Alle bambine e ai bambini di tutte le guerre del mondo “La genialità è fragilità, non perfezione. La perfezione è orribile, nessuna donna bella è perfetta! Quelle perfette ce le siamo già dimenticate, quelle “imperfette” ce le ricordiamo ancora, come BB”. Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, attento osservatore del mondo, presenta a Librixia 2022 il suo ultimo libro “Lezioni di Sogni” in cui ripercorre i ricordi degli ultimi trent’anni e condivide le sue riflessioni. In un mondo colpito da una profonda crisi di valori, soggetto a cambiamenti continui e imprevedibili, Crepet ci accompagna in un lungo viaggio, l’opportunità di ripensare, pagina dopo pagina, al nostro modo di essere genitori, al rapporto tra generazioni e alla necessità di guardare al futuro con occhio critico e vigile. Un libro “utile per naviganti impauriti da nuove e vecchie tempeste, per chi voglia riafferrare il bandolo di una matassa troppo strategica perché sia lasciata all’ignavia degli indifferenti”.

Non possiamo ignorare la necessità di un profondo cambiamento… e affidarci alla capacità di sentire emozioni. Iniziamo dunque dall’ultimo capitolo del tuo libro: “E tu come stai?”Come sto, come sto. Chiedere come si sta implica una comunicazione d’affetto, che non mi pare presente nella nostra cultura quotidiana in modo così dirompente. Questo capitolo nasce dal ricordo di un incontro con una persona straordinaria di cui avevo perso un po’ le tracce che si chiama Raymond Depardon, uno dei più grandi e strepitosi fotografi al mondo dell’agenzia Magnum, fondata nel 1947 da Cartier-Bresson, Capa e Rodger. Lo conobbi quando la Fondazione Cartier mi invitò a Milano per una conferenza alla Triennale che fu anche l’esordio imprevisto della mia carriera. Avevo da poco iniziato a lavorare in un manicomio, ero uno psichiatra e il mio maestro, Franco Basaglia, mi disse che sarebbe arrivato questo fotografo incredibile. Io chiesi anche perché c’era un fotografo… fu una domanda stupida. L’unico modo per mostrare al mondo le cose è farle vedere, metterle “sotto gli occhi” delle persone che ne ignorano l’esistenza.Tornando a noi, verso la fine della serata che era trascorsa tra ricordi e racconti, la coordinatrice chiese se vi fossero ancora domande e, quando pensavo fosse ora di andare a casa, ecco alzarsi un ragazzo. Un tipo particolare, compresi subito che si trattava di un extra terrestre, si vedeva, se hai una certa sensibilità lo capisci che non è dei nostri. Era secco, alto alto, una felpa calata, capelli rasta e io pensai che con questo tizio avremmo finito alla grande… Si alzò e rivolgendosi al maestro chiese: “ma lei come sta?”. Pazzesco! Quando mai si sente fare una domanda del genere? Non lo fa più nessuno! È pericolosissima… Metti che uno ti risponda! Ride. Quanto tempo hai? Forse conviene semplicemente mandare un WhatsApp…
Bisogna ripensare ai rapporti umani: la genitorialità, le nuove generazioni, il futuro. Quali sono i sogni?Magari incontrarsi su TikTok! Scherza in modo provocatorio. Una volta mia figlia mi ha detto che avevo un sacco di “like” su TikTok… Io credevo che TikTok fosse una cioccolata e invece quello era il Kit Kat! Però sai, io ho una certa età e ho pensato ad una barretta. E invece ci sono persone che scrivono delle cose su TikTok, o meglio, se non hanno niente da fare e nemmeno un’idea in croce, vanno a prendere quelle degli altri – che in questo caso sarebbero le mie – mettono uno sfondo noir per sembrare un po’ esistenzialisti, una musichetta da pirla dietro, e infine ci sono io che dico delle cose… Questo fa centinaia di migliaia di like, incredibile. Io non sono certo contento! Piuttosto, secondo te, qualcuno ha sfogliato il mio libro? Non penso proprio, altrimenti non l’avrebbero più comprato… Sembra quasi un controsenso! Questo libro è agghiacciante, terribile. Dice la verità.
