“É il mondo la fuori che mi parla, questa esperienza pazzesca che è la vita, viaggiare e conoscere altri luoghi e persone, indagare la natura umana. questo penso essere il mio vero punto di forza, portare il mondo a hollywood”

Inizi la tua carriera nei panni di un giovane e aitante ribelle, reciti nei ruoli più diversi passando dalla commedia al surreale, thriller… un artista poliedrico, brillante attore e successivamente anche regista. Da dove nasce la tua necessità di sperimentare?
A dire il vero uno degli aspetti che più amo del mio lavoro è proprio trovarmi dinanzi a cose inaspettate, lavori diversi e talvolta imprevisti che affronto come opportunità. Mi chiedono spesso qual è il ruolo che vorrei interpretare o che non ho mai fatto e io non so rispondere, trovo che l’inaspettato sia davvero fantastico!
È per questo motivo che ad un certo punto della tua carriera hai deciso di diventare un regista? Cosa ha ispirato un film come La città di fantasmi?
Sono molto contento di aver portato la mia pellicola qui a Locarno, devo ammettere che è stato emozionante poter proiettare quel film dopo tutto questo tempo, vederlo così è stato fantastico. Sono enormemente orgoglioso di quel film, ho dei ricordi così affettuosi di quell’esperienza… “City of Ghosts” rappresenta una terra franca in cui smarrire l’occhio, perdere l’orientamento, la direzione, l’equilibrio.
Tornando alla tua domanda, è trascorso molto tempo prima che trovassi il film giusto da dirigere; ricordo di averne parlato con diversi registri e sceneggiatori, di essermi confrontato anche con Francis Ford Coppola. Poi che dire, a volte le cose non accadono necessariamente quando hai tempo per seguirle, ma va bene lo stesso è comunque una benedizione. Sono progetti che spesso richiedono anni tra scritture e riscritture, dubbi, migliorie e ti chiedi quale sarà il risultato finale.
Nei tuoi film vediamo cast stellari, ma anche attori alle prime armi. Come scegli i tuoi attori?
Negli anni sul set impari a conoscere le persone dal punto di vista professionale, ma anche umanamente. Nel mio primo film girato in Cambogia hanno recitato attori esperti e conosciuti come Gerard Depardieu e James Caan, a cui si sono affiancati nuovi talenti e gente del posto che non aveva mai lavorato su un set cinematografico. Non è semplice e credo che la mia esperienza di attore mi abbia aiutato; la chiave per lavorare con questi “non attori” è farli sentire totalmente liberi per comprendere meglio le intenzioni del personaggio, senza preoccuparsi delle battute scritte nella sceneggiatura.
Sei un appassionato di musica latina e nel 2020 decidi di girare il film “The Great Fellove” dedicato alla storia del musicista scat cubano Francisco Fellove. Cosa mi racconti?
Si tratta in questo caso del mio secondo film; evidentemente l’ho scelto perché sono un pò masochista vista la mia scarsa esperienza nei documentari! Ride. Si tratta di un progetto molto interessante anche perché in buona parte ho utilizzato un filmato che avevo girato circa vent’anni prima, quando andai a Città del Messico da questo incredibile showmen cubano, un personaggio straordinariamente carismatico che non dimenticherò mai. Il mio amore per questa musica nasce ben prima che io facessi il film e non saprei spiegarne il motivo, è come se ti chiedessero perché ti piace il gelato alla vaniglia, è qualcosa che sai perché lo senti dentro di te.
Riprendere questo progetto è stato davvero incredibile; scavare nella vita di una persona con i suoi trionfi e le sue sconfitte. Ho imparato che la cosa più importante è l’emozione, è necessario essere impegnati emotivamente dai personaggi per sentire la loro storia umana e i loro sentimenti. Sono entusiasta di portare questo documentario nelle sale dopo la pandemia, è la gioia della musica e della vita. Penso che sia tematicamente senza tempo e universale.
Sei cresciuto a New York dove vivi tuttora, perché non ti sei mai trasferito a Los Angeles?
