Quarant’anni accanto alle imprese: quando l’esperienza si trasforma in consapevole dinamismo

É al tredicesimo piano di una delle Tre Torri, simbolo inconfondibile del nuovo skyline di Brescia che incontriamo Angelo Cisotto, Dottore Commercialista e fondatore, in oltre quarant’anni di attività, di  tre studi fra i più stimati della nostra provincia, oggi alla guida di Ergon Young, lo studio che riunisce diverse expertise professionali con l’obiettivo di proporre la più vasta gamma di specializzazioni al servizio delle imprese.

Chi è Angelo Cisotto e che tipo di background ha affrontato?

Svolgo la professione di Dottore commercialista da sempre. Quarant’anni di attività intensa maturati senza possedere una tradizione famigliare alle spalle. Sono stato il primo della mia famiglia a intraprendere  questa carriera e suppongo che sarò anche l’ultimo, dato che le mie figlie hanno scelto la professione medica.La mia carriera è stata senz’altro “vivace”. Nel 1986, a soli 29 anni, fondai il primo Studio Associato della mia vita, nel 2007 il secondo e infine, nel 2016, decisi di mettermi in proprio affrontando un’esperienza in “solitaria”.Nel 2021, però, ho scelto di fondare – assieme a due professionisti assai più giovani di me, Elisa Tassoni e Rodolfo Massaro – la Ergon Young Stp, che riunisce  diverse expertise professionali con l’obiettivo di sviluppare un’ampia gamma di specializzazioni al servizio delle imprese. Una struttura adatta alle mutate necessità delle aziende, improntata alla digitalizzazione e alla crescente complessità delle normative fiscali e amministrative, che opera con una dinamicità nuova rispetto al canone classico dello Studio Professionale.Oggi, complessivamente all’interno dello studio convergono circa 40 collaboratori, tra dipendenti e professionisti, una dimensione da piccola impresa in grado offrire competenze tecniche e un know how specialistico costantemente aggiornato. Le persone e, quindi, i collaboratori hanno da sempre rappresentato un grande valore per me, un patrimonio umano che a oggi, se considerassimo il dato consolidato delle entità alla cui fondazione ho partecipato durante il mio percorso professionale, sarebbe composto da circa 150 persone.Sono davvero orgoglioso di questo dato numerico per due motivi: anzi a tutto perché ho sempre sostenuto che  il pagare anche un solo stipendio sia motivo d’orgoglio, in secondo luogo per l’importanza di questi numeri che – nell’ambito delle professioni – rappresentano un risultato di assoluto rilievo.Oggi, nelle nostre due sedi, Brescia e Lumezzane, Ergon Young Stp assiste – in ambito tributario, societario e amministrativo, ma anche di gestione delle risorse umane –  piccole e medie imprese per lo più concentrate nella nostra provincia, fra cui anche  alcuni gruppi multinazionali di discreta levatura. Naturalmente svolgiamo – talvolta anche per società quotate – l’attività di controllo sindacale e il ruolo di amministratori.Oltre a questa attività “convenzionale”, ci dedichiamo alla gestione e alla soluzione della  crisi d’impresa con una preparazione che ritengo soddisfacente e proprio in questa direzione abbiamo lavorato con successo in diversi Tribunali del Paese; oltre che a Brescia, naturalmente, a Bari, a Firenze, ad Asti e a Venezia, per citarne alcuni. 

Altissima specializzazione a più voci e associazionismo tra grandi professionisti. Ergon Young Stp oggi riunisce diverse expertise professionali al fine di rendere più strutturata la propria offerta, una vision perfettamente in linea con l’evoluzione della professione.

La mia vita professionale è nata proprio dall’associazionismo con ottimi professionisti. Sono fiero di aver “seminato” positivamente in tutto questo percorso. Un’avventura professionale lunga quarant’anni, condotta con coraggio e determinazione e credo che il frutto di quel seme, che è oggi Ergon Young Stp, rappresenti l’essenza di tutto questo grande impegno.Bisogna tener conto, infatti, che la dimensione inizia a fare leva nel nostro settore tracciando anche una prospettiva  critica. Se nel passato uno studio composto da  cinque professionisti e dieci addetti poteva essere considerato ben strutturato, oggi appare di già sotto dimensionato.

Com’è cambiata la sua professione negli ultimi anni?

É cambiata moltissimo. Un recente rapporto della Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha evidenziato un aspetto molto particolare sull’evoluzione della nostra professione: di norma, quando io stesso iniziai la mia carriera, si  entrava e si  usciva dalla professione con lo stesso bagaglio di conoscenze. Ciò non significa che allora non si studiasse, ma l’aggiornamento non era tale da dover consentire di rinnovare  interamente l’insieme delle conoscenze professionali. Oggi le cose sono molto diverse, perché ogni cinque anni bisogna “rinascere” alla professione. Questo significa non solo investire enormi energie in termini di impegno e di fatica, ma anche non poter più considerare l’esperienza come un fattore dominante. É invece nell’evoluzione e nell’aggiornamento costante che risiede il successo del professionista e da questo punto di osservazione, la giovinezza appare sicuramente più “performante” rispetto alla maturità. Intendiamoci, l’esperienza rappresenta anche oggi un bagaglio “intramontabile” e prezioso non solo in generale, ma anche per quanto riguarda la professione, ma qui non siamo più nella condizione di poter “sfruttare” il passato investendolo nel presente. Oggi il cambiamento è sempre più rapido e la capacità di adattarsi velocemente al nuovo è la chiave del successo nella  professione così come in ogni altro ambito delle attività economiche e, direi, umane. Le richieste sono molteplici, sempre diverse, i rischi sono maggiori per numero e dimensione, ci troviamo ad affrontare percorsi di vita d’impresa sempre più brevi rispetto al passato. Lo stato di crisi, oggi, rappresenta una circostanza diffusa ed è necessario saperla affrontare e superare. Questo rappresenta un ambito interessantissimo della professione, che ci pone in grado di anatomizzare tutte le diverse componenti di un’azienda. Sta cambiando anche il rapporto con l’Amministrazione Finanziaria e spero che si possa davvero instaurare una corrispondenza costruttiva in tal senso, ma questo delicato iter richiederà professionisti in grado di affiancare le imprese nell’ambito della c.d. compliance, attività che richiede il rispetto dei principi e delle regole con un atteggiamento proattivo e non passivo di fronte alla legge. 

