lo chiamo una mattina e mi risponde dalla Sicilia, io lo immagino su un terrazzo a contemplare la magnificenza mediterranea oppure seduto a sorseggiare un Nero d’Avola su una delle sue “teste di moro”. Entusiasmo, charme, ambizione e tantissima dolcezza, Michael Milesi è tutto questo e molto altro, un designer bresciano stimolante, attraente e geniale pronto a sedurre il mondo grazie ai suoi pezzi iconici e alla sua inconfondibile verve, Millesimi design.

Che bambino sei stato?
Sono stato un bambino estremamente felice, positivo e incantato dalla vita ma anche orgoglioso e ambizioso. Sono cresciuto nell’amore di una meravigliosa famiglia.
Mia madre e mio padre facevano parte del tessuto imprenditoriale bresciano, imprenditori impegnati nel settore dell’abbigliamento ove inevitabilmente convergevano arte, design e moda.
Sono maturato respirando questa creatività amando giorno dopo giorno ogni impulso artistico.
I miei studi non potevano che non dirigersi verso quella traiettoria, frequentai il liceo artistico conquistando successivamente una laurea in Mercati dell’Arte allo IULM di Milano per poi approfondire le mie aspirazioni specializzandomi in Interior Urban Design presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia.
Da dove proviene questo impeto artistico nei confronti del design, dell’arredo, dei materiali ma soprattutto questa vocazione alla creatività?
Da piccolo amavo curiosare nelle case degli amici dei miei genitori. Ne osservavo ogni angolo e mi perdevo in ogni dettaglio maturando un profondo interesse per forme, colori e significati come se quella propensione scorresse veramente nel mio DNA. Sfogliavo riviste di moda e di design lasciandomi travolgere dalla bellezza.
Gli studi mi permisero di affinare la mia cultura, di conoscere grandi artisti e fotografi e di appassionarmene come non mai, stimoli sostanziali che presto mi condussero alla scoperta del mio “io” e di quella personalità artistica che ad un certo punto si rivelò.
Quali sono state le tue “muse” dell’epoca e di oggi?
Arte, cultura, moda e design rappresentarono frammenti della mia infanzia incancellabili e per questo ringrazierò sempre i miei genitori per avermi cresciuto in questo “clima” così ispirante. Le “muse” della mia infanzia sono stati proprio loro, amavo osservarli al lavoro condividendo sempre i loro spazi creativi.
Crescendo ed approfondendo la storia dell’arte mi avvicinai ai grandi del nostro secolo e del secolo scorso come Marcel Duchamp appassionandomi follemente al suo ready-made, la sua capacità di estrapolare gli oggetti dal loro contesto e donargli una nuova destinazione sino ad elevarli a opera d’arte.
Mi lasciai ispirare anche da Slim Aarons un grande fotografo degli anni ’50, gli anni della Dolce Vita. Delle sue immagini amavo l’imponenza quasi solenne, le bellissime modelle a Palm Springs fotografate come statue a bordo piscina. Ultimamente invece le suggestioni provengono da Paul Poiret, lo stilista francese di fine ‘800, primi del ‘900, colui che sdoganò la moda dell’epoca liberando la donna dal corsetto. Egli fu un vero avanguardista, il primo a portare l’arte orientale in Europa. Le mie carte da parati rivivono proprio quell’attitude.
Quando hai creato Millesimi Design e con quale obiettivo?
Una volta terminati gli studi iniziai a lavorare nel design progettando vetrine ed allestimenti per i grandi nomi della moda come Tod’s. Consapevole che quella strada, seppur fortunata e stimolante, non collimava con le mie ambizioni decisi di dare una svolta alla mia vita pur mantenendo vivo quel legame con moda e tendenze.
Decisi di investire su me stesso, stravolgere la mia vita e presentarmi come Millesimi Design aprendo il mio studio e iniziando a fare progettazione per poi candidare il mio primo prodotto al pubblico al Fuorisalone di Milano nel 2019.
Quell’anno presentai le “Teste di Moro”, uno sgabello di design, realizzato in vetroresina, da utilizzare anche come tavolino. Un prodotto che mi rappresenta moltissimo e che ha potuto lanciarmi sulla scena internazionale del design.

Amo profondamente i tuoi “Mori” da dove è nata l’ispirazione?
La Sicilia mi appartiene. Il mio compagno, Damiano è siciliano e mi ha letteralmente aperto le porte e il cuore di questa terra. Adoro il Sud e sono un grandissimo promotore della Sicilia, una terra dalle infinite potenzialità, custode di un patrimonio smisurato. Le Teste di Moro sono state un successo, un omaggio a questa terra e a quei legami che mi tengono abbracciato ad essa, un’opera evocativa in omaggio a questa meravigliosa isola italiana.
