“Eh già, pensa Lupo Azzurro, eh già, la cosa mi tenta: questo è uno spettacolo che merita di essere ammirato con tutt’e due gli occhi! Clic! fa, aprendosi la palpebra del lupo. Clic, fa la palpebra del ragazzo. Non ci capisco niente, dirà il veterinario. Nemmeno io, dirà il dottore.”
Daniel Pennac, L’occhio del Lupo” 1993
Scrive Paola Rivetta

Intervista a Marianna Caccia,
Presidente L’occhio del Lupo A.S.D.
Come nasce l’Associazione L’Occhio del Lupo?
Nasce inizialmente come pagina Facebook nella quale pubblicavo fotografie dei miei cani e cercavo di divulgare un pò di “cultura cinofila” a cui tengo da sempre e che io stessa stavo approfondendo presso la SIUA – Scuola di Interazione Uomo Animale fondata dal Prof. Roberto Marchesini, filosofo, etologo e zooantropologo. Una volta completati i miei studi, forte dell’esperienza lavorativa in Interventi Assistiti con gli Animali concretizzata lavorando tra Brescia e Milano, decisi di fondare L’Occhio del Lupo A.S.D. con Alma Perroni di Milano e Iole Gallego di Mantova con le quali condivido la stessa formazione SIUA, nonché naturalmente un’infinita passione per gli animali.
Quali obiettivi vi proponete?
La nostra finalità è innanzitutto quella di diffondere la cultura cinofila intesa come rispetto del cane come essere unico e in relazione al rapporto di convivenza con l’uomo. Operiamo su tutto il territorio nazionale e siamo presenti in loco nelle sedi di Brescia, Milano e Mantova. Le nostre attività sono volte al miglioramento della sinergia cane-uomo e partono dalla pre adozione, quindi una consulenza in tema di adozione, fino all’età matura del cane in tutto il suo percorso evolutivo ed educativo. Non mi riferisco in quest’ultimo caso ai problemi di comportamento patologici di cui si occupano invece i colleghi istruttori a cui, se necessario, ci appoggiamo.
Quando parliamo di Interventi Assistiti con gli Animali a cosa ci riferiamo?
In questo caso parliamo di veri e propri progetti da strutturare in team di specialisti che comprendono attività assistite, terapie assistite ed educazione assistita con gli animali. Partiamo dal presupposto fondamentale che, come si è studiato e visto scientificamente in letteratura, l’incontro con l’altro che è diverso da me, in questo caso l’animale, apre delle finestre di comunicazione che altrimenti non si aprirebbero. E il grosso lavoro non è tanto questo, ci sono esempi semplici e immediati che lo dimostrano: pensiamo a un manager in giacca e cravatta che, incontrando un cane, si accuccia e lo saluta come fosse un ragazzino. In questo caso è immediatamente comprensibile come il canale comunicativo di entrambi si attivi velocemente.
Esistono situazioni decisamente più complicate legate a problemi o fragilità…
In primis diciamo che esiste un team prescrittivo per questo tipo di attività formato da noi professionisti del settore, dallo specialista e da un veterinario esperto in interventi assistiti con gli animali che deve certificare la coppia uomo-cane. Dev’essere altresì verificata l’abilità della coppia stessa a seguire un determinato progetto, con i fruitori individuati, una certa dimensione della relazione, la struttura di psicologi, educatori e quanto necessario per il raggiungimento degli obietti che il progetto si prefigge. Una volta stabiliti gli step di lavoro, si fissano i singoli incontri e le attività che si andranno a svolgere insieme alle persone e agli animali.
Come scegliete gli animali adatti, in questo caso i cani, per intraprendere una determinata attività?
In primis è fondamentale precisare che noi non portiamo gli animali a fare “una sorta di circo”, i nostri animali hanno seguito un percorso di crescita, sono stati certificati dopo aver raggiunto un livello di prosocialità e competenze tali da poter lavorare in questo ambito, anche con persone inizialmente sconosciute.
Tutto si fonda sulla relazione; c’è un discorso di osmosi emozionale ed empatia che nasce e si sviluppa dall’incontro relazionale tra la persona e il cane. Il punto focale non è far fare all’animale ciò che tu vuoi – come chiedergli di porgerti la zampa, fermarsi o sedersi, ma costruire pian piano un rapporto tra due mondi che non si conoscono e che imparano a farlo col tempo. Proprio per questo motivo è necessario avere pazienza e dedicare ad ogni progetto la tempistica di cui necessita.
Esistono dei “format progettuali” a cui riferirsi?