C’è qualcosa che salverebbe del passato e qualcosa che invece necessita di essere rinnovato?

Il passato, specialmente per chi ha maturato una lunga esperienza di vita, ha sempre una colorazione più confortante rispetto al presente e al futuro. Cercando di essere obiettivo, però, salverei i tempi di allora, meno serrati, i momenti dedicati alla riflessione e alla condivisione. Ricordo con nostalgia le occasioni in cui ci si incontrava per studiare assieme, la possibilità di stringere rapporti di amicizia che andavano oltre la semplice colleganza. Eravamo molto pochi rispetto a oggi ed era più facile, per carità, però allora ci si aiutava e ci si confrontava di continuo ed era piacevole. Il futuro ha la bellezza della scoperta, dell’ignoto. Ciò che serve per affrontarlo come si deve, quindi, è una grande attenzione e una altrettanto grande curiosità. Per questo, ciò che necessità di essere rinnovato siamo noi stessi. Non bisogna aver timore del nuovo, non bisogna essere eccessivamente individualisti. Serve – rispetto al passato – più altruismo.

La riforma fiscale, con il nuovo Governo, potrebbe essere in parte riscritta. A suo avviso, in che modo i Commercialisti potrebbero essere coinvolti in questa eventuale riscrittura?

I Commercialisti dovrebbero essere coinvolti in maniera intensa in questa “riscrittura”. Purtroppo, questo non è mai avvenuto, ma oggi  possiamo confidare in una possibilità, perché  il nuovo Governo ha espressamente dichiarato di voler “ascoltare” i c.d. “corpi intermedi”. La nostra Fondazione Nazionale ha di recente redatto una proposta molto schematica, per principi, di quella che potrebbe diventare una buona riforma fiscale. I Dottori Commercialisti non hanno mai smesso di lavorare in questa direzione, basterebbe solo coinvolgerli per trovare risposte concrete e attuabili. 

Le prospettive per il 2023?

É una domanda a cui è difficile rispondere.  

Credo che non sarà un anno semplice, né per l’economia, né da un punto di vista sociale. Veniamo, però, da un biennio eccellente e un anno di stasi si può superare. É importante, tuttavia, che non si creino delle voragini troppo ampie e mi riferisco in particolare alla dinamica dei prezzi delle materie prime e all’incremento incontrollato del costo energetico. Gli imprenditori dovranno affrontare questo nuovo anno senza paura, ma mantenendo la barra del timone ben dritta perché qualche buriana sicuramente bisognerà superarla.

E invece riguardo a quell’attesa “pace fiscale”?

Basterebbe non fare la guerra – e la guerra la si fa in due – e non ci sarebbe bisogno di fare la pace. Battute a parte, ritengo che se esiste un punto di incontro che permetta allo Stato di non perdere definitivamente la contribuzione e alle imprese di non compromettere il proprio futuro, questo tentativo vada perseguito con convinzione, senza cadere nella trappola del moralismo. Non dimentichiamoci mai che sono le imprese private che generano davvero il benessere sociale. Bisogna aiutare chi paga gli stipendi, bisogna salvare chi paga gli stipendi. 

Che consiglio darebbe ad un’azienda in questa fase di criticità economica?

Non me la sento di dare consigli agli imprenditori perché nutro nei loro confronti una profonda stima.Gli imprenditori bresciani, a mio avviso, sono fra i  più abili del Paese e, quindi, del Mondo intero. Hanno sempre dimostrato elevatissime capacità e io non posso dar loro alcun tipo di suggerimento per la conduzione delle loro imprese; vorrei solo incoraggiarli a resistere e a continuare a fare impresa perché nessuno sa farlo meglio di loro. É difficile purtroppo, quando nel mondo esistono multinazionali che hanno un bilancio pari al PIL di uno stato non piccolo e che possono permettersi qualsiasi investimento e che possono fare dumping fino a stremare i concorrenti, sostenere le nostre aziende, ma i nostri imprenditori devono resistere alla tentazione di arrendersi. Per questo, però, serve il sostegno della politica. Io ho fiducia nel nuovo Governo perché credo nel valore dell’alternanza. I cambiamenti, infatti, per la loro stessa natura innescano grandi opportunità. Bisogna che chi dirige questo cambiamento lo faccia con buon senso, senza esagerazioni, con misura e saggezza, ma io credo che ciò sia possibile. 

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