“Questa è la Scuola che mi piace”

Licei Paritari Isaac Newton e Swiss School of Management: modelli scolastici  innovativi

Che aria tira quando entri alla Newton o alla Swiss School of Management? Sicuramente non quella che respiravo io al liceo o all’università vent’anni fa. É proprio per questo che ho desiderato intervistare Stefano Anzuinelli, fondatore dei due istituti: i Licei Paritari Isaac Newton e il primo istituto svizzero di studi universitari in Italia, accreditato internazionalmente e totalmente in lingua inglese di Brescia, la Swiss School of Management. Una personalità iconica per tutti i suoi studenti, un professionista che ha saputo costruire il ponte del dialogo, rendendo le sue scuole luoghi piacevoli, luminosi e accoglienti. La perfetta traduzione di quello che ciascuno di noi potrebbe desiderare per il futuro dei propri figli.




Intervista a Stefano Anzuinelli,
Fondatore e CEO dei Licei Paritari Isaac Newton 
in via Orzinuovi e della Swiss School of Management in via dei Musei.




Una famiglia da quattro generazioni nella formazione… Cosa l’ha guidata e la guida in tutte queste esperienze a servizio della scuola?
Tutto accadde un po’ per caso. La mia famiglia ha sempre vissuto la cultura in maniera molto viscerale. Tutto ebbe inizio con il mio prozio, il Prof. Carlo Pasero, grande storico milanese che scrisse l’enciclopedia della storia di Brescia, prima docente universitario, poi preside di un liceo a Milano e successivamente nominato Provveditore agli studi a Brescia, nonché animatore dell’Ateneo locale.
Quando si andava a trovare lo zio Carlo e la zia Cenzina (prima donna laureata in farmacia all’università di Camerino), nel palazzo di famiglia in via dai Musei, divenuto negli anni trenta un educandato femminile, inevitabilmente si respirava cultura e questa inclinazione, quasi fisiologica, ha rappresentato una sorta di “premonizione” su quello che poi sarebbe stato il mio futuro.
Anche un altro mio zio, il Prof. Bruno Vendramini, storico docente di matematica e fisica del Liceo Calini, nel 1972 proprio in piazza Arnaldo, dove ancora oggi si scorge l’insegna “Centro Studi Michelangelo”, aprì una piccola scuola dove impartiva lezioni private.
Noi nipoti, tutti “caliniani”, prendevamo lezioni da zio Bruno, un vero guru per tutti noi in matematica e in fisica.
Passarono gli anni e, dopo la laurea in lingue e letterature straniere e studi a Los Angeles e UK,  la mia vita professionale prese una direzione differente. Il mio mondo si nutriva di marketing, economia e commercio internazionale, opportunità aziendali che mi condussero a girare costantemente per il mondo. Mi sposai con Simonetta, mia compagna di studi all’università con una laurea in filosofia e, da sempre, insegnante della stessa materia, continuando a condurre una vita perennemente al di fuori dal mio contesto familiare sino a che un imprevisto piuttosto rilevante bussò alla mia porta.
In quegli anni mi trovavo a Singapore dove lavoravo e mia moglie mi comunicò di aspettare nostra figlia Beatrice. Nello stesso istante ricevetti un’allettante proposta di lavoro, proprio a Singapore, trasferimento che però mia moglie non si sentì in quel momento storico di condividere. 
Decisi di tornare a Brescia ma con la consapevolezza di voler cambiare la mia vita. Mi recai da zio Bruno con l’intenzione di rilevare quella piccola scuola avviata da lui stesso molti anni prima, avance che lui ignorò. Decisi quindi, con ostinazione, di acquistare le quote del suo socio e, successivamente, convinsi anche lo zio a cedermi le sue.  
Era il 1996 e fu così che io e Simonetta ci buttammo a capofitto in questa nuova avventura imprenditoriale nel mondo della formazione intuendo subito che quella avrebbe rappresentato la nostra strada. Eravamo una coppia di trentenni alle prime armi, con già due figli (il terzo sarebbe arrivato nel 2000) calati in un mondo che ci affascinava particolarmente. Il resto è una storia lunga 25 anni, densa di successi, difficoltà, imprevisti, fatiche e sacrifici affrontati però con grande perseveranza e tenendoci sempre per mano. 


