Rangoni&Affini, quella generazione che ha valicato un brillante sessantennio

É la storia di una Famiglia evolutasi nel futuro di una grande impresa. É il racconto di quattro fratelli coesi e stimolati da un’ambizione  comune, probabilmente retaggio di quel DNA trasmesso da papà Aldo “nutrito” e incoraggiato da quello spirito di crescita e miglioramento che affonda le sue radici nella preparazione, nella cultura e nell’etica, il più grande slancio per osservare il mondo con occhi diversi e costruire grandi “ponti”.

Intervista all’Ing. Natalino Affini, Amministratore Delegato di Rangoni e Affini SPA

Ingegnere Affini ci racconta le tappe più importanti della sua ascesa alla Rangoni & Affini?

Nel 1963, per volere di mio padre Aldo, nacque una piccola officina specializzata nella riparazione di camion, in un piccolo paesino della provincia di Mantova. Un’impresa familiare, all’epoca unicamente consacrata alla sopravvivenza, basata sulla tenacia, sul sacrificio e non per ultimo sul lavoro pesante. Un’impresa che, con tali premesse, non sarebbe di certo riuscita ad affrontare quella macchinosa spirale del futuro in un mercato, quello del trasporto, estremamente complesso. Nel 1984 una nuova opportunità bussò alle porte della nostra officina, rivoluzionandone la visione, capitò infatti l’occasione di poter diventare officina autorizzata Scania con rivendita di mezzi pesanti e di fatto nel 1989 fondammo la Rangoni & Affini. Gli anni novanta, come un faro, suggerirono i primi passi verso il cambiamento, iniziarono le prime forme di finanziamento, i leasing dando l’avvio ad un mercato sempre più fiorente. La politica di espansione divenne conseguenza di questa rapida e importante ascesa e la vera svolta arrivò nel 1994 con l’apertura della seconda sede a Brescia, un mercato importante che riuscì ad assecondare le nostre ambizioni e capacità.

Da Mantova a Brescia. Com’è stato il primo incontro con i Bresciani?

I Bresciani ci hanno accolto con cordialità, probabilmente perché il nostro accento, che ricordava l’Emilia Romagna, riusciva a trasmettere un senso di fiducia. Nacque da subito una grande intesa. I Bresciani dimostrarono una spasmodica dedizione al lavoro, il doppio rispetto a quella dei Mantovani. Sono persone tenaci, coraggiose, orgogliose e intelligenti, per loro una stretta di mano rappresenta un patto inderogabile e proprio insieme a loro riuscii a stringere quei patti di fiducia molto importanti, gli stessi che ci permisero di crescere.

Oggi la sua azienda compie sessant’anni.  Lo considera un traguardo?

Non direi un traguardo. Mi piace paragonare la nostra azienda ad un bambino di sei anni al quale non chiederesti mai cos’ha fatto prima ma, al contrario, domanderesti cosa gli piacerebbe fare da grande. La mia visione del futuro mi conduce a guardare i prossimi sessant’anni con serenità, complici le esperienze passate, la consapevolezza della nostra forza e la sicurezza che saremo utili anche nel futuro. I valori di questa azienda si fondano su organizzazione, motivazione, formazione, obiettivi condivisi e soprattutto etica. Una condotta che rivela onestà, responsabilità, tutela dell’ambiente di lavoro, condizione imprescindibile per il benessere dei nostri collaboratori, ma anche sicurezza, sostenibilità e non per ultimo la valorizzazione delle risorse umane.  Questa è un’etica capace di unire le persone. Un altro aspetto che considero importante è la filantropia perché se il territorio sta bene anche l’azienda diviene testimone di questo benessere.

Come la filantropia può essere collegata al benessere di un’impresa?

Ho sostenuto e sostengo da sempre che qualsivoglia tipo di cultura aziendale debba necessariamente passare attraverso la crescita personale e culturale dell’imprenditore.  Proprio per questo motivo, al fine di caldeggiare la cultura come perno imprescindibile, abbiamo deciso insieme a Confartigianato di creare un premio, il “Grifone d’Acciaio”, un riconoscimento in denaro che ogni anno viene consegnato agli studenti più meritevoli agli esami di maturità al fine di sostenere quella “filiera” culturale irrinunciabile per gli esordienti di domani.  É un premio a cui teniamo moltissimo e che auspichiamo possa, come un boomerang, ritornare un domani nelle nostre aziende bresciane come se fosse un valore aggiunto. Questo progetto ci rende orgogliosi.