Io vivo a New York, trascorro molto tempo a Roma e quando mi trasferisco in California è un’altra casa per me sotto molti punti di vista. Per l’industria cinematografica è l’unica che io abbia mai conosciuto: c’è il mio lavoro, i colleghi e vi ho trascorso lunghi periodi. È facile per la gente dire quanto è bella Hollywood ed è vero, ha prodotto alcuni dei più grandi film della storia ma non è reale. In termini di ispirazione è il mondo là fuori che mi parla, questa esperienza pazzesca che è la vita, viaggiare e conoscere altri luoghi e persone, indagare la natura umana. Questo penso essere il mio vero punto di forza, portare il mondo a Hollywood.
Parliamo del tuo primo film, della tua prima esperienza come attore…
Io ero un attore non professionista, non sono entrato in questo mondo per la mia famiglia, che non faceva parte del mondo dello spettacolo. Credo che il motivo per cui sono finito in quel film è che ne ero entusiasta, i personaggi erano davvero interessanti anche se erano bambini. La natura umana per me è sempre stata fonte di curiosità e non ho mai messo in dubbio che avrei fatto qualcos’altro, sapevo che questo sarebbe stato il mio futuro.

E il tuo rapporto con i registi?
Lavorare con Francis Ford Coppola è stato molto interessante perché, come ti ho già detto, sono una persona molto curiosa e osservavo come fosse dirigere un film; forse è stato in quel periodo che ho sviluppato il mio desiderio attraverso una figura che potrei definire quasi paterna. Ero molto giovane, avevo appena compiuto diciott’anni quando ho fatto The Outsiders. Ci sono film stimolanti perché sono sperimentali e molto fantasiosi e ci sono registi brillanti che cercano idee innovative come se fossero dei cercatori d’oro…
Dennis Hopper è stato fantastico, una vera icona del cinema, un uomo di mondo che ha lavorato anche in Europa, un grande fotografo e collezionista d’arte. Gus Van Sant con “Drugstore Cowboy” e il suo approccio particolare, sempre sicuro di sé. Abbiamo lavorato molto insieme prima del film, ha incoraggiato l’improvvisazione tra noi attori per favorire lo sviluppo delle dinamiche di relazione ed è stata davvero una grande esperienza lavorare con lui.
Parlando di improvvisazione e libertà sul set, ho lavorato nel thriller “La casa di Jack” con Lars von Trier, un regista innovativo e geniale anche se la gente lo considera oscuro e persino un pò pazzo.
Abbiamo sviluppato un ottimo rapporto perché quando lavori su un film del genere devi avere fiducia nel regista, ricordo che mi diceva sempre: “questo film è pazzesco, se diranno il contrario tu incolpa pure Lars!”.
Un’esperienza davvero fantastica e creativa per l’atmosfera coinvolgente e gioiosa, ma anche per il grande senso di libertà che avvertivi sul set.
Un altro grande personaggio che hai interpretato è stato Henry Chinaski, alter ego di Bukowski, nel film Factotum. Cosa puoi dirmi?
Da giovane ho letto tutti i romanzi di Bukowski che ho adorato, mai immaginando che un giorno avrei interpretato Henry Chinaski, per l’appunto una di quelle cose inaspettate di cui ti parlavo prima.
Quando mi dissero che questo regista norvegese di grande talento mi voleva per il film ne fui immediatamente incuriosito per quanto la mia esperienza non fosse adeguata al genere.
Non sapevo esattamente come avrei potuto rendere al meglio questo personaggio e quindi decisi di studiarlo ed entrare in sintonia con lui, nonostante fisicamente molto diversi, riuscii ad essere lui come spirito, attraverso il modo di essere.
Sei stato premiato con il Lifetime Achievement Award per la tua indiscussa carriera di attore e regista, ma anche per il tuo sguardo sempre lungimirante orientato al futuro.
Cosa significa per te oggi “essere libero”?
Parlando del mio lavoro chiaramente credo che sentirsi liberi sia fondamentale, come raccontavo prima attraverso le mie esperienze, percorrere strade nuove può portare a grandi risultati, persino inattesi.
Quando assapori questo modo di sentire come attore lo ricerchi anche come regista per coloro che lavorano con te.
Libertà penso sia infrangere un pochino le regole; intendo dire che esistono regole fatte per essere infrante! Le idee di tanto in tanto devono essere cambiate, così come nel cinema ad esempio bisogna rompere alcune strutture, modificarle e innovarle.
Ritengo importante l’ascolto per avere una libertà consapevole, ci deve essere coesione e collaborazione in libertà, specialmente nei film.