Qual è stata la sua visione di scuola?
Ho cercato di applicare al mondo della scuola quello che in dieci anni ho vissuto nel mondo dell’impresa. Mi sono sempre fatto una domanda: “Ma perchè la scuola non può essere luminosa, accogliente, ben arredata, in una parola, bella? I greci dicevano “kalos kai agathos”  ovvero “bello e buono”! E questo principio l’abbiamo mutuato da decine di scuole internazionali estere visitate negli anni, nelle quali respiravamo serenità, accoglienza, sorrisi e, molto, tantissimo incoraggiamento ed empatia.
La mia mentalità da imprenditore si rese utile ed efficace nell’affrontare questo percorso. Avrei dovuto soddisfare le famiglie, quindi i miei clienti, che investivano nell’istruzione dei propri figli e al contempo gli studenti che avrebbero dovuto ritenersi felici e soddisfatti nel varcare ogni mattina l’ingresso della scuola. Due concetti che allineati generalmente farebbero un po’ a pugni. Insomma avrei dovuto appagare entrambi. Il mio primo quesito fu: “ma noi, alla Newton, cosa possiamo fare per rendere un percorso scolastico avvincente, interessante e gradevole per gli studenti?”
L’automotivazione fu il motore di ogni nostra scelta. Oggi nei nostri istituti creiamo le premesse perchè ogni studente, che conosciamo personalmente, possa sentirsi finalmente bene, abbattendo ogni muro di rigidità e tensione.


É stata una grande impresa personale e familiare dentro la quale io e Simonetta abbiamo messo tutto, sempre però, divertendoci molto. Tantissimi nostri ex studenti oggi ricoprono ruoli dirigenziali molto importanti. Brescia è piccola e dinamicissima, in fondo ci si conosce tutti e se ti impegni molto e insegui la tua visione, ottieni successo.


Cosa pensa della scuola d’eccellenza, un termine molto abusato?
Cito di solito a questo proposito Vittorino Andreoli che nel suo libro “Lettera a un insegnante”, parlando di eccellenza e competizione scolastica riporta le intuizioni geniali di Maria Montessori e Don Milani: “Anzitutto il pensiero forte è contro il giudizio. Essere contro giudizi e voti esasperanti che implica anche non sottolineare la competizione, l’agonismo esasperato come stimoli per interessare gli adolescenti. Una vera contraddizione: sarebbe come sostenere che l’infedeltà serve a mantenere più salda la famiglia. Il secondo aspetto è stimolare la motivazione stessa a venire a scuola che, proprio per questo, non deve avere strascichi a casa con compiti infiniti, invadendo tutto. Terzo: ​​la scuola deve insegnare a vivere. Maria Montessori,  scrive che l’università deve insegnare a studiare e che la laurea è semplicemente un attestato che dice: ho imparato a studiare”.
Ci ispiriamo quindi alla metodologia finlandese, il sistema educativo di riferimento in Europa. Secondo i dati raccolti dalla Global Partnership for Education, nel 2019 la scuola finlandese ha preceduto addirittura paesi virtuosi come Germania e Canada. Abbiamo di fatto abolito la competizione a tutti i costi mettendo al centro della vita scolastica la cooperazione.
La collaborazione tra docenti e alunni viene privilegiata a scapito della cara vecchia lezione frontale e ogni 50 minuti di lezione segue una pausa di circa 10 minuti.
Cooperazione, abbattimento di gerarchie, autonomia, didattica e lavoro di gruppo divengono perfetti espedienti per amplificare attenzione, interessi e sano coinvolgimento. Pensi che molto spesso gli studenti si fermano a scuola di loro iniziativa, questo perché? Perché amano questo ambiente. La Newton è una scuola accogliente, sorridente, dove vige il rispetto senza essere pervaso da canoni di disciplina e seriosità sterili.


Che cos’è per lei la disciplina?
Mi crede se le dico che non lo so? In venticinque anni di attività non abbiamo mai dovuto prendere provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti. Il rispetto è univoco e rappresenta un valore generato dalla complessità di moltissimi altri fattori.


