Park Seung Wan

“Siamo delle esistenze deboli… che inseguono solo la bellezza”

Scultore coreano apprezzato in tutto il mondo, Park Seung Wan coniuga la tradizione del rinascimento con le innovazioni 3d e le nuove tecnologie. Attento osservatore del mondo, filosofo silenzioso del suo tempo, esprime se stesso attraverso l’arte della scultura, della pittura e della poesia. Elemento ricorrente per Seung Wan è “la linea” che demarca le cose, eppure in qualche modo le unisce e le illumina di una luce nuova. Tutto vive di relazioni e dicotomie e la coesistenza è la chiave di lettura per comprendere il passato ed essere parte integrante del futuro.

La linea 

Mezza notte, la linea che divide ieri e oggi

Mezza notte, una linea eterea che divide oggi dal domani

Ci sarà qualcosa passato oggi?

Ieri è passato ed è cambiato qualcosa?

Ieri notte ho sognato. Non ricordo cosa.

Forse sto sognando adesso.

Un sogno in cui muoio, è la prova che sono in vita.

Linea, la linea che divide la realtà e il sogno.

Siamo delle esistenze deboli.

Esistenze che inseguono solo la bellezza.

Park Seung Wan

Vivi in Italia da diversi anni, perché questa scelta?

L’Italia è un Paese unico e meraviglioso e molti artisti coreani prima di me hanno deciso di trasferirsi a vivere e lavorare qui. Carrara è rinomata in tutto il mondo per i suoi marmi e, in particolare, per quanto mi riguarda ho deciso di stabilirmi in questa città per dedicarmi alla scultura.

Come nasce il tuo interesse per la scultura del marmo?

In Corea gli studi sono un pò differenti rispetto a qui, comunque io mi sono dedicato alla  “Psychological Art Education”, ovvero il ruolo dell’arte e della creatività nell’evoluzione infantile per lo sviluppo di abilità comunicative ed emotivo-cognitive. Solo successivamente mi sono avvicinato al mondo dell’arte intesa come emozione e bellezza. Quindi ho appreso la tecnica di lavorazione del marmo, per imparare a scolpire e creare qualcosa che sentivo di dover raccontare.

Quali le tue fonti di ispirazione?

Certamente il grande maestro coreano Park Eun Sun e la sua visione dello spazio espresso attraverso l’abrasione di superfici dove convivono spaccature, squarci e tagli a simboleggiare l’apertura dell’interiorità umana e la distruzione totale della materia. Una grandissima forza espressiva e fonte di ispirazione pura. Apprezzo molto i lavori dell’artista Aron Demetz, uno tra i maggiori interpreti internazionali dell’arte scultorea, da sempre orientato alla trasformazione della materia in un confronto con l’arte classica. Per tornare a noi, prima di lavorare il marmo, per un certo periodo ho utilizzato la creta; creavo dei soggetti da me ideati, ma non riuscivo a trarne soddisfazione perché non suscitavano emozioni, non erano riconoscibili. Per questo motivo ho deciso di cambiare e guardare alla classicità. 

Hai deciso di rivolgerti al mondo classico e attingere da ciò che risultava riconoscibile per dargli una nuova esistenza, un nuovo significato..

A Firenze ho visto delle statue bellissime, alla Galleria degli Uffizi il Torso Gaddi mi ha conquistato, e poi le Venere italiche e la stessa Medusa, pezzo di punta dell’attuale mostra “Coexistence”. Mi piace anche giocare e mettere in discussione ciò che vedo. Ad esempio quando sono stato a Parigi e ho visto il dipinto di Gustave Courbet “l’origine del mondo”, ho deciso di giocare un pò con questo significato e celebrare la nascita della vita originata “da un uomo, piuttosto che da una donna”. 

Classicità e modernità si intersecano proprio come i marmi che lavori insieme. Come si crea quest’unione perfetta?

