Pietro Ferrari ci emoziona, la 1000Miglia del più giovane

Prima 1000 Miglia, com’è andata?

Un’esperienza davvero bella ed entusiasmante, molto emozionante. 

All’inizio ero un po’ incerto, non sapevo come avrei conciliato quest’impegno con i miei studi, anche perché frequento l’università in Inghilterra, a Loughborough, e la distanza in questo caso non aiuta. Comunque, sia io che mio padre, abbiamo fatto tutto il possibile per prepararci e affrontare insieme questa 1000 Miglia. 

Con quale auto avete gareggiato?

Con una Bugatti Type 35 del 1925, 8 cilindri, una macchina abbastanza impegnativa… Per quasi tutta la durata della gara ha guidato mio padre, io ho provato solo brevi tratte, giusto per iniziare a prenderci la mano… Le auto ante guerra sono molto delicate, meritano una certa cura perché possono riservare qualche sorpresa. Ad esempio, durante la seconda o la terza prova di media, non arrivava più corrente alla pompa della benzina e così ci è saltata la prova; immagina la nostra frustrazione! 

Durante la 1000 Miglia vivi momenti davvero intensi, ti capitano situazioni di ogni tipo e, quando sei così coinvolto, alterni istanti di forte rabbia ad altri di estrema gioia.

“Bugattista” convinto o scelta dall’alto? 

Mio padre ama le Bugatti e ci ha trasmesso la sua passione, ma confesso che non è difficile innamorarsi di una Bugatti storica! Secondo me, a differenza di molte altre auto d’epoca, la Bugatti sa distinguersi per le sue dimensioni ridotte che non le impediscono tuttavia di essere molto confortevole e ospitale per chi la guida. È molto maneggevole, più veloce sulle riprese… insomma ha un grande fascino e non la cambierei.

Qual è il fascino di un’auto storica?

Innanzitutto è incredibile vedere come sono state costruite; quando apri l’auto puoi vedere chiaramente tutti i suoi componenti partendo proprio dal motore, i pistoni, i cilindri…. tutto è alla portata, sembra persino impossibile che queste auto possano raggiungere certe velocità e percorrere così tanti chilometri. Sono estremamente facili da riparare in caso di guasti; si svitano due viti, si solleva il sedile e c’è la batteria, il serbatoio, il centro di controllo con tutta l’elettricità. Rispetto alle auto moderne riesci a conoscere la tua auto, capire come funziona, distinguere ogni sua parte. Una relazione uomo-auto profonda, molto più intensa.

La 1000 Miglia ha rispecchiato le tue aspettative?

A livello di emozioni ha confermato assolutamente le mie aspettative. Avevo seguito la precedente edizione con un’auto di supporto, in quell’occasione avevano gareggiato mio padre e mio fratello Andrea. Devo ammettere però che vedere tutta quella gente, non come spettatore, ma da concorrente, sulla mia auto, è stato completamente diverso. Onestamente credo che finché non la vivi davvero, in prima persona, sia difficile prevedere i tuoi sentimenti; sei completamente coinvolto e qualche volta frastornato da tanto entusiasmo intorno a te.

Il momento più emozionante?

Ce ne sono stati molti per la verità. In effetti, già prima che iniziasse la 1000 Miglia, durante la punzonatura, sono arrivato in piazza Vittoria guidando l’auto a fianco di mio nonno, il padre di mia mamma, ed è stato un momento davvero intenso per me.

Poi, durante il percorso, ho vissuto i momenti più forti a livello emotivo quando attraversavamo paesi e piccoli borghi sperduti e c’era comunque gente ad aspettarci per applaudirci e salutarci. In quei momenti pensavo a quant’ero fortunato ad essere lì, far parte di qualcosa di meraviglioso, pur senza aver fatto nulla, solo grazie alla mia famiglia…

Un ricordo speciale?

Ammetto di essere un ragazzo abbastanza emotivo… vedere tanta gente, in special modo signori un pò anziani e bambini, mi ha davvero commosso. 

In particolare, durante il ritorno, eravamo in Toscana, era un viaggio di trasferimento e dunque non c’era molta gente. Percorrevamo la strada e, ad un certo punto, sulla destra, seduto su una seggiolina molto molto piccola, sotto un ulivo, un bimbo sventolava sorridente una bandierina della Ferrari… Ho l’immagine impressa nei ricordi, come fosse un quadro, e questi momenti speciali resteranno sempre nel mio cuore.

E con tuo padre? 

Con papà sono stati dei giorni molto intensi perché non si tratta di una semplice convivenza, come nella vita quotidiana, ti trovi a vivere situazioni particolari e in qualche modo irripetibili. Siamo andati molto d’accordo anche perché abbiamo un carattere abbastanza diverso; lui è più agitato, sente di più la competizione, mentre io sono molto più calmo e tranquillo. Credo che in quest’occasione si sia creata la giusta chimica e, dunque, se posso dirlo, l’accoppiata sia stata vincente!

Momenti di confidenza?