Questa visione vi ha condotti anche ad aprire una vostra scuola interna…

La nostra scuola interna, la “Aldo Affini”, nata in onore di nostro padre, intende formare aiutando ad affrontare tutte le discipline che caratterizzano il nostro mercato.  Questa scuola rappresenta per noi una grande occasione di crescita permettendoci di fronteggiare il futuro e tutte le sue evoluzioni.  Oggi, i nostri attuali dirigenti, che oltre al lavoro in azienda contribuiscono alla formazione dei giovani, saranno in grado di scegliere i futuri dirigenti della Rangoni & Affini, seguendo la mission e la vision dell’azienda.

Quanto è fondamentale la cultura di un’impresa?

É importantissima e lo posso testimoniare personalmente anche per quel percorso di studi che sostenni io stesso prima di far parte di questa azienda.  Oggi come oggi nel bresciano, così come in tutta Italia, le aziende ormai giunte alla loro terza generazione spesso tendono a scomparire.  É necessario contribuire alla longevità di un’azienda guarendo ogni limitatezza attraverso la cultura, grazie alla conoscenza. La cultura come cura, come slancio, per imparare a uscire dalla propria comfort zone, per percepire e tradurre nuovi stimoli, per non sentirsi sopraffatti e per “leggere” la vita al di là delle righe… É proprio dalla cultura che ho potuto ricevere nel mio personale percorso professionale determinate visioni e input, un aspetto da non sottovalutare. L’imprenditore normalmente investe molto tempo per migliorare il proprio tecnicismo ma, al contempo, deve provvedere alla propria crescita professionale: base importante per il futuro, senza preclusione. La cultura serve a far crescere una comunità.

Con quale spirito sta vivendo oggi questo traguardo?

Non mi sento più ricco o più bravo degli altri, glielo posso assicurare, ma attraverso questo sessantesimo anniversario vorrei celebrare il nostro coraggio.  Mi piace donare entusiasmo ai miei collaboratori ma credetemi, a mia volta ne ricevo tantissimo da loro ed è un orgoglio essere riuscito negli anni a formare questa squadra. Questa coesione di intenti è il valore dell’azienda: il valore umano.

Intervista a Giuliano Affini, Responsabile Impianti e Tecnologie 

Qual è stato e qual è oggi il suo ruolo in questa azienda?

Entrai ufficialmente nell’azienda di mio padre Aldo, fondata nel 1963, alla fine degli anni sessanta respirando comunque sin da bambino tutto il fascino della professione che ben presto iniziò a scorrere nel mio DNA. Intrapresi il mestiere di tecnico occupandomi della gestione dell’officina. Circa dieci anni dopo, nel 1978, insieme a mio fratello, Natalino, acquisimmo la O.M.R.A. (Officina Meccanica Riparazione Autocarri) riconoscendo nella stessa ruoli ben definiti, io sempre legato alla parte tecnica e mio fratello a quella commerciale.  Grazie anche all’ingresso in azienda dei miei fratelli, Stefano e Paolo, il tempo divenne testimone di un ulteriore sviluppo, l’apertura delle sedi di Brescia e Verona che insieme a Mantova costituirono quella forza aziendale sul territorio oggi caposaldo della Rangoni & Affini.

Questo sessantennio ha osservato un’importantissima evoluzione. Com’è cambiata tra ieri e oggi la gestione del lavoro all’interno delle officine anche e soprattutto legata ai temi della sostenibilità?

