LA MOSTRA Di SONIA ROS GALLERIA BRESCIA CORSO MATTEOTTI 44, BRESCIA – VERNISSAGE: VENERDÌ 3 DICEMBRE 2021 DALLE ORE 18

AGÌTI E NON ATTORI
di Massimo Minini
Ho deciso di provare a capire le ragioni del tuo lavoro. Una serie di pitture che pian piano da un modo pittorico più freddo e strutturato sta sciogliendosi in colori d’acqua, in forme tra l’umano e l’amebico. Sembra che tu stia cercando di far nascere da un tuo interno remoto immagini di sogno e di visioni che si mescolano.
Per chi dipinge un artista come te? Ma per se stesso, diavolo. Tu non dipingi per noi, pensando a noi.
Non so come lavori, mi piacerebbe vedere, ma so che non lasceresti assistere alla nascita del mito. Il mito, infatti, richiede lontananza, visione sfocata di sogno, attenzione ad occhi socchiusi, apparizione e sparizione in sequenza rapida.
Le figure sorgono come in un acquario a metà tra l’umano e il sottomarino, dove probabilmente è nata la vita. Vedi che cerco di descrivere ma non mi è concesso. Pittura e parole stanno su piani diversi e non possiamo giustificare l’una con l’altra. Ne ho parlato con te ma anche qui nessuna trascrizione possibile. Sono dipinti da guardare e perdercisi. Lo sguardo vaga su un filamento che pare una frangia di vestito o forse tentacoli di un gentile mostro sottomarino. A volte sembra che un corpo stia prendendo forma ma tu lo blocchi sul nascere, ne esce mezzo corpo che allude. Non sono mai mostri, sono bellezze acide e suadenti, magie di una Odissea nello spazio di un mediterraneo culla di civiltà, di sculture antiche, di filosofia e tragedia.
Forse questo. La tua pittura, il tuo modo, le evocazioni, gli accenni, le citazioni, vengono da lontano, da quello strato di subconscio depositato da secoli di grande pittura.
Forse cosi: un artista tedesco, belga, svedese non potrebbe dipingere così perché non sono depositate in lui le immagini che noi abbiamo assorbito nelle chiese, nelle deposizioni, nella discesa dalla croce di Volterra, nel compianto di Bologna dove una delle Marie si dispera e le vesti gonfiate dal vento rimandano da un lato alle aure del tempio delle Nereidi a Xanthos (ora al British) e
dall’altro al Boccioni di “forme uniche….”
Queste apparizioni incidono nel DNA di un pittore italiano e, nei casi migliori, come questo, ci vengono vomitate addosso con impeto, tutte assieme, in un tentativo di fondare un linguaggio pittorico nuovo, moderno quindi sconosciuto, una imagerie che non fornisce risposte consolanti ma nemmeno pone domande-tranello.
Guardo i due grandissimi nuovi dipinti esposti al Marco Polo, aeroporto veneziano e penso che abbiano anche una funzione consolatoria. I passeggeri in transito danno uno sguardo distratto e veloce. Li vedono. E non capiscono.
Sicuramente non ci spendono il tempo che noi abbiamo dedicato alla loro felice, colorata struttura.
Ma il baleno dei due capolavori si imprime nei frettolosi turisti in via surrettizia.
Entrano come ladri gentili con il piede di porco della cultura visiva italiana che si rinnova da pittore a pittore nei secoli, quando il nuovo prende in mano il testimone che la staffetta della cultura gli assegna come compito: portare avanti la ricerca di un linguaggio che tenga conto, superandoli nei modi, ma
asseverandoli nei contenuti, di tanta storia che ha fatto dell’Italia una nazione dove l’arte viene assunta col latte materno e che dunque viene digerita fin dall’infanzia, come un dono che alcuni sanno riconoscere da storici, studiosi, studenti, collezionisti, amatori, mentre altri si fanno carico di continuare nella tradizione innovandola profondamente, aggiungendo un quid molto personale che, in pochi casi, diventa nuovo patrimonio comune, assunto nei modi che la modernità ci consente.
Agìti e non attori…
Ma… come ho fatto a non capire.
Questi sono dipinti d’acqua, sott’acqua, si, ma sono fatti a Venezia e anche se non intenzionalmente, anche se l’autore non voleva riferirsi a lei, anzi a Lei, ecco che la Serenissima viene fuori con le sue lusinghe, con i suoi luoghi magici.
Sembra di vedere la grande testa a Rialto nel Casanova di Fellini, mentre esce lentamente dall’acqua. Un film dalle immagini sognate e inventate, come qui si inventano le orche, le sirene, le figure impossibili ma che forse potremmo vedere negli abissi dove regnano polipi giganti con tentacoli che non stritolano ma avvolgono, abbracciano, antenne che trattengono dolcemente con i loro artifici come le sirene di Ulisse, dal canto suadente e narcotizzante. Il mare è la madre della vita sul pianeta ed è un mondo ancora ignoto.
