Leonardo Damiani, il campione bresciano “in gabbia”

Leonardo Damiani è la grande stella del firmamento mondiale dell’MMA, Mixed Martial Arts, la disciplina da combattimento a contatto pieno,  uno degli spettacoli più acclamati oltreoceano, che hanno decretato il Bruce Lee bresciano come uno dei migliori welter italiani, uno dei più exciting del panorama pugilistico.

Chi è Leonardo Damiani e qual è stata la vita di una stella di MMA, arti marziali miste?

A 15/16 anni iniziai a ricercare su internet e su alcuni canali web alcune informazioni sulle arti marziali miste, seguendo gli incontri e rimanendo letteralmente affascinato e attratto da questa disciplina. Osservavo incantato i grandi atleti dell’epoca, che si scontravano in questa gabbia, il “ring” di combattimento, stiamo parlando di 15 anni fa, entusiasta e avvinto dal desiderio di volerci provare anch’io. Ciò che mi elettrizzava erano i gesti atletici e le imprese di questi fighter. Solo dopo un paio d’anni decisi con convinzione di approcciarmi a questa disciplina.

Trovai una palestra vicino a casa e decisi di impegnarmi, con le spalle larghe e coperte da una grandissima passione.  

Hai iniziato subito con l’MMA?

Il mio battesimo è stato il Grappling, una lotta nata con lo scopo di portare a terra l’avversario e costringerlo alla resa grazie ad una tecnica di sottomissione, per certi aspetti molto simile al jiu jitsu.

In questa disciplina però, il combattimento in piedi viene quasi totalmente trascurato dovetti quindi, al fine di completare la mia preparazione, integrare con allenamenti di box.

Ci spieghi in cosa consiste l’MMA? In Italia che tipo di reputazione ha questa disciplina? Vengono organizzati incontri?

Con MMA si intende mixed martial arts. Sono tutte le arti marziali miste (karate, muay thai, judo) e gli sport di combattimento (lotta libera, grappling, pugilato, kickboxing) messi insieme. Questa disciplina nacque appunto per poter mettere a confronto tutte queste discipline, farle scontrare tra loro per decretarne la migliore. Le radici delle arti marziali miste vanno comunque a ritrovarsi nella tradizione dell’antica Grecia. I Greci antichi introdussero questa disciplina nei Giochi olimpici nel 648 a.C., in essa non solo si combinavano il pugilato e la lotta, ma il regolamento consentiva agli atleti di utilizzare ogni tecnica possibile per sconfiggere l’avversario, anche le più efferate, tanto che lo scontro era al limite fra disciplina sportiva e azione bellica. 

Tutto oggi viene ovviamente soprinteso da un regolamento, non si tratta di una lotta da strada “senza esclusione di colpi” come molti pensano ma c’è un arbitro che regolamenta l’incontro e che fischia quando l’avversario non può più continuare, inoltre non sono ammessi i colpi nelle parti basse e le ditate negli occhi.

In Italia, soprattutto in questi ultimi anni, si sta sviluppando molto bene riscontrando moltissimi consensi e un buon successo.

Questa affermazione la dobbiamo anche ai portavoce più autorevoli come Marvin Vettori il nostro portabandiera ufficiale che combatte in UFC, la promotion più importante al mondo. L’Italia costella il suo firmamento di grandi fighter anche con altri straordinari atleti come Alessio Di Chirico, Pietro Penini e Carlo Pedersoli JR (il nipote di Bud Spencer) che fanno parte del mio stesso team. Attualmente, in Italia, l’MMA sta facendo molta strada, nonostante nel nostro paese non venga contemplata come una disciplina, diciamo più comune, come può essere il calcio. 

In America invece, l’MMA è spettacolo puro, una disciplina amatissima, seguitissima e fortemente incoraggiata dai media. 

Qui in Italia, gli incontri di MMA, che sopravvivono unicamente con la vendita dei biglietti, purtroppo nella pandemia hanno ritrovato una durissima e lunghissima stagione di fermo. 

Sono ammessi tutti i colpi e si combatte davvero?

Sì, si combatte davvero, c’è un regolamento che modera le azioni dei fighter ma è una competizione a tutti gli effetti e c’è un solo vincitore. Ti prepari per mesi e mesi e alla fine nei 15 minuti dei tre round ne devi uscire per forza vittorioso.

Il regolamento della Figmma cita che “L’attività agonistica dello sport delle Mma implica l’accettazione del rischio, qual è stato il più grosso rischio al quale ti sei esposto?

Tutti i match rappresentano dei grossi rischi. 