Quando parlo con lei noto una cosa speciale: lei conosce personalmente tutti i suoi alunni…
É fondamentale. Li conosco uno a uno. Soprattutto con i nuovi studenti, quelli delle prime classi o trasferiti da altre scuole, cerco di instaurare da subito un buon rapporto finalizzato alla conoscenza, un legame che negli anni si arricchisce di sostegno e diviene più solido.
Se questo non dovesse avvenire svanirebbe anche il servizio “sartoriale” che noi desideriamo dedicare loro. Un educatore deve conoscere perfettamente i suoi allievi; sarebbe difficile contrariamente riuscire a entrare in simbiosi con loro. Il mio credo è composto da poche regole ma ben rispettate. E sa qual è la cosa più difficile? E’ far star seduti dei ragazzi per 6 ore al giorno. Non c’è una logica in questo. E allora questa scuola gliela vogliamo far piacere? Alla Newton abbiamo creato un ambiente confortevole, bello da vedere, funzionale per gli studenti. Un luogo più simile a loro e allineato con i loro stessi desideri, un’estensione di casa con divani, poltrone-sacco, colori tenui, piante, verde e molto legno. Ecco che attraverso questi ingredienti, una location confortevole e accogliente, un corpo docenti preparato e disponibile, ma soprattutto condito da valori come la gentilezza e la buona educazione, si potrà creare il luogo perfetto in cui crescere: una vera scuola dove si celebri il sapere e la conquista del “bello”. Lo studente, tolte queste premesse, non ritroverà all’interno di essa alcun tipo di interesse, come spesso avviene. É negli ambienti ostili che nasce la contrapposizione, la stessa che conduce inevitabilmente a incontrare problemi disciplinari. Se invece si adotta questa visione di profonda e genuina civiltà, ottieni successo. La qualità dei nostri Istituti risiede in un principio, da noi radicatissimo, fondato sull’empatia e sull’intelligenza sociale, ovvero quelle che noi chiamiamo competenze trasversali, soft skills. Principi che, se trasmessi in età adolescenziale, diventeranno sostanziali per creare quell’ideale “terreno” sul quale formare la loro attitudine. Non lo dico io, lo dice la scienza. Questa unione tra scienza e scienze umane è consolidato. É provato che serenità, gentilezza e ricerca della felicità possano virtuosamente tradursi in una prospettiva di vita diversa.


Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono la proposta formativa dei licei paritari Isaac Newton? Quali i principali plus?
Due sono gli indirizzi che gli allievi possono frequentare: il Liceo Scientifico e il Liceo delle Scienze Umane. Quest’ultimo si inserisce perfettamente nel nostro modo di fare scuola e sviluppa quelle capacità trasversali secondo noi fondamentali. Inoltre esiste anche l’opportunità di apprendere una seconda lingua straniera, oltre all’inglese, che può essere spagnolo, francese o tedesco, una scelta alla quale diamo ampia disponibilità.
Rilasciamo inoltre il doppio diploma americano in 4/3/2 anni, un diploma di una vera high school, un titolo che permette di iscriversi a una scuola americana senza dover sostenere ulteriori esami. Coinvolgiamo inoltre i ragazzi in meravigliose esperienze all’estero, gemellaggi,
scambi culturali che organizziamo direttamente sia a Singapore che a Los Angeles. Molti ragazzi decidono di frequentare il terzo o il quarto anno proprio oltreoceano avvantaggiandosi di esperienze davvero straordinarie. Queste, naturalmente, rappresentano opzioni volontarie, come del resto tutte le gite e i viaggi che organizziamo durante l’anno.


L’iscrizione ai Licei Paritari Isaac Newton o alla Swiss School of Management rappresentano esperienze costose per la famiglia?
Forniamo esperienze e servizi indubbiamente con un grande valore aggiunto e hanno di conseguenza un costo che oggi, per molte famiglie, diventa una priorità su altri bisogni. Proprio dal punto di vista economico costruiamo progetti di sostegno per la famiglia, borse di studio interne, che possano aiutare e al contempo concedere un’opportunità a uno studente meritevole. Noi non ci fermiamo al dato economico, cerchiamo di sostenere le famiglie il più possibile affinché il proprio figlio possa cogliere certe opportunità. La Regione Lombardia inoltre stanzia un contributo economico dedicato alle famiglie che viene erogato presentando il modello ISEE.
Esistono inoltre condizioni preferenziali dedicate anche ai giovani atleti. Un buon 25% dei nostri studenti sono agonisti e gravitano nel mondo dello sport a trecentosessanta gradi, dal calcio al golf, dalla formula 4 al rugby, dal basket allo sci: alcuni sono veri e propri campioni. Proprio per loro e a sostegno del loro impegno, esiste una legge del 2012 che li tutela. Qui alla Newton, per studenti con esigenze particolari si applica un PFP, ovvero un piano formativo personalizzato che ci consente di strutturare un programma di studio sulle reali esigenze dello studente soprattutto in termini di tempo. Non vengono pertanto registrate le assenze dovute a campionati, tornei eccetera (quelle che non ti consentono poi di essere scrutinato) ma esiste una flessibilità tale da consentire allo sportivo di gestire i propri tempi in maniera armonica ed equilibrata. Sono ragazzi che per conquistare certi livelli devono avere la testa e la testa gliela dà la scuola. Per la classe diventano anche modelli perchè con sacrificio e serietà affrontano sport e studio.


