SIMONA TIRONI

Quanto distante puó apparire il mondo della politica? Quanto lontano dal nostro modo di osservare concretamente gli innumerevoli drammi della vita quotidiana? In prima persona ci siamo sempre noi, ma in linea teorica sempre loro. Simona Tironi, componente del Consiglio Regionale della Lombardia, Vice Presidente Commissione III Sanità e Politiche Sociali è invece abituata a scendere in campo, facendosi portavoce di promesse saldamente mantenute divenendo per le persone un punto di riferimento e talvolta qualcosa di più, quella reale mano tesa alla quale potersi veramente aggrappare. simona per me é un favoloso esempio di donna, una mixology instancabile di fermezza, perseveranza e umanitá, non quella che si osserva dal basso di uno spalto, sulla foto su un quotidiano o davanti a un televisore ma quella che si consuma sul campo e si trasforma in veri progetti per la collettivitá.

Parlando di “casa”, quale luogo geografico ti viene in mente?

Sicuramente il salotto dove ci troviamo ora. 

La mia casa di Brescia.

Tra i tuoi genitori qual è stata la figura di riferimento? O che ti ha condizionato maggiormente?

Mio padre, senza nulla togliere a mia madre che è una mamma e una nonna fantastica.

Con lui c’è sempre stato un rapporto di complicità e di grande supporto. 

Ha sempre sostenuto ogni mia iniziativa assecondando e incoraggiando ogni scelta. 

Sai, in certe situazioni un genitore avrebbe potuto in un certo senso “frenarti” dinnanzi al rischio, lui invece mi ha insegnato ad avere coraggio e a credere fortemente in me stessa. 

Anche in delicate fasi della vita ha sempre cercato di sostenermi spronandomi sempre di più a responsabilizzarmi e a contare unicamente sulle mie forze. 

E la tua carriera professionale come si è sviluppata?

É stato tutto così casuale.

Durante gli anni dell’Università, per mantenere gli studi, svolgevo qualche lavoretto in città. 

Piegavo i pullover alla Benetton qui in Corso Zanardelli e preparavo le colazioni in un bar a Bresciadue inoltre intrapresi l’avventura televisiva per programmi sportivi, e da La7 iniziai ad occuparmi di sport anche per le emittenti del nostro territorio bresciano.

Nel frattempo, mi laureai e iniziai a lavorare come Direttore Marketing per un grosso gruppo di abbigliamento bresciano che aveva una catena di negozi dislocati sull’asse Brescia-Bergamo. Successivamente iniziai ad impegnarmi nell’ambito politico per il mio paese, Travagliato. Organizzavo la Festa dello Sport cercando di donare il mio contributo alla comunità. 

Da lì a poco arrivò la proposta, senza nessuna tessera di partito, per partecipare ancora più concretamente alla vita politica del territorio e così decisi di candidarmi alle elezioni comunali e risultando la più preferenziata divenni Vicesindaco del Comune di Travagliato e Assessore alla Cultura, Sport, Commercio, Agricoltura e Associazioni.

In un secondo momento decisi di aderire al movimento di Forza Italia, iniziando così quel percorso che ancora oggi mi rende ogni giorno parte integrante della comunità e della politica. 

Il filo conduttore di tutta la mia vita è stato comunque la voglia di impegnarmi per gli altri, in qualsiasi ambito.

Se ti chiedo di una grande soddisfazione che hai avuto nel lavoro?

La legge sui disturbi alimentari senza dubbio. 

Un successo per la nostra comunità, per tutti i ragazzi e le ragazze che ne soffrono e le famiglie che li supportano, ma anche una vittoria personale per il massimo impegno dedicato affinché si raggiungesse l’obiettivo prefissato, l’approvazione della legge.

I disturbi alimentari rappresentano un dilemma alienante per l’intera famiglia e tutti ne conosciamo la gravità. Ogni giorno ricevo ringraziamenti, ma anche richieste di aiuto, a volte anche solo per ricevere una parola di conforto da parte dei genitori stessi, e questo rappresenta per me la realizzazione di un percorso per cui ho lottato duramente. Sono felice di poter aiutare tutte queste persone, e l’essere arrivata direttamente nel cuore delle famiglie ha un significato immenso, quasi inspiegabile.

É proprio durante queste circostanze che posso realmente sentirmi utile. Sai la concretezza di quel che facciamo, anche seduti dietro ad una scrivania, si sorregge anche durante queste quotidiane circostanze.

Come ti “ricompensi” per un traguardo raggiunto?

Non mi ricompenso abbastanza, e questo me lo stai facendo notare proprio adesso.

Perdo di vista me stessa troppo spesso.

La ricompensa più grande sarebbe quella di dedicare maggior tempo a mia figlia.