Ci prepariamo tre mesi prima proprio per cercare di evitarli. Nella fase di gioco a terra, soprattutto, è possibile subire colpi davvero duri e tumefazioni importanti. 

Dopo un incontro, tempo fa, il mio occhio ci impiegò due settimane prima di riaprirsi. 

Non è spettacolo, non è finzione, ci si batte davvero e puoi incassare colpi molto amari.

Quali sono le doti principali che deve possedere un campione di arti marziali miste?

Oltre a dover possedere determinate doti fisiche e una complessa e articolata preparazione atletica un campione deve avere la testa. 

Moltissimi bravi atleti raggiungono un determinato livello ma poi, vuoi per grosse pressioni o determinate congiunture, perdono di vista quello che è il combattimento e soprattutto la sete della vittoria. Un campione, dopo tutte le difficoltà che incontra durante il suo percorso, infortuni compresi, che in questo senso non sono da poco, deve mantenere sempre acceso l’obiettivo. 

In fondo questo è uno sport di pura passione, non viene pagato, non ti consente introiti simili ad altre discipline e contemporaneamente devi provvedere al tuo mantenimento e quindi lavorare.

Per te è una professione?

Sì assolutamente. Contestualmente alleno altri allievi e sono il coach di molti ragazzi presso la palestra “Underdog Combat Sports” di Castelmella, la stessa dove mi alleno io. 

Due giorni alla settimana invece mi trasferisco a Verona per un altro corso e lezioni private. Sono soddisfatto di poter rendere questa grande passione il lavoro di ogni giorno.

Domina istinto o razionalità?

La razionalità ti guida ed è necessaria se vuoi diventare un grande campione, è la tecnica che ti conduce a sopraffare l’avversario, non posso però negare che, in alcune situazioni di estrema difficoltà, quando ti ritrovi tra le grinfie dell’avversario ciò che ti può salvare è solo l’istinto. Un impulso che entra in scena. 

Cucciolotto è il tuo nickname. Perchè Cucciolotto?

É stato il mio ex allenatore ad affibiarmi questo nickname.

Quando mi richiamava o quando mi ammoniva per degli errori la mia faccia diventata quella di un “cane bastonato” a detta sua… e da quel momento diventai “puppy”!

Come sei riuscito ad allenarti durante la pandemia?

Sono stato molto fortunato in quel periodo perchè, dal centro di Rezzato, il Bodyelite, dove alleniamo gli atleti sono riuscito a recuperare una tuta EMS, un dispositivo professionale di elettrostimolazione muscolare che si è rivelata un aiuto validissimo. Le palestre e i centri chiusi mi hanno quindi costretto ad allenarmi in garage con il mio sacco e a mantenere attivo il mio tono muscolare con la tuta. 

Durante quel periodo ho anche iniziato a seguire dei corsi di yoga che si sono rivelati straordinari soprattutto nel post-allenamento, una disciplina che pratico tutt’oggi traendone svariati benefici.

Hai lanciato un forte messaggio quando mettendo al tappeto Abdul Sami Wali Fayzi hai esclamato “Brescia domina anche a Dubai”… sei molto legato a Brescia e ai Bresciani?

Sono un bresciano DOC, nato e vissuto qui e Brescia, la mia straordinaria città la porto sempre nel cuore, in qualsiasi match e in ogni parte del mondo. Dopo quell’incontro a Dubai accettai una nuova competizione di 9 giorni partecipando all’evento più importante d’Europa in scena a Londra e posso affermare fieramente che Brescia ha dominato anche Londra.

Come vivi le tue vittorie?

Il 2019 ha segnato profondamente la mia vita purtroppo con un grave infortunio, la lesione della cervicale C5-C6, fatalità che mi ha costretto a sei mesi di pesante recupero. Riuscii a tornare in forma solo alla fine dell’anno. L’ultimo incontro lo combattei quindi nel 2018 per ritornare in gabbia il 7 novembre a Dubai, dopo due anni di fermo, ma chiudendo dopo solo 5 minuti e 45 secondi l’incontro per sottomissione. Questa è stata senza dubbio la soddisfazione più grande.

Prima di un incontro reciti un rito scaramantico?

No non credo a queste cose entro sempre in gabbia deciso.

Oggi sei uno tra i migliori pesi Welter italiani, una delle più “exciting” del panorama pugilistico, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

L’obiettivo principale è quello di entrare nella UFC, la maggior promotion mondiale del settore MMA, a questo proposito colgo l’occasione per invitare tutti i bresciani che ci stanno leggendo al prossimo evento al “The Golden Cage” il 6 febbraio in diretta su DAZN. Una volta vinto questo match forse ne attendo un altro ancora e poi l’olimpo, come lo chiamiamo noi!  

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