Mariaelena Samperi

anima travolgente, visionaria, folk, ma anche un po’ gipsy. La perfetta cittadina del mondo che percorre la “passerella” della sua vita con libertà, armonia e sicurezza. Moda come quintessenza di una vocazione ben definita, quasi intoccabile, la risposta più vera alle passioni di una vita che oggi prendono forma in un brand, Mariaelena Samperi, folk urbano, specchio autentico di un istinto già scritto, tutelato e custodito da una passione viscerale.

Mariaelena Samperi posa Ore nella sua casa di Brescia (ph. Alessandro Carleschi)

Mariaelena Samperi, una storia lunga da Roma a Brescia… parlaci di te.

Brescia non per amore (e ride). 

Nonostante avessi già conosciuto Rosario (Rannisi), il mio compagno e padre, oggi, della nostra meravigliosa bambina, ormai di casa qui a Brescia, mi limitai nei primi periodi della nostra relazione a vivere questa straordinaria città da pendolare, “accontentandomi” dei week end e di quelle veloci fughe d’amore ma senza mai poter pianificare un vero e proprio trasferimento da Roma. 

Fu Rosario a intuire per primo il potenziale di questa città convincendomi al contempo a credere nel mio sogno e di conseguenza a cambiare vita svelandomi le opportunità e riuscendo a captare quel potenziale unico veramente indispensabile per accrescere quella che da passione divenne poi una professione.

In quegli anni vivevo a Roma, la mia città. Mi laureai in scienze politiche e iniziai a lavorare in un’agenzia di comunicazione portando avanti, in modo parallelo un corso di specializzazione all’Accademia di Costume e Moda, muovendo così i primi passi in quel sogno che, da passione, divenne poi il piano A della mia vita.

La moda faceva parte del mio DNA sin da bambina. 

Nonna Elena, sarta, fu ispirante. Avevo 9 anni ma la osservavo incessantemente quando con ago e filo trasformava e donava una nuova vita ad un capo d’abbigliamento. Mi affascinava quella tradizione sartoriale e la capacità di nonna nel riuscire a trasformare la storia che ogni abito custodiva, come una ricchezza da tutelare e un nuovo futuro da svelare. L’attrazione mi condusse a creare, reinventare e trasformare sin da ragazzina accrescendo in me quell’indole che probabilmente per paura di fallire serbai come piano B della vita.  

La moda fu davvero un grande sogno e temevo in un certo senso di deludere quell’aspirazione. Negli anni poi, probabilmente crescendo e conquistando maggior sicurezza, decisi di invertire la rotta trasformando la passione in professione. Iniziai avviando delle fortunate collaborazioni con Rai e Mediaset occupandomi degli outfit delle conduttrici. Il passaparola, fatto di rapporti umani determinanti, stabilì la mia ascesa in questo mondo. 

Ecco che dopo un anno da pendolare, scorgendo delle reali potenzialità in questa città, decisi di trasferirmi avviando quello che sino a poco tempo prima rappresentò solo un grande sogno, quasi irraggiungibile. Proprio a Brescia il brand Mariaelena Samperi riuscì a svilupparsi e a crescere in maniera concreta.

Cosa contraddistingue il brand?

Sicuramente il rispetto per il Made in Italy rappresenta una delle chiavi del brand. Un elemento decisivo sta anche nella capacità di generare pezzi unici e serie limitate. La risposta più vera a quello che realmente sono è proprio questa, uno stile preciso declinato ad un solo pezzo. Diciamo che questa propensione ha fatto sempre parte di me. Non ho mai amato vestire secondo regole imposte o rubate ad una vetrina. Ho sempre destrutturato i capi, stravolgendone l’originaria espressione e ricercandone una nuova. Ho sempre amato gli abiti dallo spirito gipsy, quell’eleganza folk, un retaggio dei tanti viaggi che mi hanno condotta in giro per il mondo.  Da ragazza saccheggiavo letteralmente gli armadi dei miei nonni, potenziavo il valore dei capi traducendo in essi il mio stile. Amavo follemente il vintage e adoravo concedergli una seconda vita, certamente più valorizzante. Oggi scelgo le sete più preziose dai migliori tessutai di Como, le abbino alla mia seta iconica che riporta la doppia M, elaboro i colori con uno spirito folk introducendo nei miei pezzi frange e passamanerie ricercate. Amo questo mondo.