Quando penso al tempo trascorso lontano da lei per rincorrere gli innumerevoli impegni mi sento in colpa, perché sono consapevole che certi momenti importanti nel percorso di crescita di mia figlia non me li restituirà mai nessuno. Ma sono anche consapevole che quello che conta è la qualità del tempo passato insieme, non la quantità.

Nella tua vita professionale gli uomini sono stati: un modello, un sostegno o un ostacolo?

Un sostegno sicuramente.

Penso immediatamente a mio marito, un uomo eccezionale, sta con me da diciassette anni, non ha mai smesso un attimo di sostenermi accettando anche quell’esposizione che a molti uomini infastidirebbe.

Non mancano le occasioni di scontro, tipiche delle famiglie normali, nel mio caso avvengono quasi sempre per tutte quelle domeniche che trascorro fuori casa, lontana da loro, dai miei affetti più importanti.

Hai mai avuto la sensazione di vivere una discriminazione per il fatto di essere donna?

Di pancia sì.

Sono convinta però che ogni donna abbia in sé la grinta, la forza, la capacità e la tenacia per conquistare ciò che vuole anche nelle situazioni più difficili. È in questo che dobbiamo credere ed è questo che dobbiamo condividere, insieme al sostegno per chi ha bisogno, al di là di prevedere per legge imposizioni e quote. Partiamo dal credere in noi stesse e dal merito, che deve avere la stessa unità di misura per donne e uomini.

In ambito politico, ad esempio, il divario c’è, perché gli uomini sono portati a fare branco, però noi donne la grinta la sappiamo tirar fuori e dobbiamo continuare a farlo sempre di più per portare la parità nei fatti e nel quotidiano. 

Le donne hanno la forza, le capacità e competenze per vincere anche questa sfida.

Hai invece avuto la sensazione di possedere una carta in più proprio perché sei una donna?

Sì, però a volte la carta in più diventa un’arma a doppio taglio. A quante di voi è capitato di incontrare dall’altra parte della scrivania il “piacione” di turno? 

Quelle sono situazioni difficili da affrontare perché inevitabilmente ti ritrovi a fare i conti con quei classici luoghi comuni. Soprattutto se sei bionda (e ride). La cosa più complessa è riuscire a stroncare sul nascere qualsiasi possibile atteggiamento ambiguo. La vera carta in più che le donne hanno sono le innumerevoli qualità che caratterizzano l’esser donna, una maggiore sensibilità, miglior diplomazia, capacità multitasking, devo andare avanti? Sappiamo prenderci cura della famiglia, degli animali da affezione, della casa, senza rinunciare al lavoro. Queste sono le vere carte in più che contano.

Come è composta la tua famiglia?

In questo salotto ci siamo io, mio marito e una bellissima bambina di cinque anni che si chiama Vittoria. Con noi scorrazzano Neve, il coniglio bianco e la tartarughina Violetta.

Qual è l’impegno più faticoso nel mantenere una carriere professionale e una famiglia?

L’impegno più faticoso è quello di far capire a mia figlia il motivo per cui non riesco a portarla al parco o andarla e prendere tutti i giorni a scuola.

Vorrei trasmetterle l’esempio più grande che io stessa ricevetti da piccola dai miei genitori, valori importanti che la potranno far crescere e far diventare una persona libera, autonoma e indipendente. 

Vorrei osservarla mentre combatte per raggiungere i suoi obiettivi e la sua autodeterminazione, vorrei guardarla tra qualche anno come una donna realizzata.

Lavorare ed essere indipendente per me rappresenta un grandissimo valore, significa anche sottostare a determinate scelte e sacrifici, proprio come quelli contro cui ogni giorno mi ritrovo a combattere. 

L’obiettivo della tua vita oggi qual è?

Vorrei continuare nel mio progetto politico, mi piacerebbe aiutare sempre con nuovi obiettivi chi si trova in condizione di fragilità dal punto di vista socio-sanitario. 

Vorrei vedere realizzati quei progetti per cui mi sono tanto prodigata in questi anni, come l’Ospedale dei Bambini qui a Brescia. Mi piacerebbe continuare su questa strada per vedere realizzati i miei primi impegni.

E per la tua famiglia?

Sono felicissima per tutto quello che ho e spero che non cambi mai niente nella mia vita. Mi sento soddisfatta e realizzata e davvero non potrei immaginare una vita migliore di questa. Vorrei vedere crescere mia figlia mentre insegue i suoi sogni senza nessun tipo di condizionamento esterno. 

Un giorno un giornalista mi pose un quesito strano: “se dovessi scegliere per tua figlia due qualità da donarle le offriresti il talento o la tenacia?” Io scelsi la tenacia perché è l’unico grande e vero motore per scalare una montagna.

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