Invece a livello di metodologia d’insegnamento?
Classe ribaltata innanzitutto. Il docente non tiene lezioni frontali ma chiarisce i dubbi dei singoli mentre il resto della classe è impegnata in attività scritto-orali-pratiche. La nostra metodologia è quella di formare gruppi di lavoro molto piccoli, classi che non superano mai i 15 alunni. Gli argomenti impartiti dai docenti vengono quotidianamente sviscerati dagli stessi alunni grazie all’utilizzo del proprio smartphone, del tablet o del PC. La forza educativa si concentra proprio sulla capacità dell’alunno di interagire con la complessità di un determinato argomento in gruppi da 5. Si impara il “problem solving”, ciò che affronteranno in futuro seduti alla scrivania del proprio ufficio aziendale. Il nostro è, in realtà, un lavoro di coaching. Al termine del workshop i ragazzi sono tenuti a creare una presentazione da esporre alla classe mettendo in atto un meccanismo migliore di mille libri di testo. Si motivano, instaurano un felice rapporto con il “cooperative learning” e dimostrano un’indipendenza dalla disciplina. L’alunno grazie a questa metodologia immagazzina subito i concetti ed è praticamente costretto a concentrarsi sull’argomento perchè è lui stesso che lo coordina. Insegnare secondo i dettami delle scienze pedagogiche significa anche avere una particolare sensibilità ai temi della comunicazione social, per la quale abbiamo istituito una vera materia d’insegnamento. Lo spirito di squadra in fondo è quello che oggi viene richiesto in ogni azienda e noi glielo insegniamo. Tutto ciò contribuisce decisamente anche a sostenere quei ragazzi che hanno disturbi specifici dell’apprendimento (discalculia, disgrafia, dislessia etc.): non solo per loro vengono predisposti progetti su misura da parte dei docenti, ma beneficiano di questo ambiente motivante e immersivo. 
Le visite degli ispettori ministeriali oggi confermano che la nostra metodologia è una metodologia di successo. Annientiamo attraverso questo metodo anche ogni rischio di bullismo, troppo spesso instradato tradizionalmente da certi favoritismi.
Dobbiamo inoltre essere consapevoli che i nostri figli sono oggi nativi digitali e questi strumenti rappresentano il loro mondo che, se riflesso sul mondo della scuola, può generare straordinari percorsi di apprendimento.


Come prosegue il percorso di studi dopo il liceo?
Da questo anno accademico abbiamo iniziato nella nuova sede di Palazzo Legnazzi in via dei Musei i corsi della Swiss School of Management che riveste un ruolo unico per tutti quegli studenti universitari che decidono di dare alla propria vita una svolta orientata al mondo del business e dell’impresa. Noi, qui a Brescia, facciamo parte di un network di oltre 20 sedi in tutto il mondo, tra cui Dubai, Barcellona, Singapore e Roma. SSM si distingue per gli elevati standard accademici, l’insegnamento in lingua inglese e alcuni principi pedagogici, come la visione internazionale, la leadership e l’empatia. Tutti gli studenti, partendo già dal primo anno accademico, hanno la possibilità di seguire il programma formativo presso le sedi estere per un intero trimestre senza costi aggiuntivi. Questa è una grande opportunità per vivere la visione internazionale e viaggiare attraverso le varie culture del mondo, senza perdere la costanza negli studi intrapresi.
I programmi di studio sono innovativi e strutturati in modo da impartire una formazione pragmatica e un approccio innovativo nel settore del management. Per garantire una formazione adeguata non sono solo trasmessi e insegnati i fondamenti del business, ma vengono simulate in aula le sfide proposte dal mondo reale. L’utilizzo di casi di studio, insieme alla collaborazione di membri di facoltà internazionali e a una rete professionale di ex alunni, aiuta i giovani universitari a calarsi nella concretezza dell’economia moderna. In più, i programmi accademici prevedono la partecipazione a eventi sociali di portata globale, a conferenze con università europee e americane, a visite aziendali e a stage prestigiosi. Dopo la laurea alla Swiss School of Management ogni studente è in grado di padroneggiare un’ampia gamma di concetti di gestione internazionale, pensare in modo strategico, comprendere l’arte della motivazione e avere la capacità di intraprendere analisi aziendali indipendenti per inquadrare le soluzioni necessarie a risolvere problemi complessi, aziendali e di vita. Il primo anno accademico del Bachelor of Business Administration e dei diversi MBA è appena iniziato e le iscrizioni sono aperte tutto l’anno. 




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