare bene.
La tua infanzia com’è stata?
Non sono partita da zero. Ecco lo ammetto. Non mi è mai mancato niente nella vita, i miei genitori erano molto benestanti e ho vissuto un’infanzia particolarmente agiata. Lavoravano però entrambi e la solitudine per certi versi rappresentò una costante. I cani si rivelarono i miei grandi compagni di vita. Erano gli anni ottanta, anni scalfiti dai sequestri di persona, mio padre, probabilmente sotto il mirino, si sentì in dovere di proteggere i suoi figli, isolando mio fratello in un collegio Svizzero e me in una casa sotto continua protezione. I cani furono essenziali in quel momento e lo sono ancora oggi, gli unici esseri in grado di donarti una ricchezza immensa.
Nonostante l’aver vissuto una vita particolarmente confortevole non chiesi mai nulla a mio padre cercai sempre di costruire il mio persorso personale contando solo sulle mie forze.
Se ti chiedo di una grande soddisfazione che hai avuto nel lavoro?
La più grande soddisfazione è mia figlia. Mi sto rendendo conto di aver cresciuto una ragazza con grandi valori, gli stessi che mi hanno insegnato i miei genitori, basati sul rispetto e sull’educazione. Adesso che la vedo maturare riconosco i tratti di una donna migliore di me. É una ragazza giudiziosa, non capricciosa, estramemente concentrata sullo sport, sugli animali e sui cavalli. Sono felice della persona che sono e che ho cresciuto, questa è la mia soddisfazione più grande.
Come ti “ricompensi” per un traguardo raggiunto?
S H O P P I N G.
E scrivilo a caratteri cubitali. Potrei gridare al mondo quanto amo fare shopping. Credimi, non appena chiudo un ordine mi gratifico immediatamente. Lo shopping è ispirante e sostengo che la mia visione di moda debba partire prima di tutto da me stessa.
Ma dimmi la verità, acquisti borse dalla concorrenza?
Io sono la prima testimonial di me stessa.
Sarò sincera, adoro follemente la concorrenza, ma Avenue67 rimane il mio secondo “io” e non voglio tradirlo.
Nella tua vita professionale gli uomini sono stati: un modello, un sostegno o un ostacolo?
Un modello di sicuro.
Hai mai vissuto la sensazione di vivere una discriminazione per il fatto di essere donna, in qualche circostanza?
No sinceramente no. Ho sempre navigato in un mondo femminile, la moda, di conseguenza non ho mai avuto modo di misurarmi con esperienze discriminatorie o “emarginanti”. Ho subito però, e ci tengo moltissimo a dirtelo, molta discriminazione dalle stesse donne. Penso che questo tipo di atteggiamento possa rivelarsi la cosa più brutta che possa accaderti. Sia nella vita professionale che in quella privata.
Se vuoi ti faccio anche dei nomi (e ride).
Hai invece avuto la sensazione di possedere una carta in più proprio perché sei una donna?
Sì più di una volta. Essere donna e possedere personalità ti aiuta particolarmente. Saperci fare ma al contempo agire in maniera corretta, “sobria” e virtuosa può privilegiarti. Ho cinquantanni e nella mia vita ho sempre cercato di trasmettere un’immagine estremamente pulita e responsabile, non saprei nemmeno come spiegartelo, insomma non ho mai fatto la cretina, la femminilità va dosata con rispetto, per prima cosa su noi stesse.
Come è composta la tua famiglia?
Benedetta, mia figlia, Luca, il mio compagno e i miei tre cani.
Qual è l’impegno più faticoso nel mantenere una carriere professionale e una famiglia?
Ho imparato a scandire e a dosare i miei tempi. Una volta mi “ammazzavo” nel vero senso della parola per incastrare perfettamente ogni tassello della mia vita, oggi con grande consapevolezza ho imparato a fare domani quello che non riesco a fare oggi, ma con estrema tranquillità e consapevolezza. Vivo meglio adottando questa condotta. Il mio compagno, che è un perfezionista, è fantastico, mi aiuta moltissimo e questo devo proprio dirlo.
L’obiettivo della tua vita oggi qual è?
Per quanto riguarda la vita privata l’obiettivo è quello di rifugiarmi in una serenità stabile. Una condizione comunque strettamente collegata con la vita lavorativa. Condurre Avenue67 a un buon successo significa per me riflettere positività anche sulla vita famigliare.
Quando la stabilità del tuo business diviene più solida riesci a vivere con più distensione. Ho sempre lavorato nella mia vita e l’indipendenza rappresenta un grande valore.
Però se proprio potessi esprimere un desiderio per la tua carriera?
Espandere il mio mercato a livello mondiale.
E per la tua famiglia?
Un giorno vorrei potermi ritirare in una casa in mezzo al verde e vicino all’acqua. L’acqua è sostanziale nella mia vita. Vorrei circondarmi in questo vortice di serenità insieme ai mie cani, avere cura di loro e accoglierne sempre di più in famiglia.