E la verità fa paura? Certo! Pensa che nel mio libro, ad esempio, scrivo anche di eredità. Un tema di cui ho parlato qualche giorno fa a Palermo; tra il pubblico c’erano le signore bene, “la Baronessa X, Y e Z” che parevano persino indignate. Perché fare questo discorso? Perché io penso che la vita sia un po’ più complicata che essere dei bancomat! Preciso che non si tratta di un capitolo contro l’eredità morale, ovviamente, ma l’eredità in quanto esempio ovvio. Mi spiego meglio. Io provengo da una famiglia della medio alta borghesia; questo per dire che l’appartamento, o gli appartamenti, c’era e quindi era difficile non darli. Sai, se non possiedi nulla il problema nemmeno si pone. Nel momento invece in cui hai qualcosa, chi più e chi meno, le cose cambiano. E perché sono qua? Il motivo è che ancora mi illudo che scrivere serva a qualcosa, come inquietarsi, essere una spina irritativa in qualche modo. Altrimenti, se un intellettuale deve fare il lavoro “di pettinare la gente per il verso del pelo”, ma sai quanto è banale? Mi piacerebbe starmene nel mio studio pieno di libri – scritti da altri – e basta, ma purtroppo non posso tacere. Devo portare le questioni pressanti all’evidenza, proprio come fa un fotografo con i suoi scatti.
Una voce critica, capace di andare contro corrente, quale il messaggio del libro?La libertà della facile Accademia è troppo a buon mercato; è necessario trovare qualcosa di difficile su cui sperimentare davvero noi stessi e ciò che sappiamo fare. La mia preoccupazione, quello che alla fine è il senso del libro, è che l’unica cosa consistente in un sogno è l’idea che ognuno di noi possa essere ciò che si sente di essere. Chiaro? Ciò che si sente, non ciò che crede di essere. Questo da tutti i punti di vista: politico, erotico, sessuale, nel modo di essere, nel modo di vivere le relazioni. Essere davvero liberi. Non so se ci capiamo, si tratta di una rivoluzione! Oggi lì fuori c’è un mondo in cui la maggior parte delle persone non può permettersi di farlo, quattro quinti di questo Pianeta…Sentitevi di essere ciò che siete! Ecco come mi sento… Io mi sento un fuoco capace di dare luce, perché dobbiamo pensare di poter fare questa cosa. Può sembrare banale, ma io sono banale…
E…per quanto riguarda i nostri figli? Bisogna capire quanto è importante educare i nostri figli. Smettiamo di dare loro tutti questi soldi a 12 anni, 13 anni. Il sabato sera si vedono ragazzi che camminano a quattro zampe, chi dà loro i soldi, voi! O sbaglio? Lavorano come operai e poi vanno a ubriacarsi alle dieci di sera fino alle sei del mattino e poi, alle sei e un quarto, tornano a lavorare? Non l’ho mai sentita questa storia… E come mai? Smettetela di fare i pusher dei vostri figli! Almeno questo… smettetela, non siete obbligati dalla Costituzione italiana. Amate i vostri figli? Allora togliete, smettete di aggiungere. Noi vogliamo dare, dare, dare, dare e dare. Quante volte chiediamo loro cosa hanno mangiato? Perché non chiediamo dove sono andati? In qualsiasi città io sia stato, Brescia, Palermo o Bologna, i genitori fanno sempre la stessa domanda: “Cosa hai mangiato?”. Perché non chiediamo ai nostri figli come stanno, se sono felici… Salvateli, altrimenti questo Paese finirà male!Perché ci prendiamo in giro? Probabilmente perché così ci va bene. Perché fare degli sforzi, perché non viviamo una vita online, in pigiama a far nulla tutto il giorno se non “click” su una tastiera? La vera domanda è: vogliamo crescere dei ragazzi talentuosi o i figli della mediocrazia?