Si dice da fonti ben informate che conosciamo meglio la luna che non il mare e i suoi misteri, le sue profondità dove abiterebbero creature enormi e sconosciute, territorio di caccia per la fantasia.
E chi meglio di un pittore ha il diritto (il dovere?) di dare un corpo alle paure e ai sogni, ha la libertà di prefigurare forme ignote, ha la fantasia per aprire le porte su un mondo sconosciuto ma reale e non di favola consolatoria?
Venezia ha una grande parte in questo modo.
È come se la pittura dei secoli d’oro si fosse data un ultimo inatteso, insperato e ispirato appuntamento nel XXI secolo. La pittura è ormai sparuta e quasi sparita per cedere il posto ad altre arti nate e cresciute nel frattempo. Giusto cosi: largo ai giovani. Poi bisogna vedere i contenuti. Essere giovani non è un merito né una garanzia. Oggi la pittura ha ancora ragioni da vendere e diritto d’esistere quando racconta storie importanti narrate con stile.
E alla fine di tutto questo inutile parlare, scrivere, giustificare, dobbiamo tacere e decidere se le opere che abbiamo lodato a parole tengono il livello, tengono il passo, trattengono l’attenzione: in una parola se piacciono a chi è autorizzato a dire.
A me piacciono. Ecco.
LE GRAND TURQUOiSE
INAUGURAZiONE: 3 DiCEMBRE 2021 – ORE 18
DAL MARTEDÌ AL VENERDÌ, 15.30 – 18.30,
ALTRi GiORNi SU APPUNTAMENTO
GALLERiA BRESCiA – CORSO MATTEOTTi 44, BRESCiA
ALESSANDRO NOVAGLiO 335.5337314
SiMONE PRESTiNi 333.1608665
SONIA ROS
Sonia Ros nasce a Conegliano (TV). Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, studiando pittura con Maurizio Martelli, Luca Bendini e Carlo Maschietto e attualmente vive e lavora a Venezia.
Dal 2006 al 2021 le sue Personali hanno abitato le migliori Gallerie d’Europa tra cui nel 2021 Basilea (CH), nel 2017 Londra, Pall Mall Gallery, nel 2015 Palermo Museo Palazzo Ziino, Galleria Spazio Agorà, nel 2014 Spoleto (PG)Mad Umbria Museum e Galleria POLId’ARTE, nel 2013, Milano, Nhow, con la collaborazione di hiWHIM, Galleria Blanchaert e SpazioRossana Orlandi.
Nel 2010 Venezia, ex Casino di Commercio Vecchie Procuratie, Piazza San Marco, nel 2009 Vittorio Veneto (TV), Museo Nazionale di Villa Pisani – Strà (VE) e Chiesa di S. Giuseppe.
Tra le Collettive ricordiamo la sua partecipazione nel 2021 alla “3.Triennale d’Arte di Venezia”, Palazzo Albrizzi – Capello, Venezia. A cura di Associazione Culturale Italo-tedesca di Venezia, Gohete Institut, sempre nello stesso anno “Divina Commedia”, Museo Casa Gaia, Portobuffolè (TV), “ArtVerona”, Verona Fiere, Galleria Spirale Milano, Milano, Brescia. Premio Display.
Nel 2019 “FIORART”, Premio Fiora, International Art Prize, Le Forme dell’Acqua”, Santa Maria della Scala, Magazzini della Corticella – Siena. A cura di Alessandra Barberini. Nel 2017 “Diritto al Futuro”, Dodici artisti italiani alla mostra di San Pietroburgo per il centenario della rivoluzione sovietica. MISP Museo dell’Arte del XX e XXI secolo Manege – San Pietroburgo. Ideazione: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: Centro Nazionale per l’Arte Contemporanea (Mosca), Istituto Garuzzo per la Arti Visive IGAV (Italia), Museo Statale di Arte Contemporanea (Salonicco), New Museum di Asia Chekhoev (San Pietroburgo), Gallerie Anna Nova Artgallery, Marina Gisich (San Pietroburgo) e Pechersky Gallery (Mosca).
Nel 2014 “Asia Contemporary Art Show 2014” – Hong Kong. “Esposizione Triennale di Arti Visive”, Università degli Studi La Sapienza, Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale – Roma. Nel 2012 “Venezia riflessa in onde contemporanee” Istituto Italiano di Cultura di Sofia, Galleria Rayko Alexiev – Sofia. A cura di Afrodite Oikonomidou. Nel 2009 “Metanoia”, Università Ca’ Foscari – Venezia. A cura Diocesi Patriarcato di Venezia. Nel 2008 “Expo 2008 Shanghai”, China, Galleria Perelà – Venezia. A cura di Laura Ostan.
Tra le Collezioni pubbliche ricordiamo: nel 2014 Museo Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, Arte Contemporanea, Castello di Rende, Cosenza (CS), nel 2017 Palazzo Sarcinelli | Galleria Novecento, Conegliano (TV), nel 2019 Aeroporto Marco Polo di Venezia, nel 2021 Museo Casa Gaia da Camino, Portobuffolè (TV).