Esistono delle Linee Guida alle quali attenersi, chiaramente, ma nessun genere di “format” proprio perché si va a lavorare sulla soggettività e sulla diversità di entrambi i fruitori. In educazione cinofila insistiamo spesso sul fatto che esiste una soggettività sia dell’individuo che del cane e così, proprio come tutte le persone sono diverse, allo stesso modo non tutti i Golden Retriever sono uguali e lo stesso vale per i Welsh, i Cocker e via dicendo. Pertanto, quando veniamo chiamati oppure proponiamo a nostra volta un servizio, stabiliamo una serie di riunioni nelle quali analizziamo le schede dei fruitori, parliamo con gli specialisti, chiediamo quali siano gli obiettivi che loro si prefiggono plausibili per l’attività che andremo a fare. Mi riferisco ad esempio ad interventi di miglioramento del tono dell’umore, collaborazione tra gli assistiti, ascolto, socializzazione ecc. Si crea così una filiera detta APR, ovvero Attività di Pet Relationship, in cui si inizia a conoscere il cane e le sue caratteristiche, gli si insegna ad approcciarsi nel modo corretto con gradualità, a seconda dell’obiettivo relazionale da raggiungere.
Arriviamo al periodo del lockdown…
Durante il lockdown siamo stati letteralmente investiti dal bombardamento mediatico di comunicazioni istituzionali che si susseguivano senza fine. Sono partita proprio dal contenuto di una circolare del Ministero della Salute, probabilmente emessa per scongiurare l’abbandono di animali, come capita generalmente nei momenti di crisi. Si diceva che “l’interazione con gli animali è fonte di arricchimento interiore, di stimoli sensoriali ed emozionali; in particolare il rapporto con il cane fondato sulla fiducia e sul rispetto reciproco e contribuisce a migliorare la qualità della vita”, ed è vero perché il benessere di uno dipende da quello dell’altro e viceversa.
In quel momento, parliamo di aprile 2020, eravamo ferme da tempo con i nostri progetti che, in alcuni casi, si erano interrotti perché le scuole elementari e medie non hanno la possibilità di attingere ai fondi statali a supporto di attività integrative come queste.
Avete pensato di sopperire alla mancanza di fondi?
Già in anni passati il Comitato genitori di alcune scuole aveva organizzato delle raccolte fondi ai fini di sostenere i nostri progetti, ma questa volta la situazione era davvero grave. Nel frattempo, annoiata nei miei 200 metri che percorrevo con i cani, avevo scattato alcune fotografie, così come i miei clienti me le inviavano e anche le mie socie da Milano o Mantova. Un giorno ho provato a mettere insieme il tutto in una sorta di libretto che è piaciuto anche alle altre e così abbiamo pensato di coinvolgere il nostro mentore, il Prof. Marchesini, che ci ha concesso l’utilizzo di una serie di frasi, che noi abbiamo definito tweet, a corredo delle immagini dei cani. Ha preso così il via un nuovo entusiasmante progetto de L’Occhio del Lupo!
“DUECENTOMETRI – il lockdown dei cani di città” cosa rappresenta?
Un’idea che nasce proprio in risposta al periodo della pandemia, per tradurre immagini e parole in un aiuto concreto agli altri. Un volume i cui protagonisti sono i cani e le loro fotografie, immagini nate dalla spontaneità del momento, scattate con il cellulare dalle finestre di casa o durante le passeggiate nel limite stabilito dall’allora DPCM dei 200 metri. Dobbiamo ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato animati dal loro amore per i nostri amici animali partendo dalle fotografie stesse e continuando con l’impaginazione e la stampa. Un ringraziamento speciale al Prof. Roberto Marchesini per il suo prezioso contributo con “Pensieri sul cane e altri animali” (2016 – Apeiron Editoria e Comunicazione s.r.l.). I nostri sponsor Farmacia Schiavo, farmacia Acuto, Bio Pet Store, Doggye Bag, Orizzonte Segnaletica e Tecnoverde Zani grazie ai quali siamo riusciti a pubblicare questo piccolo scorcio di vita quotidiana a sei zampe.
Dove possiamo trovare il libro?
Il libro è stato distribuito per tutta la città in una serie di negozi e librerie, naturalmente con la formula dell’offerta libera a sostegno del progetto. É sempre possibile riferirsi al nostro sito www.locchiodellupo.it.
Abbiamo avuto un grande riscontro, un aiuto che continua tuttora, e certo non ci fermeremo qui; mi piace citare spesso una frase di Mahatma Ghandi, una delle persone più rispettose del valore della vita di tutti i viventi “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.