È necessario abbandonare l’idea del marmo come unico blocco; due tipologie di marmo vengono incollate assieme per formare una singola massa. L’effetto che si crea grazie alle linee dei materiali differenti messi assieme, è unico ed irripetibile. In generale l’aspetto della scultura non è troppo diverso dalle altre opere scultoree comuni, ma la tecnica adoperata mi permette di giocare come ad un puzzle tridimensionale e intagliare il blocco utilizzando un robot 3D. I dettagli e i particolari vengono rifiniti a mano. In questo modo pur senza cambiare significativamente l’essenza della scultura, combino l’uso di nuove tecnologie della quarta rivoluzione industriale.

L’idea di “linea” ricorre spesso nella tua arte. Cosa rappresenta? 

Sono nato in Corea, una nazione in cui, nonostante si parli la stessa lingua, la guerra non è mai finita ufficialmente e la linea di demarcazione militare coreana era simboleggiata solo da una linea tracciata su una cartina geografica. La divisione è una questione che riguarda tutti indipendentemente dal punto di vista geografico; ogni volta che ieri diventa oggi e l’oggi diventa domani tramite il confine della mezzanotte; io, te, noi e loro; religione e religione; pensiero e pensiero… tracciamo una linea di confine secondo una visione parziale del mondo. Quindi la linea è una sorta di demarcazione tra le cose, quella differenza che unisce e se è vero che un tempo si estingue in quello successivo, l’obiettivo del mio lavoro è far coesistere passato e presente.

“Coexistence” è il titolo della tua nuova mostra. Cosa racconta?

Un concetto che racchiude la mia filosofia di pensiero di questi ultimi anni, la scelta di un preciso linguaggio visivo che fonde le due anime della scultura, antica e contemporanea; due tipologie di marmo che si integrano in un corpo unico dal punto di vista formale e concettuale. 

Come già detto la scelta del marmo, materiale classico, attraverso una lavorazione digitale dall’effetto “scalettato” concorre a sottolineare ancora una volta l’esistenza di questa dicotomia. In un alternarsi di simboli che si contrappongono e si integrano allo stesso tempo, si inserisce un nuovo concetto di arte che unisce morbide superfici marmoree e pixel digitali. Un nuovo viaggio all’interno dei “Non Fungible Token”, i cosiddetti NFT.

NFT, la più grande rivoluzione in ambito artistico degli ultimi decenni. Cosa ne pensi? 

Alla produzione tradizionale ho deciso di affiancare una parte digitale che ho elaborato cimentandomi in un percorso creativo completamente nuovo ed infinitamente libero, che si è concluso con la creazione di una serie di NFT depositati sulla blockchain di Ethereum, che è la più diffusa a livello di fine art. 

Un’avventura nuova e ancora difficile per me da comprendere appieno, tuttavia ritengo importante far parte di questo cambiamento. Grazie al supporto di Futura Art Gallery di Pietrasanta, abbiamo presentato questo nuovo format tra marmo e NFT, COEXISTENCE grazie al contributo del Direttore Claudio Francesconi, con la curatela di Silvio Luchetti.

Immagine d’esordio è Medusa. Perché questa scelta?

Ogni tanto chiudiamo gli occhi e non vogliamo guardare le cose, eppure è necessario farlo, specie per i giovani. Devono aprirsi al cambiamento, rivolgersi anche ad un mercato nuovo, come questo. La scelta di Medusa non è casuale: la storia racconta che avesse il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il suo sguardo, si pietrificava proprio come il marmo. Il messaggio rivolto ai giovani è quello di non avere paura e tenere sempre gli occhi aperti, andare avanti sempre e non fermarsi. L’opera emblema di questa coesistenza è proprio Medusa.

Prossimi obiettivi, lavori futuri?

Sto lavorando parecchio, ma ho avuto modo di pensare molto e dedicare del tempo a nuovi progetti, specie nel periodo di pandemia. Per il momento continuo il percorso del marmo e del 3D, ma non escludo di iniziare progetti nuovi, sperimentare stili differenti. L’artista si evolve nel tempo e così anche la sua opera che necessita di una nuova voce, magari anche attraverso l’utilizzo di altri materiale, perché no? La linea nell’arte non dev’essere un confine che chiude, bensì l’apertura a nuove infinite opportunità.

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