Oggi i miei capi vengono venduti negli store, sul mio shop-online ma anche attraverso un experience “su misura” che dona la possibilità alle mie clienti di indossare un capo unico creato appositamente per loro.

Questa rappresenta una sfera della moda molto particolare che richiede ancor più dedizione e attenzione.

L’obiettivo sarebbe anche quello di coinvolgere l’estero laddove il made in Italy viene veramente apprezzato.

É un mondo che richiede coraggio?

Serve talento e fortuna. Non è solo indispensabile dimostrare la propria indole ma è necessario trovare quello che amo definire l’incontro perfetto, quello che ti consente davvero di svoltare.

Quello della moda è un mondo difficile straripante di competitor e probabilmente oggi quello che ti consente di distinguere la tua moda è proprio la storia che racconti e l’emozione che riesci a trasmettere. 

Quanto è fondamentale la definizione del tuo stile?

Il mio stile è sempre stato ben definito. Non l’ho mai alterato e nemmeno corretto. Non ho mai cercato di approssimarmi a determinati status ho sempre creduto in una filosofia creativa circoscritta.

Amo le forme fluide, le sete scivolate, i tessuti di ottima fattura come il mohair e la lana, capi che non “costringono” per intenderci ma che riescono a vestire la silhouette di una donna valorizzandone i punti forti. Non amo legare una donna in un tubino nero mi piace lasciarla volteggiare in libertà facendola sentire unica e a suo agio. 

Un capo iconico di Mariaelena Samperi

A proposito di sostenibilità, la parola d’ordine che in molti settori sta tenendo le redini. Come rispondi?

La sostenibilità per me è il profondo rispetto per il Made in Italy, per la sartorialità, quella vera, e per un discorso di filiera che deve essere ben tutelato.

Ho sempre voluto lavorare con un approccio legato all’economia circolare. Sostanzialmente con Mariaelena Samperi non ho fatto altro che “rispolverare” le mie vere radici trasformandole in una risposta efficiente. L’industria della moda è la seconda industria più inquinante al mondo, tonnellate di vestiti vengono buttate ogni minuto, tutti i resi dei grandi e-store vanno in discarica, è pazzesco, una quantità di inquinamento inimmaginabile e penso che ognuno nel nostro piccolo debba veramente fare qualcosa. Da questo punto di vista noi occidentali ci sentiamo troppo presuntuosi, pensiamo di essere evoluti e invece stiamo graffiando il pianeta in maniera rovinosa con questi atteggiamenti nocivi.

L’economia circolare è stata il fulcro della mia vita, a vent’anni, quando indossavo capi reinventati e destrutturati dalla mia sarta Arianna come oggi.

La moda e le tendenze ti ispirano?

Mi lascio ispirare da tutto, camminando per strada, mangiando ad un ristorante, portando mia figlia al parco, mi lascio sedurre da tutto ciò che mi circonda. 

La mia seconda passione è l’interior design sempre in chiave di economia circolare. Arredare e convertire letteralmente il futuro di un oggetto mi affascina moltissimo. Pensa che mi ispira anche tutto ciò che inizialmente reputo too much, magari ne scorgo un dettaglio, lo reinterpreto e lo utilizzo come nuovo punto di partenza.

Nella vita bisogna essere visionari.

Sempre in ottica di economia circolare sappiamo che sta nascendo “Mes circular Design” un nuovo brand nel brand, ce ne parli?