I primi anni rappresentarono sicuramente il momento più complicato della nostra ascesa. Non era pertanto facile individuare dei collaboratori proprio a causa delle avversità tipiche di questo mestiere. Un lavoro faticoso, sporco, una condizione che poteva essere sdoganata solo da una profonda passione.  Io stesso, nel corso della mia vita, attraversai un momento di profondo malessere, una sorta di inquietudine strettamente connessa probabilmente alla ripetitività e alla paura di uscire dalla mia comfort zone. “Togliti la tuta ed esci dalla buca” divenne il mio motto. Una frase che mi aiutò a crescere, per sollevarmi dall’abitudine e ad evolvere.  Siamo letteralmente “usciti dalla buca” cercando nuove tecnologie di lavoro più efficaci ed efficienti, per offrire un servizio evoluto al cliente e, al contempo, per garantire a chi lo deve eseguire un ambiente di lavoro ottimale. Il nostro processo evolutivo iniziò proprio da quel tipo di consapevolezza per poter offrire ai lavoratori delle condizioni di lavoro più serene, più controllate migliorandoci anche e soprattutto sotto quel delicato punto di vista troppo poco considerato.  Le metodologie di lavoro avrebbero dunque dovuto cambiare rendendosi più sostenibili per la salute fisica e mentale dei nostri collaboratori.  Effettivamente con sostenibilità noi intendiamo non solo il rispetto per il territorio, l’ambiente circostante, ma anche la qualità dell’ambiente di lavoro, la gestione delle risorse e l’attenzione all’organizzazione. Non utilizziamo più materiali usa e getta ma crediamo fortemente nel ripristino degli strumenti e nella loro conservazione, le tute dei nostri tecnici vengono pulite direttamente da noi dopo ogni giornata lavorativa, così come l’intero ambiente di lavoro laddove poi l’acqua di pulizia viene smaltita correttamente.Questi sono solo piccoli esempi, ma rappresentano grandi investimenti e tematiche estremamente importanti per noi. Per quanto riguarda invece l’adeguamento tecnologico delle nostre strutture consacrato alla sostenibilità si è passati da caldaie a olio pesante ad un performante impianto fotovoltaico. Grazie a questa importante riqualificazione possiamo offrire ai nostri dipendenti un ambiente raffrescato d’estate e riscaldato durante l’inverno al fine di alzare al massimo gli standard di vivibilità dell’ambiente di lavoro.In seguito al cambio generazionale oggi non mi occupo più direttamente dell’officina ma seguo tutta la parte tecnica degli stabili, gli impianti, le tecnologie, la prevenzione, la sostenibilità e le manutenzioni.Il mio privato invece si nutre di diversi interessi, ho fatto parte di una compagnia teatrale, una disciplina che ha allenato moltissimo la mia memoria. 

Intervista a Stefano Affini, Responsabile Service di Rangoni e Affini SPA

Il reparto tecnico, l’officina, un reparto che davvero ha subito una trasformazione molto importante. Qual è stato il suo ruolo in questa profonda trasformazione?

Cominciai nell’80 spinto da un profondo interesse verso la meccanica e spronato dalla passione per questo mestiere. Iniziai proprio dalla gavetta occupandomi dei primi lavori in officina, un “allenamento” pesante e non sempre facile che con il tempo mi condusse a conquistare il ruolo di capo officina nella sede di Mantova. Nel 1998 con l’apertura delle nuova sede mi trasferii a Brescia occupandomi di tutta la parte tecnica per oltre un ventennio. Oggi ho ripreso il coordinamento come Responsabile Service nella sede di Mantova. 

Qual è la sfida che state affrontando oggi?

Sicuramente il cambio generazionale dei nostri collaboratori, una circostanza inevitabile che sta proiettando l’azienda ad una nuova profonda trasformazione grazie all’inserimento dei nuovi capi officina.Un avvicendamento che ha riunito la passione e la determinazione di quei giovani ragazzi che hanno composto nel 2018 e nel 2023 le nostre squadre che hanno partecipato allo “Scania Top Team”, la più grande competizione internazionale volta a premiare i migliori tecnici SCANIA nel mondo.

Cosa rappresenta per voi la partecipazione allo “Scania Top Team”?