Sono oggetti numerati in serie limitata, si possono acquistare anche on-line sul mio sito di e-commerce come presso altri rivenditori come Luisa Via Roma e nei numerosi store d’arredo presenti in Italia.
Brescia ti è rimasta nel cuore?
Brescia e in particolare il mio paese di origine Angolo Terme, nel cuore della Val Camonica, rappresenta sempre un pezzo di cuore. Sono molto legato a queste terre e orgoglioso delle mie origini nonostante il mio definitivo trasferimento a Milano. Torno spesso in questi luoghi, almeno una volta al mese. Qui seguo anche molti progetti d’interni, di recente sono stato coinvolto in un progetto proprio a Padenghe sul Garda, un intervento veramente meraviglioso. La progettazione di interni daltronde è sempre stato il mio primo amore.
Cosa ci racconti della tua recente esperienza milanese all’interno del Brera Design District durante la Milano Design Week?
É stato un successone in generale, un vero ritorno alla normalità per tutti, un momento vissuto con grande entusiasmo. Ho accolto dalle 800 alle 1000 persone al giorno nel mio spazio nel cuore di Brera in via Madonnina, un parterre veramente entusiasta, traduzione di un ottimo feedback.
Quest’anno ho presentato “Tato” una nuova lampada da tavolo. Il baby bustino liberato dal concetto di “mannequin”, diventa un vero e proprio protagonista del lighting design. Una lampada contemporanea da tavolo, da terra oppure sospesa, che vuole trasmettere un messaggio ben visibile attraverso simboli e scritte a neon dal fascino retrò.
La dolcezza e l’eleganza delle linee sinuose di “Tato” vengono valorizzate nelle varianti effetto velluto o in tessuto stampato creato da Millesimi.
I tessuti prodotti da Millesimi Design consacrati all’home decor quest’anno sono stati prodotti seguendo due temi principali: il toile e il decò.
Il primo fortemente ispirato agli anni ‘20 è una sorta di toile de Jouy francese rivisitato in chiave orientale, un motivo iconico riprodotto in quegli anni da riviste come Harper’s Bazaar e Vogue. Produciamo ogni collezione in sei varianti cromatiche differenti, quest’anno sto puntando moltissimo sull’ocra. L’altra serie invece è appunto “decò”, la massima opulenza dei primi del ‘900 e quindi un tripudio di forme geometriche che si ripetono con i classici colori che richiamano l’art decò.
Convive tantissima ricerca nei tuoi pezzi?
Tantissima. Non c’è assolutamente improvvisazione esiste uno studio veramente viscerale. Al di là di ogni mio progetto si cela oltre all’artista istintivo un animo da professionista con un bagaglio culturale molto importante alle spalle, denso di storia ma anche carico di quella consapevolezza necessaria per intuire cosa veramente può piacere al cliente.
Quanto è fondamentale respirare creatività nella vita di tutti i giorni? Quanto incide il tuo privato sulla tua creatività e viceversa?
Sono fortunato perchè abitando a Milano ricevo ogni giorno moltissimi stimoli, dal punto di vista artistico, così come nelle relazioni grazie al confronto continuo con grandi professionisti e artisti, culture diverse, mixology contemporanee tra arte, design, moda, fotografia.Tutto ti arricchisce e ti lascia respirare arte.
Nel privato mi influenza moltissimo la presenza di Damiano, il mio compagno, un grande creativo, un giornalista affermato nel mondo del design. Abbiamo obiettivi comuni lavorando nello stesso settore e ci consigliamo a vicenda. Siamo complementari come coppia.
Qual è stata la tua più grande soddisfazione professionale e privata?
Sicuramente l’essere riuscito a creare il mio brand a soli trent’anni. Questo mi rende felice ma al contempo ambizioso e desideroso di affermarmi sempre di più. Nella sfera privata la mia più grande soddisfazione sta nel rendere orgogliosa di me mia mamma, colei che mi ha cresciuto dopo la perdita di mio padre quando avevo solo 17 anni. Sicuramente l’aver accanto Damiano ogni giorno rappresenta la coronazione di queste immense soddisfazioni. Presenze sostanziali nella mia vita.
Quali sono i tuoi obiettivi a breve e lungo termine?
A breve vorrei implementare il mio marchio nel mercato mondiale. A gennaio parteciperò a Maison & Objet una delle esposizioni più influenti del globo in termini di home decor. Questa occasione mi permetterà di stringere collaborazioni con i grandi nomi dell’arredo.
Il futuro lo vedo in salita. Vorrei allinearmi ai superbrand ma non per acquisire notorietà ma per insediare come tendenza il mio “io” artistico affermando quel brand che amo, in cui credo e che ha disegnato il mio cuore, la mia anima e il mio pensiero.