Esattamente MES Circular Design è il nuovo progetto di Mariaelena Samperi, una capsule che approvvigionandosi attraverso il mio archivio personale  reinterpreta accessori e capi d’abbigliamento rendendoli unici e sconnettendoli dal loro ruolo originale. 

L’obiettivo ambizioso, che prende luce finalmente dopo anni di sperimentazioni e dedizione al tema dell’ecosostenibilità, è dar voce a tessuti di archivio e a capi dimenticati negli armadi dandogli una nuova chance, affinché la loro storia continui in altre forme, in altri modi.

Un modello di economia circolare pensato per un futuro sostenibile che abbatte il più possibile i costi di produzione, riducendo al minimo consumi e sprechi.

Vuoi un esempio?

La capsule più amata è quella che ho dedicato alla collezione di cappelli. Ogni fedora, il copricapo più affascinante mai realizzato che si distingue per la larghezza della tesa, viene fasciato questa volta da una cravatta vintage proveniente dalla mia collezione personale. Sono pezzi collezionati negli anni appartenenti alle collezioni più amate di Etro e Ungaro per farti un esempio.

Per l’estate invece ho sviluppato una capsule di soli pezzi unici. 

“Chillax” invece è un’altra collezione declinata in più variabili e fantasie che da una camicia da uomo, rigorosamente “over” si fonde in un pareo, simbolo dell’estate.

Maschile e femminile che si incontrano, si intrecciano, si fondono. Una capsule di pezzi unici OneSize composta da camicie cucite su impalpabili parei-foulard a fantasia.

Pezzi senza tempo, per ogni momento della giornata.

Il pezzo più libero che si possa indossare.

Chill & Relax!

Un abbinamento meraviglioso ideale dalla mattina alla sera, dalla spiaggia alla città, perfetto e versatile per ogni occasione ma soprattutto unico ed estremamente femminile perchè valorizzato da spacchi e dal prestigio di queste meravigiose sete.

Ultimamente credo molto nel monoprodotto, amo il total look ma esprimermi in un prodotto solo declinato in diverse forme, colori e fantasia mi concede una maggiore libertà d’espressione. 

Sempre per la primavera ho creato delle giacche in denim davvero sorprendenti: “Jackart”.

Una capsule di giacche jeans che porta a spasso inserti di arazzi d’epoca. Perché niente e nessuno è troppo vecchio per privarsi di una bella giornata all’aperto.

Pezzi che stanno davvero incontrando il consenso delle mie clienti. Esclusivi, unici, mai banali. Ecco attraverso queste capsule il mio passato torna proprio come se fosse un’avanguardia.

Com’è la vita di Mariaelena Samperi al di fuori dal brand?

Tutto rispecchia questo mondo. É difficile scollegarmi. Quando non lavoro faccio solo e comunque questo. Lo declino alla mia casa, restauro mobili e mi diverto a convertire il senso degli oggetti che ci circonda donando loro una nuova vita. Questo è il mio mondo ed è ciò che mi affascina di più. Decontestualizzare nella moda come nel design è la mia più grande vocazione. 

Durante il mio percorso qui a Brescia ho potuto collaborare con importanti realtà, una di queste Area Docks. Durante la pandemia ridisegnai e creai per loro le mascherine Zygomask un articolo che ricevette una risposta stupenda. Decisi di valorizzare il volto rimodellando l’idea della classica mascherina, scoprendo lo zigomo e fu un’idea geniale. Tutt’ora stiamo lavorando insieme a nuove iniziative e credo che Area Docks possa rivelarsi una stupenda vetrina per Mariaelena Samperi. 

Obiettivi?

Il mio obiettivo di oggi è quello di sviluppare al meglio le mie capsule ma al contempo portare a termine un altro sogno nel cassetto, quello legato all’interior design. Due passioni che convergono in me e che desidererei davvero approfondire.

Instagram: @mariaelenasamperimaison

Sito: www.mariaelenasamperi.store

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Michela Rizzi

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