Per noi lo “Scania Top Team” è un appuntamento irrinunciabile, una sfida incredibile capace di condurre i nostri ragazzi ad un’importantissima crescita a livello tecnico ma anche dal punto di vista umano. Si ritrovano a competere con i migliori tecnici del mondo al di là della loro comfort zone mettendo in luce tutto il loro talento e tutto il loro valore, non solo dal punto di vista specialistico. L’edizione 2023 si è tradotta in un grande successo denso di crescita e consapevolezza non solo per quanto riguarda gli obiettivi e i traguardi raggiunti ma anche per l’aver acquisito quella sensibile coscienza utile per migliorarsi sempre. É proprio la vision dello “Scania Top Team” quel modus operandi che desideriamo trasferire all’interno delle nostre tre sedi, un’attitudine ricca di valori di squadra, di condivisione del lavoro, di tenacia, di perseveranza al fine di correggere l’approccio alla diagnosi in una risposta efficiente e risolutiva ottimizzando ogni performance di lavoro.

Dal punto di vista tecnologico come ha affrontato questi ultimi anni?

É stata una grande evoluzione che ha rappresentato per noi una condizione inevitabile. Innovazione, lungimiranza, tempestività hanno rappresentato i capisaldi del nostro passato, vision comuni che ha hanno rivoluzionato totalmente il nostro approccio con il lavoro. Ho attraversato un trentennio particolarmente sensibile a questa profonda trasformazione, anni in cui la tecnologia ha veramente rimodulato il nostro lavoro in officina. Un progresso che ha segnato profondamente la mia vita professionale ma anche quella privata perché parallelamente la famiglia è cresciuta e oggi anche mio figlio Michele, seguendo il mio stesso percorso, sta affrontando l’inserimento in azienda con grandissima passione.

Intervista a Paolo Affini, Responsabile sicurezza e ecologia, Sicurezza, come valore imprescindibile.

La gestione del magazzino ha rappresentato il mio ingresso principale alla Rangoni & Affini. Iniziai a lavorare accanto ai miei fratelli prima nella sede di Mantova e successivamente occupandomi della gestione degli altri due poli, Brescia e Verona. Controllare e sviluppare ogni azione di magazzino in un’area così vasta è stato da sempre il mio obiettivo principale. Le nuove sensibilità aziendali, mi portarono ad assumere, data la mia esperienza, il ruolo di responsabile della sicurezza di tutta l’azienda nelle sue cinque sedi. La sicurezza è un tema pilastro del nostro lavoro, che richiede un’attenzione costante e puntuale nell’implementazione delle procedure e nell’applicazione delle normative.Grazie ai corsi svolti internamente tramite la scuola “Aldo Affini”, oggi posso dire che tutti i nostri collaboratori sono consapevoli del rispetto della sicurezza come codice comportamentale aziendale. Inoltre, sappiamo che la qualità del lavoro non può prescindere dall’attenzione alla persona.Il lavoro in officina è stato reso più sostenibile proprio dall’introduzione di nuovi strumenti come i nostri magazzini verticali che consentono una migliore gestione dei ricambi e del lavoro che l’operatore deve svolgere quotidianamente.

Come viene diffusa questa cultura per la sicurezza?

La responsabilità gioca un ruolo chiave. Sono state istituite delle vere squadre di controllori, dei preposti atti a sorvegliare ogni reparto. Il controllore in questo senso è tenuto a monitorare il corretto utilizzo delle attrezzature al fine di annullare ogni possibile situazione di pericolo. La comunicazione sotto questo punto di vista è basilare e proprio in questo senso abbiamo ottimizzato un sistema in grado di raccogliere ogni informazione necessaria per poter correggere ogni malfunzionamento. É stato di recente nominato un nuovo RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) proprio per rendere questo particolare aspetto ancora più performante ed in linea con il complesso quadro normativo a cui ci atteniamo scrupolosamente. 

Sicurezza ma anche ecologia…

I nuovi mercati, le continue evoluzioni della tecnologia e dei prodotti ci spingono sempre ad una osservazione attenta delle nostre procedure. La salvaguardia del territorio, l’attenzione all’ambiente, l’eliminazione degli sprechi, il corretto smaltimento dei rifiuti rappresentano per la Rangoni & Affini degli obiettivi fondamentali sul piano etico e sociale.

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