Durante la competizione c’è poco tempo, la 1000 Miglia è abbastanza frenetica e, soprattutto con un’auto di questo tipo, non hai molto spazio per rilassarti e chiacchierare. Detto questo sono moltissime ore insieme e, vivere tutti questi momenti spalla a spalla, ci ha avvicinato al di là di grandi discorsi. Abbiamo parlato soprattutto di vicende accadute nel corso della gara… è un pò difficile da spiegare, ma quando sei lì, già dal primo giorno, dimentichi tutto ciò che è all’esterno, esiste solo la 1000 Miglia, gli equipaggi, l’organizzazione, la tua auto e naturalmente la competizione.

Competizione in famiglia?

In famiglia siamo tutti molto competitivi e c’era una sorta di antagonismo: io e mio padre contro mio fratello Andrea che correva con la sua ragazza su una Bugatti Type 40 del 1929. Hanno vinto loro la sfida di famiglia piazzandosi 22esimi, mentre noi 28esimi, e devo ammettere che il loro impegno è stato giustamente premiato! 

Nonostante questo è stato un grande piazzamento anche per me e papà, sia in termini di classifica che a livello umano. Abbiamo vissuto una grande esperienza non solo durante la gara, ma anche nelle settimane di preparazione che l’hanno preceduta. Ricordo le chiamate di mio padre mentre ero in Inghilterra, preoccupato perché dovevamo esercitarci: “Pi, quando torni? Andrea si allena tutti i giorni, noi come faremo, arriveremo impreparati”. Io, con la mia solita calma, lo tranquillizzavo e rispondevo che avremmo fatto bene, di non preoccuparsi. In fondo è stata la mia prima 1000 Miglia e forse, egoisticamente, volevo godermela un pò di più. Invece tra papà e Andrea la competizione era decisamente più sentita! Ride.

C’è competizione tra equipaggi?

Sorride. Sì, ce n’è molta, ovviamente è una gara e la speranza è sempre di fare meglio, se non addirittura di vincere. Detto questo, che io sappia, non ci sono stati scherzi o dispetti tra gli equipaggi, sono stati tutti molto corretti… non si abbasserebbero mai a certi livelli. (Risposta politically correct)

Un’esperienza positiva per un giovane?

Assolutamente. Alla fine è una gara a tutti i livelli pur conservando gli aspetti legati alla storia e alla tradizione della 1000 Miglia che già si disputava quasi cent’anni fa. 

Il fatto che inizi e finisca a Brescia naturalmente è fonte di orgoglio per la nostra città e per quanti l’hanno accolta come una vera e propria tradizione di famiglia. Non dimentichiamo però che si tratta di una competizione di fama internazionale, rinomata in tutto il mondo per la spettacolarità delle auto storiche, la serietà e l’organizzazione di un evento davvero unico che spinge le persone a venire in Italia dall’America, il Giappone, la Russia, il Sudafrica e via dicendo. Penso sia un’esperienza carica di valore e tanta tanta passione.

Rispetto all’organizzazione?

Un’esperienza positiva sotto tutti i punti vista. Forse rispetto al periodo, farla a giugno è un pò troppo tardi. Naturalmente non posso fare paragoni però, anche confrontandomi in casa, rispetto alle gare precedenti ha fatto molto caldo e temperature così elevate possono mettere a rischio le auto. Anche a livello fisico è stata dura sostenere il caldo tutto il giorno, specie in alcuni tratti del percorso.

Suggerimenti? 

Confermando naturalmente l’elevato standard organizzativo, mi piacerebbe avere un pò più di tempo, non molto di più, quel tanto da consentire alcuni momenti conviviali con gli altri partecipanti… sarebbe interessante intrattenere qualche discorso, fare delle chiacchierate, confrontarsi rispetto alle prove sostenute.

La prossima 1000 Miglia? 

Al momento ci stiamo preparando per il Gran Premio Nuvolari, probabilmente parteciperà anche mia mamma, ma stiamo ancora decidendo. La prossima 1000 Miglia invece è ancora da pianificare, vedremo! Siamo sempre tutti un po’ dispersi a causa dei nostri impegni lavorativi o di studio, io in Inghilterra e mio fratello non so, probabilmente quest’anno in Francia.

A proposito, tu e tuo fratello?

Gareggiare insieme? Mi chiede stupito.

Io e Andrea siamo caratterialmente molto difficili da combinare quindi non saprei. Lui è più simile a papà, agitato e impaziente, mentre io sono letteralmente all’opposto. Forse se riuscissimo a integrare le nostre differenze potremmo persino raggiungere la perfezione, chissà! Ma se le cose non andassero bene potrebbe esplodere il caos… 

Ci è già capitato di disputare una competizione insieme tempo fa, io non sapevo ancora nulla di cronometri, pressostati e prove di media per cui siamo andati un po’ in difficoltà, non è stata un’esperienza bellissima. Ride. Però non si sa mai, si vedrà! Magari più avanti si unirà a noi Matilde, la nostra sorellina di 17 anni, anche lei un’appassionata di motori. Per questo dobbiamo ringraziare nostro padre che ci ha sempre coinvolti con passione in tutto ciò che fa, non da ultimo il suo amore per le auto storiche e la mitica 1000 Miglia.

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